La crisi politica precipita, voci di golpe a Varsavia: è già battaglia per le presidenziali Walesa: chiudo questo Parlamento rosso

La crisi politica precipita, voci di golpe a Varsavia: è già battaglia per le presidenziali La crisi politica precipita, voci di golpe a Varsavia: è già battaglia per le presidenziali Walesa: chiudo questo Parlamento rosso «Via anche il premier, non collaboro con i comunisti» VARSAVIA. La situazione politica in Polonia sta precipitando. Il presidente Lech Walesa vuole sciogliere il Parlamento, dopo le elezioni del settembre 1993 vinte dalla sinistra. Il Parlamento e il governo ritengono che Walesa non ha nessun diritto di farlo. Walesa chiede anche le dimissioni del primo ministro Waldemar Pawlak, che rifiuta e annuncia un rimpasto di governo: bisogna sostituire i ministri della Difesa e degli Esteri, in sostituzione dell'ammiraglio Piotr Kolodziejczyk destituito in novembre e del dimissionario Andrej Olechowski. I rapporti tra le Camere polacche e il Presidente della Repubblica non sono mai stati idilliaci. Walesa ha sempre criticato il parlamentarismo e si è dichiarato favorevole al sistema presidenziale all'americana. «Sono pronto a collaborare solo con chi mi obbedisce in tutto». Questi comportamenti hanno allontanato da lui i politici dell'ex centrosinistra di Solidarnosc, oggi partito «unione della libertà», guidato da persone di grande autorità morale, come Jacek Kuron, militante nell'opposizione anticomunista dal 1963. In seguito Walesa si è circondato di persone di dimensione politica minore, per la maggior parte antisemiti e antiintellettuali. Alla fine anche loro si sono ribellati. Walesa e stato costretto a crearsi un'altra cerchia di collaboratori, uomini nuovi in politi¬ ca. Il più conosciuto è Mieczyslaw Wachowski, ex autista di Walesa, nominato capo dello studio presidenziale, al livello di un ministro. Wachowski, odiato dalla destra e dalla sinistra e da alcuni considerato vicino ai vecchi servizi segreti comunisti, in pratica partecipa alle decisioni del Presidente. Ha rapporti ottimi con i generali dell'esercito polacco che, temendo per il loro passato comunista, durante gli ultimi quattro anni si sono convertiti al cattolicesimo (a tal punto che ordinano agli ufficiali di punire i soldati atei che non vogliono partecipare alle messe) e hanno voluto nascondersi sotto le ali protettive del presidente Walesa che, lasciato da tutti i vecchi collaboratori, ormai accettava l'aiuto di chiunque purché fosse obbediente. Dopo la vittoria elettorale delle sinistre del 1993, il presidente Walesa ha cominciato a criticare il Parlamento ed il governo nel modo più violento, sfruttando soprattutto gli errori dell'esecutivo, creato dagli ex comunisti di Alleanza della sinistra democratica e degli ex popolari pro-comunisti del partito popolare polacco. Il governo dichiarava di appoggiare il capitalismo nascente in Polonia ed in verità non cercava di disturbarlo nei suoi travagli, ma non ha fatto molto per aiutarlo. Per questo Walesa ha accusato il governo ed il Parlamento di rallentare le riforme economiche polacche. Dichiarava anche che l'esecutivo di sinistra è pro-russo, contrario all'ingresso della Polonia nella Nato e perciò noci¬ vo per la sicurezza nazionale polacca. Nonostante le smentite del primo ministro Waldemar Pawlak, queste accuse potevano parere fondate, particolarmente nell'estate dell'anno scorso, quando Marian Zacharski, in passato 007 comunista, James Bond polacco che negli Anni 70 e 80 ha provocato numerosissimi danni al sistema militare americano, è stato nominato nuovo capo del controspionaggio polacco. Nello stesso tempo Walesa cercava di raggiungere la sua antica popolarità tra le masse, sfruttando la disperazione degli strati poveri la cui condizione, dopo la vittoria della sinistra, è migliorata in modo insufficiente. Il Presidente della Repubblica prometteva loro il cosiddetto azionariato totale, secondo il quale lo Stato dovrebbe dare ad ogni cittadino la stessa quantità delle azioni delle aziende statali, privatizzandole in questo modo. Il valore di ogni pacchetto dovrebbe ammontare a 30 mila zloty (circa 20 milioni di lire). Gli operai polacchi davano un certo ascolto a queste promesse, perché pensavano che vendendo le azioni sarebbero potuti sfuggire per una decina di mesi ai più umilianti e più insopportabili problemi quo¬ tidiani. Ma non sapevano che subito dopo questa grande privatizzazione, se tutti vorranno vendere le azioni, il loro valore crollerà all' 1 per cento e tutti si troveranno nelle mani degli speculatori di Borsa. Tutte queste accuse e promesse del Presidente potevano sembrare un elemento normale della campagna elettorale. Le elezioni presidenziali si terranno in autunno. Ma i sondaggi danno in testa il candidato della sinistra Aleksander Kwasniewski (20 per cento dei voti) e Walesa fermo a un imbarazzante 6 per cento. Tomasz Piatek le ali protettive del presidente Walesa che, lasciato da tutti i vecchi collaboratori, ormai accettava l'aiuto di chiunque purché fosse obbediente. Dopo la vittoria elettorale delle sinistre del 1993, il presidente Walesa ha cominciato a criticare il Parlamento ed il governo nel modo Lech Walesa visto da Levine e i leader postcomunisti Aleksander Kwasniewski (a destra) candidato alla presidenza e Marek Borowski Lech Walesa visto da Levine e i leader postcomunisti Aleksander Kwasniewski (a destra) candidato alla presidenza e Marek Borowski

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