La pazzia in fondo alla tromba

Società' e Cultura Ostriche, bordelli, jazz nella magica New Orleans di inizio secolo La pazzia in fondo alla tromba Buddy Bolden: l'uomo che inventò il blues C~~|HE città doveva essere New Orleans all'inizio del secolo. C'erano duemila puttane di ogni co llore e almeno settanta giocatori professionisti che di notte rastrellavano gran parte del denaro sui tavoli da gioco. Ma il vero spettacolo erano i lunedì sera a Lincoln Park, quando le madame e i ruffiani vestiti come pavoni portavano le loro scuderie di ragazze a sentir suonare Buddy Bolden. Ogni madama aveva le ragazze di colore diverso: Ann Jackson era specializzata in mulatte, Maud Wilson in quelle più scure e così via. «E ogni scuderia era di un colore diverso. Proprio come un bouquet», ricorda un vecchio musicista nero, parlando con lo scrittore canadese Michael Ondaatje. E' circa la metà degli Anni Settanta e Ondaatje sta mettendo insieme i pezzi per una visionaria biografia di Buddy Bolden, il maggior jazzista del suo tempo, che a 31 anni uscì pazzo durante una parata ed entrò nella leggenda. Bolden aveva cominciato a diventare famoso proprio all'inizio del secolo. Era stato il primo a suonare il jazz duro e il blues da ballo, e tutti i grandi, compresi Louis Armstrong e Bunk Johnson, sapevano che con lui era nato il buon jazz. Armstrong raccontava agli storici che Bolden aveva perso la ragione a forza di eccessi: suonava troppo forte, si ubriacava troppo, faceva troppo sesso. Ed è proprio così che Ondaatje lo ritrae in Buddy Bolden Blues, il suo libro del '78 che esce da Garzanti proprio in questi giorni. Come una specie di animale sensuale capace di incollarsi a una tromba e farne uscire una musica che parla di cadaveri ripescati nel fiume, di coltelli e di pene d'amore. Una musica rozza e immediata, dicono, già vecchia dopo neanche mezz'ora. Buddy Bolden Blues è la storia di un nero che diventò un mito il giorno che suonò con tanta violenza durante una parata, che gli esplosero il cervello e le vene del collo. Viveva nella città dove una vergine adole- scente costava ottocento dollari e il Dottor Miller, quello che più tardi sarebbe entrato nell'affare Alka Seltzer, offriva cure per la gonorrea. I giocatori d'azzardo giravano con la cocaina in tasca e le puttane coi coltelli nel petto. Alcune ballavano nude accompagnate al pianoforte. «La migliore di tutte era Olivia la ballerina dell'Ostrica - scrive Ondaatje -, che si metteva un'ostrica cruda sulla fronte e, piegandosi all'indietro, se la faceva scivolare su tutto il corpo senza mai farla cadere». Quando l'ostrica raggiungeva l'incavo del piede Olivia la tirava in aria con un calcio, la riprendeva con la fronte e ricominciava daccapo. Erano eccentriche le puttane di New Orleans. Una certa Grace Hayes aveva persino addestrato un orsetto lavatore a sfilar soldi dalle tasche dei suoi clienti. Questo era il mondo di Buddy Bolden, che in un bordello trovò l'amore della sua vita, Nora, dopo essere andato a letto con tutte le sue sorelle nel quartiere a luci rosse. I pochi documenti che Ondaatje ha ritrovato su di lui dicono che Buddy era nato nel 1876, ma con un punto interrogativo; che era di fede battista e che non si sposò mai, an- che se da una certa Hatty ebbe un figlio maschio e da Nora una femmina. Pare che avesse imparato a suonare la tromba dall'amante di sua madre, un certo Manuel Hall. Per il resto, tutto quello che si sa per certo è che Bolden lavorava come barbiere in un salone all'angolo tra la First e Liberty Street e che a mezzogiorno era già ubriaco. La sua giornata, come la ricostruisce Ondaatje, aveva una ripartizione precisa delle ore. Quando la mattina apriva bottega, passa¬ va un'ora ad ascoltare i «canarini» che gli portavano notizie per un giornaletto di pettegolezzi di cui era redattore, The Cricket. Pubblicava tutto, senza selezionare. «Poi tagliava i capelli fino alle quattro, andava a casa a dormire con Nora fino alle otto, quando si svegliavano facevano l'amore. Quindi dopo cena usciva di casa e andava alla Masonic Hall o al Globe o in qualche altro locale dove suonava». Registrazioni non ce ne sono. Bisogna immaginarsela la musica di Buddy Bolden. Il musicista Frank Lewis dice che le note che uscivano dalla sua tromba erano prive completamente di controllo e cariche di violenza. «Ma una disciplina c'era, solo che noi non l'avevamo capita. Pensavamo che lui non avesse forma, ma ora sono convinto che fosse invece tormentato dall'ordine, da quello che c'era fuori di esso. Faceva a pezzi la trama... come se, quando suonava, si perdesse e cercasse le note casuali giuste ...». Ondaatje monta insieme pezzi di interviste, documenti, scene immaginate, impressioni personali, creando tanti quadri distinti e dando voce a diversi personaggi. C'è Nora che ha un timbro disincantato, e Buddy che parla con voce struggente. C'è Webb, l'amico d'infanzia che ora fa il poliziotto e quasi se ne scusa. Ci sono gli amici del quartiere a luci rosse che ricordano di aver visto Buddy sparire, un giorno, su un battello sul Mississippi. Fu la volta che Buddy Bolden se ne andò senza ragione per due anni, e si perse nell'odore della pelle di una donna che faceva l'amore con lui mentre il marito suonava il pianoforte al piano di sotto. Ci sono le fotografie di F.J. Bellocq pubblicate nel libro Storyville Portraits, che danno a Ondaatje i lineamenti dei personaggi. Bellocq, secondo Ondaatje, mandava Buddy Bolden a chiedere alle puttane di posare nude per lui. Ma loro si rifiutavano perché Bellocq era storpio e idrocefalo. Lo trattavano come un miserabile. Per Buddy Bolden fu un grande dolore quando Bellocq morì nell'incendio del suo studio. Quanto alla morte di Buddy Bolden, avvenne nel 1931, nel manicomio di Stato della Louisiana dove era stato rinchiuso dopo quella parata che entrò nella storia. Dicono che cadde a terra col sangue che gli usciva a fiotti dalla bocca, e che dopo avergli suturato i vasi sanguigni, lo portarono all'ospedale a poche miglia a Nord di Baton Rouge. Durante il viaggio in treno, tutto lungo il Mississippi, Buddy Bolden aveva un leone nel cuore ma sembrava tranquillo. Chissà che effetto gli faceva quel paesaggio di acquitrini verdi, dove Audubon, neanche tanti anni prima, si sedeva a disegnare fino all'ora di pranzo, e poi stappava una bottiglia di vino facendo attenzione a fare il minor rumore possibile, per non spaventare la selvaggina. Era il primo giugno 1907 quando Bolden raggiunse il manicomio dove, tra le cause della follia, erano elencate cattiva salute, perdita di beni, tabagismo, epilessia, masturbazione, nostalgia e ferite al capo. Da allora in poi, per 24 anni, si coricò alle 8 di sera e si alzò alle 4 e 30 del mattino. Tagliava i capelli agli altri ricoverati, giocava a baseball e ballava due volte la settimana. Dal 1912 al 1914 suonò tutti i pomeriggi sul prato nella banda dell'ospedale. Il musicista Willy Cornish, che adesso stava con Nora, ricorda il dolore che gli diede vederlo laggiù, solo, con tutti i suoi amici fuori a guardare. «... Quando hanno cominciato a capire che da lì non sarebbe più uscito allora un sacco di gente che lui manco conosceva bene, tutti gli sciocchi, si sono messi a parlare di lui...». Livia Manera Michael Ondaatje: esce anche in Italia la celebre biografia dell'autore canadese All'alba barbiere, di giorno ubriaco, la notte a suonare, morì in manicomio A sinistra: New Orleans. Sopra: jazzisti. Sotto: Armstrong

Luoghi citati: Baton Rouge, Italia, Louisiana, New Orleans