Ai tedeschi il Nido dell'aquila «Gli americani lasciano la casa di Hitler»

Ai tedeschi il Nido dell'aquila La Baviera teme che diventi meta di pellegrinaggio dei nostalgici Ai tedeschi il Nido dell'aquila Gli americani lasciano la casa di Hitler SCOMODA BONN NOSTRO SERVIZIO Il «nido dell'aquila» di Hitler cambia padrone: gli americani se ne vanno e la casa delle vacanze del Fuehrer torna in mano tedesca. Lo Stato libero di Baviera, che automaticamente eredita i beni dei nazisti, non ne è affatto felice. «Non permetteremo che Obersalzberg diventi una meta di pellegrinaggio per gli eterni nostalgici», ha detto il presidente del governo regionale bavarese, Edmund Stoiber. Ma è chiaro che è proprio questo che teme: i tedeschi si fidano più della presenza rassicurante dei Gì, che per anni hanno usato la montagna di Hitler come centro di ricreazione sportiva, piuttosto che della propria amministrazione. «Il Fuehrer vive nei nostri cuori», si legge sui graffiti che i nostalgici scrivono periodicamente sulle pareti della «casa da tè» di Adolf Hitler. I timori del governo bavarese non sono infondati: pochi luoghi si prestano a ricordare Hitler come il «nido dell'aquila» a Obersalzberg, mille metri di altezza, con una vista mozzafiato sulle montagne che scendono a strapiombo. Il Fuehrer non faceva mistero di amare la sua sontuosissima e gigantesca dimora sulle montagne più della vita tra l'alta società berlinese. A Obersalzberg sono state girate le immagini più «intime» del Fuehrer. Adolf Hitler con l'amato cane lupo, Adolf Hitler con Eva Braun. Adolf Hitler che guarda con aria paterna mentre i dieci figli di Martin Bormann giocano sul prato. E poi le immagini del «popolo tedesco», le centinaia di ammiratori che venivano a rendere omaggio al dittatore salendo fino al suo rifugio sulle montagne. . La proprietà del Fuehrer sulle montagne bavaresi era cresciuta poco per volta, fino a diventare un complesso immenso. Innanzitutto la casa di Hitler, con vetrate gigantesche che davano direttamente sullo strapiombo; il tutto completo di pista da bowling e sala cinematografica. Poi la «casa da tè», dove Hitler riceveva gli ospiti di alto rango. Attorno le ville dei collaboratori, Martin Bormann con i dieci figli o Hermann Goering con la bella moglie Emmy, attrice di teatro. L'amore di Hitler per quelle montagne era di lunga data. Già nel 1932 aveva preso i primi contatti con la vedova Margarete Winter-Wachenfeld per acquistare una casetta a Obersal- zberg. Hitler però aveva preferito mantenere l'incognito. Attraverso il suo avvocato si era presentato come un tale «Wolf», funzionario comunale di Monaco di Baviera. Veniva già allora a fare lunghe passeggiate con il cane ed esplorare i luoghi. La vedova, dopo qualche esitazione, si era convinta a vendere la casa per 40.000 Reichsmark, ma in quei tempi incerti per l'economia tedesca aveva voluto legare il valore dell'immobile ad una moneta sicura, dollaro o franchi svizzeri, oppure al controvalore in oro. Era il primo acquisto immobiliare per il futuro Fuehrer che fino a quel momento aveva dichiarato all'ufficio delle imposte: «Non possiedo da nessuna parte una proprietà che possa dichiarare mia». Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler diventa Cancelliere del Reich. Poco dopo compra la casa della vedova Winter-Wachenfeld. Amplia sempre più la sua proprietà: lentamente Obersalzberg si svuota dei suoi abitanti originari e si riempie di gerarchi nazisti. I turisti della società bene (nobili, militari e industriali) ricevono buone offerte per le loro case. Con i montanari locali si adottano spesso metodi più sbrigativi. Dopo la guerra gli inglesi fanno saltare in aria la maggior parte degli edifici. Rimane intatta soprattutto la «casa da tè» di Hitler, che ogni anno attira 300 mila visitatori. Gli americani fino ad oggi vi avevano mandato i loro soldati a godere dell'aria di montagna: ma la riduzione delle truppe statunitensi in Europa da 300 mila a 100 mila uomini impone il risparmio. Il governo tedesco aveva offerto 30 miliardi di lire per i lavori di restauro necessari, ma neppure a queste condizioni gli americani si sono voluti impegnare a rimanere per almeno altri dieci anni. Così il ministro delle Finanze tedesco ha ritirato l'offerta e i Gì se ne vanno, lasciandosi alle spalle un'eredità non gradita. Francesca Predazzi Il «nido dell'aquila» nelle Alpi bavaresi dove Hitler progettò la presa del potere e la seconda guerra mondiale

Luoghi citati: Baviera, Europa, Monaco Di Baviera, Obersalzberg