« Non è reato dire che Auschwitz è un mito »

« GERMANIA La motivazione: questa espressione non significa negare le camere a gas. Gli ebrei insorgono « Non è reato dire che Auschwitz è un mito » Sentenza choc al tribunale di Amburgo, assolti due neonazisti BONN NOSTRO SERVIZIO Auschwitz è soltanto un mito? Per i giudici del tribunale di Amburgo evidentemente sì. Sono finite da pochi giorni le commemorazioni per il Cinquantenario della liberazione del campo di concentramento dove hanno perso la vita più di un milione di persone, e di nuovo in Germania un tribunale si sente in diritto di emettere una sentenza che riduce al livello di storia inventata le camere a gas di Auschwitz. «Dire che Auschwitz è un mito», è la spiegazione dei giudici, «non significa negare l'evidenza delle camere a gas: il "mito di Auschwitz" ò un'espressione a sé stante che non esprime necessariamente un giudizio». I due fratelli Goertz, neonazisti appartenenti al Freiheitlichen Arbeiter Partei (partito liberale dei lavoratori) sono stati assolti dnirimnut.fizione di «ne¬ gare l'Olocausto», per la quale in Germania (ma anche in Francia, Olanda e Belgio) si può essere condannati. La sentenza dei giudici di Amburgo ha suscitato immediate reazioni dalla comunità ebraica tedesca. Ignatz Bubis, presidente della comunità ebraica, ha parlato di una sentenza «devastante», mentre lo scrittore ebreo Ralph Giordano ha detto che «una volta di più non è stato punito lo spirito malvagio di chi vuole suggerire ai sopravvissuti dell'Olocausto che il loro dolore per i familiari morti ad Auschwitz e nelle altre fabbriche della morte non sia altro che un'allucinazione, perché in realtà Auschwitz non è mai esistita». Bisogna pensare cosa significa questo per delle persone che hanno perso il padre, la madre, un fratello o un figlio, ha aggiunto lo scrittore tedesco. Non è la prima volta infatti che un tribunale tedesco si mo¬ stra molto condiscendente nei confonti della nuova ideologia nazista. Tutto il mondo si era indignato nel giugno scorso quando il capo del partito neonazista Npd, Guenther Deckert, che apertamente nega l'Olocausto, era stato condannato ad una pena minima, per di più con la condizionale. Secondo il giudice infatti è un uomo dal «carattere responsabile e di chiari principi». Nel frattempo la sentenzascandalo è stata revocata e il 21 aprile incomincerà un nuovo processo a Deckert. I tentativi però di fare dimettere il giudice responsabile sono falliti. Ignatz Bubis ha chiesto subito la revisione della sentenza di Amburgo. I due neonazisti erano stati accusati dopo avere lasciato un messaggio nella segreteria telefonica del «Nationale Infotelefon» nel quale criticavano il film di Spielberg «Schindler's List», dicendo che non faceva altro che tenere in vita il «mito di Auschwitz». «La giustizia tedesca una volta di più ha difficoltà a condannare coloro che seminano odio con le parole», ha detto Michel FreidLman, altro noto esponente della comunità ebraica tedesca, «eppure si tratta di incendiari spirituali che usano le parole come armi». Le reti di comunicazione via computer dei neonazisti tedeschi hanno festeggiato l'avvenimento. «Per fortuna ci sono ancora dei giudici per bene in Germania», si leggeva sulla Infonet dei neonazi, «oggi abbiamo tutti i motivi per essere contenti». Ignatz Bubis ha detto ancora che dopo le lodi dei neonazisti ai giudici, spera che i magistrati di Amburgo siano a loro volta indignati dall'essere stati definiti «dei veri tedeschi» dagli estremisti di destra. «Se non è così», ha aggiunto Bubis, «allora vivo nella società sbagliata». Francesca Predazzi

Persone citate: Bubis, Francesca Predazzi, Ignatz Bubis, List, Michel Freidlman, Ralph Giordano, Spielberg