polemica. Premiati all'estero, ma senza editore Emigranti del fumetto «Cara Italia ingrata»

polemica. Premiati all'estero, ma senza editore polemica. Premiati all'estero, ma senza editore Emigranti del filmetto «Cara Italia ingrata» IA.A. piccolo editore cercasi per autore italiano premiato al più autoreI vole l'estivai internazio li naie. Astenersi speculatori e incompetenti». Nello strano mondo dei fumetti può succedere anche questo: passare ore a disegnare per gli appassionati francesi, essere intervistati da cronisti venuti apposta dalla Finlandia, pubblicare in tutta Europa tranne che in un Paese: il proprio. «In Italia c'è una censura commerciale contro di me», ha detto Vittorio Giardino al salone di Angouléme, poco dopo aver ricevuto il premio per il miglior l'umetto straniero. La sua opera, Jonas Fink, l'enfance, prima tappa di una trilogia che si completerà negli anni a venire, era pubblicata a puntate sul mensile // Grifo. Ma adesso la rivista ha chiuso. «E la mia storia - spiega Giardino - in Italia non la leggerete più...». Eppure l'Italia non è il Terzo Mondo dei fumetti. Anzi. Quasi tutte le avventure di Topolino e Paperino pubblicate in Europa sono scritte da autori italiani. La Marvel, la più grande editrice specializzata del mondo, ha aperto una filiale a Bologna perché - sono parole dei manager - «il pubblico italiano è il più ricettivo del mondo». I migliori autori sudamericani progettano e realizzano personaggi per il mercato italiano. I mango giapponesi hanno letteralmente invaso le nostre edicole. E non dimentichiamo che un personaggio come Dylan Dog, pubblicato da Sergio Bonelli, vende ogni mese centinaia di migliaia di copie. E allora perché non c'è posto per Jonas Fink e per la sua triste storia nella Praga degli Anni Cinquanta? «I lettori ci sarebbero - spiega Giardino -, sono gli editori che mancano. Bonelli? Ma lui ha puntato sui personaggi: una storia al mese, con una serie di sceneggiatori e disegnatori che si alternano per rispettare i tempi. Io lavoro da solo, per finire una storia ci metto un anno. Sono come un romanziere, e la dimensione del romanziere non è l'edicola, ma la libreria». In Francia - la «Hollywood del fumetto», come la definisce Giardino - le storie disegnate sono romanzi a tutti gli effetti: nel '91, i fumetti del Froid Equator di Enki Bilal sono stati addirittura premiati come miglior «libro» dell'anno. Da noi il diritto di cittadinanza in libreria è limitato all'erotismo di Milo Manara e Guido Crepax, o all'immortale Corto Maltese di Pratt, che peraltro vende ormai poche migliaia di copie. «La cultura italiana rifiuta il fumetto», spiega Cinzia Giugliano, un'altra esule del fumetto italiano. La sua Solangc, infatti, è pubblicata soltanto in Francia da Casterman, lo stesso editore di Giardino «Spesso - continua Ghigliano - i librai rifiutano persino di esporre i fumetti sui loro scaffali. E quando lo fanno li mettono tra i libri per bambini, dove nessuno li troverà mai». Per Giardino, la responsabilità principale è degli editori: non vogliono rischiare, e quando lo fanno non stanno dietro ai loro prodotti. «Io sono convinto - insiste - che se qualcuno mandasse le mie opere in libreria, venderei anche io. Pure da noi esiste un pubblico che ama la lettura, altrimenti non si spiegherebbe il successo di un romanzo come Sostiene Pereira. Tabucchi non si è mai fatto vedere alla televisione. Eppure il pubblico lo ha premiato lo stesso. Segno che anche in Italia c'è gente che sa scegliere. Troviamo un editore che non pretenda di l'are i miliar¬ di in sei mesi. Un editore piccolo ma serio, un'Adelphi o una Sellerio della narrativa disegnata, che faccia una politica di catalogo, che si occupi personalmente della distribuzione. E vedrete che, forse, le sorti del fumetto d'autore italiano cambieranno». Ma gli editori, sul banco degli imputati, non ci vogliono stare. «Il fumetto d'autore non esiste taglia corto Sergio Loss, direttore editoriale dell'Eura, la casa che pubblica il meglio del fu- metto argentino sui settimanali Skorpio e Lancio Stoiy -. Ci sono soltanto i fumetti buoni e i fumetti brutti. Il pubblico italiano è diffidente perché troppe volte le cosiddette riviste d'autore hanno spacciato per arte sperimentazioni grafiche senza la benché minima struttura narrativa. Un errore che oggi pagano anche gli autori veri, come Giardino». Scuote la testa anche Rinaldo Traini, organizzatore di Expocartoon, la più grande fiera italiana del settore, e responsabile dell'editrice specializzata Comic Art: «Giardino ha torto.- dice -. Non è vero che in Italia c'è un pubblico potenziale per la letteratura disegnata. E questo per una sola ragione: molti fumetti "popolari" hanno raggiunto un livello tale da accontentare anche i lettori più esigenti. Il lettore di fumetti non si accontenta di leggere un "romanzo", vuole una storia diversa tutti i mesi. Un'Adelphi per i fumetti? Mi sembra un'utopia. Piuttosto cerchiamo di far capire al pubblico che esiste anche un "altro" modo di scrivere fumetti. Come? Affidando a un grande autore una storia popolare: ad esempio, un Dylan Dog scritto da Pratt. E' uno sproposito? Forse, ma immagini di dover presentare il Cinema a chi conosce soltanto i telefilm. Cosa ci sarebbe di meglio di un James Bond girato da Bergman?». Guido Tiberga Le accuse di Giardino, premiato ad Angouléme. Gli editori: «Ilpubblico diffida degli autori» sua Solangc, infatti, è pubblicata soltanto in Francia da Casterman, lo stesso editore di Giardino «Solange», di Ghigliano. A destra e in alto due disegni di Giardino da «Jonas Fink» un editore che npretenda l'are i mil «Solange», di Ghigliano. A destra e in alto due disegni di Giardino da «Jonas Fink»