«Caro Vespa, eri vecchio» «Volcic:mai avuto giornalisti-cosacchi» di Bruno VespaEnrico SingerDemetrio Volcic

«Caro Vespa, eri vecchio» «Caro Vespa, eri vecchio» Volete: mai avuto giornalisti-cosacchi L'EX DIRETTORE DELTG1 EMETRIO Volcic direttore distratto? Ha sentito la parole di Bruno Vespa? Nel Tgl lei era davvero ostaggio di un collettivo di giornalisti? «Per la verità, sono i nuovi direttori della Hai che si trovano in crisi acuta di consenso. E allora, per giustificare il mistero del consenso di cui godevano i loro predecessori, si mettono in piedi teuremi del tipo: i direttori nominati dai Professori erano deboli, o erano distratti, o erano addirittura conniventi con i soviet rossi che dominavano le rispettive redazioni. E la gente immagina redattoricosacchi che, invece di andare ad abbeverare i cavalli in Piazza San Pietro, andavano con le loro macchine di seconda mano a Saxa Rubra. Chi conosce soltanto un po' la sLoria della Rai sa la debolezza di questo teorema». Niente contestazioni ai tempi dei Professori? Né lotte, né imboscate? «Sempre nella trasmissione Tempo Reale, Enrico Mentana ha detto che assumere oggi un posto di direttore alla Rai ò come andare a fare il sindaco a Sarajevo. Ma questo ò vero da tempo. Ricordo che sei o sette mesi prima del mio arrivo, in uno scontro drammatico in redazione, proprio Bruno Vespa dovette rassegnare le dimissioni da direttore del Tgl. E poi fu quel gentiluomo di Albino Longhi a riportare un po' di pace. Però tutte le radici del dissenso e tutto il rancore delle contrapposizioni erano ben presenti quando sono arrivato». Allora anche Volcic a Sarajevo. Ma poi come ha ottenuto la tregua. «In base all'articolo 6 il direttore di un giornale ha poteri molto ampi. Il problema è come esercitarli. Ognuno li gestisce secondo la sua visione del mondo. Una delle contestazioni mosse ai direttori di oggi è di avere ridotto gli spazi d'informazione. Io avevo cercato di ampliarli perché le redazioni in Rai sono pletoriche e se non ci sono spazi alternativi, oltre ai due telegiornali di punta, non si può dare lavoro creativo ai tanti colleghi che lo meritano. Conquistare spazi non è stato facile, la situazione economica dell'azienda era grave. Per sei mesi siamo andati avanti con palinsesto estivo. Poi dei risultati li abbiamo ottenuti e i giornalisti hanno potuto lavorare». Non Bruno Vespa, però, che ha parlato di sue promesse non mantenute. «Non entro in una polemica personale perché non mi sembra molto elegante. Però, sul piano del metodo, bisognerebbe sempre essere molto precisi quando si fanno delle citazioni. Io non potevo parlare con Vespa e fargli promesse il giorno prima della mia nomina perché ero a Vienna». Ma Vespa ha detto di essere tornato a. lavorare soltanto dopo il 27 marzo... «Bruno Vespa ha anche condotto una trasmissione pre elettorale che andava in onda prima del telegiornale della sera ed era ripetuta in tarda serata. Ma, certo, non aveva lo spazio che ha oggi. Vorrei fare una citazione anch'io. Quando Buttiglione scartò la possibilità di ricandidare De Mita alle elezioni, disse, più o meno, che De Mita era un uomo onesto, ma tuttavia aveva agito in tempi di politica inquinata e nell'immaginario popolare questa politica era identificata con lui. Questo problema si è posto anche per chi era considarato un'immagine della vecchia Rai. Io, comunque, credo di essermi comportato sempre con la massima correttezza». Il suo Tg non le è sembrato qualche volta squilibrato? «Se il mio tg ogni tanto dava l'impressione di essere squilibrato era proprio perché ognuno era libero di dire quello che voleva. Le uniche censure che ho fatto sono state dei tagli a servizi troppo lunghi. Il mio piano editoriale è stato approvato con un rapporto di tre voti a uno e il consenso si è poi mantenuto più o meno'inalterato fino alla fine della mia gestione. Forse ho avuto anche un po' di fortuna perché ho diretto il Tgl proprio quando si era rotto il cerchio di ferro tra tv e forze poliche. Non avevo referenti esterni e la redazione deve averlo apprezzato». Enrico Singer Demetrio Volcic

Luoghi citati: Sarajevo, Vienna