Una crisi d'astinenza anche per la tv senza moviole Orfani della Banda Galeazzi

Una crisi d'astinenza anche per la tv senza moviole Una crisi d'astinenza anche per la tv senza moviole Orfani della Banda Galeazzi AL di là degli annunci ufficiali di digiuno, al di là della dieta di sopravvivenza che si è chiamata Coppa Davis di tennis o Coppa del mondo di sci nordico, quella di ieri è stata la giornata della televisione svuotata dalie solite facce della domenica. Una televisione senza il Fabio Fazio e il Marino Bartoletti di Quelli che il calcio, il Galeazzi di Novantesimo minuto, la Clerici di Domenica sprint, il De Laurentiis della Doemnica sportiva, il Vianello di Pressing con la sua Elia e il suo Tosatti, di Comaschi e Aitarmi e gli altri di Galagoal, di Pizzul e Sassi con le loro moviole. Una domenica senza le solite facce facciose, come direbbe Charlie Brown, le facce rassicuranti, ammiccanti, solenni, bonarie. Senza la permanente strizzatina d'occhio che sta in ogni frase che dicono ed espressione che assumono, ad ammonirci: non siamo seri ma siamo da prendere sul serio. 0 viceversa, che è poi la stessa cosa, sempre un certo livello di complicità, una certo sen¬ timento di cosca. Ogni tanto giochiamo al gioco di chiudere gli occhi davanti al teleschermo, rivalutando la voce, reinventando la radio. Ma ieri ci siamo resi conto che le l'acce ci vogliono, sono essenziali. Anche se ci stanno antipatiche, anche se non se ne può più. 0 forse proprio per questo. Facce parafulmini, facce da mandare a farsi benedire, facce anche da maledire, se reiterano l'annuncio triste per la nostra squadra. Facce che decidiair o mprescindibili intanto che c: ì e idianio conto che basterebbero due-tre mesi di facce nuove, diverse, e che esse ci andrebbero benissimo, per leccate canine al teleschermo, o sfoghi ringhiosi. Ci vorrebbe un Ennio Flaiano per imbalsamare con una battuta queste facce e la loro immanenza. Per folgorare con una battuta noi che siamo così facciadipendenti. Noi che ieri, messi comunque di fronte ad immagini di grande sport - sia pure proveniente da posti lontani o da un'Italia di un tennis strano, dove si parla ancora di tricolore -, di esse non ci siamo saziati, perché volevamo le facce, che sono il pane, la salsa, l'aperitivo, l'amaro, il caffè del banchetto dell'informazione sportiva. Ieri ci siamo scoperti in crisi di astinenza anche di Strippoli, quello con un capello solo lungo un km e arrotolato sulla testa a fare una capigliatura. Forse la televisione poteva comunque mandarci in onda qualche faccia. Non tanto per certificare l'esistenza, la persistenza del suo titolare, quanto per rassicurare noi stessi, che in quelle facce abbiamo imparato a telespecchiarci e quindi, macluhanamente parlando, ad esistere. Qualche faccia in dissolvenza, per ricordare che ad esse sarebbero toccati i pollici di quello schermo, in quell'ora. 0 forse ci ha mandato lo stesso quelle facce in onda, ma a velocità subliminale, come per certa pubblicità occulta. Gian Paolo OrmezzarK>

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