Dramma a Prato, il ragazzo era immobilizzato su una sedia a rotelle. La sorella: «Viveva solo per lui» Muore come il padre per amore

Dramma a Prato, il ragazzo era immobilizzato su una sedia a rotelle. La sorella: «Viveva solo per lui» Dramma a Prato, il ragazzo era immobilizzato su una sedia a rotelle. La sorella: «Viveva solo per lui» Muore come il padre, per amore Stroncato da un infarto 7 giorni dopo il papà PRATO NOSTRO SERVIZIO Morire d'amore. Un amoro intenso, coinvolgente, vissuto giorno per giorno, ora per ora. Un amore totale. Un amore come unica risorsa di vita. Enrico Fioravanti, 27 anni, da sempre costretto su una sedia a rotelle, aveva con suo padre un legame indissolubile. Ma venerdì dell'altra settimana, alle 8 del mattino, Fiorello Fioravanti, 73 anni, è morto stroncato da un infarto nel suo letto, nell'appartamento che divideva col figlio handicappato e con la moglie Piera in via Fiorentina. Enrico, a cui mamma e fratelli non avevano confessato cos'era accaduto, limitandosi a dire che il padre era in ospedale, ha intuito ugualmente il dramma. In quel momento dev'essersi sentito scorrere via quell'unica linfa vitale che gli dava la forza di tirare avanti. Si è chiuso in se stesso in attesa del momento in cui si sarebbe ricongiunto a suo padre. E la morte ò arrivata giovedì, a sette giorni da quella del genitore. Anche Enrico è morto alle 8 del mattino, improvvisamente. Anche lui di infarto. Era a letto a smaltire i postumi di un'influenza quando lo ha colto la crisi cardiaca. La sorella, che era in casa, ha cercalo di rianimarlo. Inutile anche l'intervento della pubblica assistenza subito chiamata. «Le persone affette da gravi handicap sono più vulnerabili delle altre», ha spiegato il medico. Ma Enrico probabilmente non ha retto al pensiero di non avere più accanto la mano del babbo che amava stringere con forza quando aveva bisogno di conforto e di rassicurazione. «Non gli avevano raccontato la verità su cosa era successo a nostro padre - dice Stefano, 37 anni, fratello maggiore di Enrico -, ma lui aveva capito tutto ugualmente e aveva cambiato umore. La gente forse non lo può capire, ma Enrico probabilmente ò morto proprio per il troppo amore». Per la madre di Enrico, descritta come una donna sorretta da una grande forza d'animo, due colpi durissimi a distanza di pochi giorni. Pensare che dopo la morte del marito, con i due figli maggiori sposati e ormai fuori casa (Enrico oltre a Stefano aveva anche una sorella, Elena, di 35 anni), mamma Piera si era stretta ancora più a quel figlio gravemente handicappato che rappresentava il centro delle sue attenzioni e del suo affetto. «Quando abbiamo portato via mio padre - racconta ancora Stefano - lei si era consolata pensando a Enrico, alla sua presenza in casa. C'è lui, diceva, per fortuna ho ancora lui. Ora che anche mio fratello se n'è andato cercheremo di aiutarla. Mia sorella ha una bambina, speriamo che mia madre riversi sulla nipotina tutto l'affetto che aveva per Enrico». Una vita difficile quella di Enrico Fioravanti, affetto da una grave malformazione dalla nascita, conosciuta come schiena bifida, che lo costringeva a vivere sulla sedia a rotelle. A niente erano serviti anche cinque interventi chirurgici ai quali era stato sottoposto in Italia e in Gran Bretagna. Nonostante l'handicap era però riuscito a frequentare le scuole elementari e medie e a crearsi degli interessi. Era un appassionato di cinema e in casa aveva una vera collezione di videocassette. Ma forse la sua forza di volontà non sarebbe stata sufficiente per reggere all'avversità di una vita da paralitico se non avesse avuto intorno l'amore della famiglia e quel rapporto così intenso, quasi esclusivo, col padre. Sempre affettuoso, sempre protettivo, sempre premuroso come quando scendeva al bar per prendere un budino per quel figlio tanto amato e tanto sfortunato che senza di lui non è più riuscito a vivere. Il caso di Prato pare ricalcare una vicenda avvenuta un anno e mezzo fa in Veneto, con protagonisti i genitori di Achille Ottaviano esponente della Lega. Lei, Rachele Albertini, 80 anni; lui, Luigi Ottaviani, uno di più. Insieme avevano vissuto 55 anni di matrimonio, mezzo secolo di felicità «senza una lite, senza una crisi», come raccontavano i vicini di casa nel paese della Bassa Veronese. Fino a quella sera dell'ottobre '93. Quella sera Rachele Albertini era andata a letto presto. «Un po' di influenza», aveva detto al marito," per non preoccuparlo. Invece, poco dopo, era stata colta da un malore e a nulla era valso l'intervento del medico per praticare un massaggio cardiaco. La morte della moglie, così improvvisa, era stata però un colpo troppo duro per il marito. Luigi Ottaviani era tornato in sala e si era accasciato su una poltrona, arrendendosi anch'egli a un malore. Dopo 15 minuti. Francesco Matteini Dalila Di Lazzaro dovrà attendere giugno per sapere se può adottare un bimbo

Persone citate: Achille Ottaviano, Di Lazzaro, Enrico Fioravanti, Fiorello Fioravanti, Francesco Matteini Dalila, Luigi Ottaviani, Rachele Albertini

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Prato, Veneto