«lo, il comunista che appoggia Dini» di Massimo Gramellini

«lo, il comunista che appoggia Pini» II senatore Carpi: Togliatti e De Gasperi si sarebbero già messi d'accordo «lo, il comunista che appoggia Pini» Ma venerdì Rifondazione processa il «ribelle» IL COMPAGNO DISSIDENTE IROMA L comunista di Prodi si gratta il barbone risorgimentale davanti al foglietto rosso. «E' il resoconto stenografico del mio intervento in Senato, a favore del governo Dini. Ecco qua: nella fotocopia ad uso interno il mio partito ha cancellato il passaggio dove si diceva "vivi applausi anche dal settore di Rifondazione Comunista". Che miserie!». Non sembra, ma il senatore Umberto Carpi è un comunista. Davvero, di Rifondazione. Almeno fino a venerdì prossimo, quando i cossuttiani - secondo un modello mai dimenticato - lo processeranno a porte chiuse per «insubordinazione grave». Che Carpi sia un atipico lo si capisce già dalla targhetta sulla porta: «Presidente della commissione Industria». Un comunista su quella poltrona c'è solo in Corea del Nord. Sarà il contagio dei capitalisti che da Bernabè ad Abete si avvicendano sempre meno preoccupati nel suo ufficio. Sarà quello strano mix centro-nordista (nato nella Bassa a tre chilometri da Peppone e Don Camillo, cresciuto a Bolzano, professore a Pisa) che lo rende più allergico ai burocrati che agli industriali. 0 forse lo choc che ha provato nel vedere Previti in tv che leggeva un proclama contro Scalfaro («sembrava Farinacci, ho capito che bisognava fare subito qualcosa»). Il risultato è che il compagno Carpi ha infranto gli ordini di Bertinotti, votando la fiducia a Dini, e adesso è il primo comunista d'Italia a schierarsi senza riserve per i democratici di Prodi e contro le prudenze del suo partito. «Cossutta ha capito tutto, ma essendo un pessimista è convinto che la destra vincerà e si prepara già alla Resistenza. Bertinotti, che dopo tutte le apparizioni in tv sfido chiunque a scambiare per un bolscevico, è un minoritario per natura. In ogni compro¬ messo lui vede una rinuncia, io una conquista». Nei nuovi panni di prodianocomunista, Carpi è pronto a fare l'ala sinistra nello staff del Professore, con un ragionamento che a lui, uomo di cultura abituato a dialogare con la storia, sembra inoppugnabile: «A De Gasperi e Togliatti basterebbe sentire in tv cinque minuti di Fini o Berlusconi per correre a mettersi d'accordo su un programma di cinquesei punti, onde evitare l'uno di restare nascosto per altri vent'anni in Vaticano e l'altro di finire a Mosca, dove adesso, fra l'altro, troverebbe pure Eltsin. Nenni, invece, dico il Nenni massimalista dell'immediato dopoguerra, starebbe con Bertinotti. Non serve battere la destra statalista alle elezioni se poi in aula ci isoliamo all'opposizione. Prima di dividerci in destra e sinistra occidentali, tutto il polo democratico deve stare al governo per almeno cinque anni e fare le ri- forme: a cominciare dalla privatizzazioni, che sono la nuova rivoluzione culturale. Viva Prodi, viva l'alleanza Cofferati-Abete: magari fossero loro a scrivergli il programma elettorale». Ma lei è sicuro di essere comunista? «All'inizio c'era il panico. Quando Abete venne per la prima volta in commissione Industria, a metà di una frase si fermò: "Certo, parlare di mercato con lei..." Gli ho risposto. "Non si preoccupi. Noi marxisti abbiamo letto Adam Smith e Ricardo, che Berlusconi invece pensa sia una mezzala brasiliana». Proviamo col test del minatore. Con quelli inglesi la Thatcher usava gli idranti; quelli del Sulcis Berlusconi li ha abbracciati. Lei che fa? «Io non li bagno, ma non li abbraccio neppure. Li faccio sedere qui, e spiego loro che i sistemi di approvvigionamento energetico sono cambiati...». Massimo Gramellini «Cossutta ha capito tutto, ma essendo pessimista si prepara già alla Resisterla» Il senatore Umberto Carpi

Luoghi citati: Bolzano, Carpi, Corea Del Nord, Italia, Mosca, Pisa