Guerra aperta nei tg sentiti Rossella e Mimun di Raffaello Masci

Guerra aperta nei tg sentiti Rossella e Mimun Guerra aperta nei tg sentiti Rossella e Mimun DIRETTORI NEL MIRINO CARLO Rossella «censura e manipola le notizie del Tgl». Clemente Mimun è un «tirannello che risponde con le querele al dissenso dei suoi redattori». La guerra dei giornalisti contro i direttori dei tg nominati dall'aboritto consiglio d'amministrazione di marca berlusconiana, ha avuto ieri il suo show al palazzo di san Macuto, davanti alla commissione di vigilanza che - allarmata - ha voluto sollevare il coperchio per vedere cosa ribollisse nelle turbolente redazioni di Saxa Rubra. E la risposta l'ha avuta in una defatigante maratona di «audizioni» protratta fino a sera inoltrata. Hanno cominciato i tre del comitato di redazione del Tgl - Alberto Romagnoli, Ennio Remondino e Fabio Massimo Rocchi - testimoni «a carico» deH'«imputato-direttore» Carlo Rossella, reo di aver ceduto alla Rete fondamentali spazi di approfondimento, e di aver camuffato dietro improbabili ruoli di immago editor o grafie editor una totale disorganizzazione del lavoro. Ma il problema dei problemi al tgl è un altro: Rossella «censura» e «manipola» l'informazione secondo un disegno politico. Possibile? Possibile dicono i tre del cdr (eccetto Rocchi che da questa iniziativa si è dissociato) e presentano alla commissione un «dossier» di 13 cartelle in cui elencano «le malefatte» direttoriali: quella volta che non parlò di Mandatari, quell'altra in cui passò pari pari la video-velina di Berlusconi, quell'altra ancora (recento) in cui mandò in onda prima il congresso di An e poi gli incidenti al Marassi di Genova. E via elencando, per un'ora e mezza di audizione. Carlo Rossella entra subito dopo di loro. Imperturbabile: «perché dovrei aver paura? E' forse un processo?» commenta distaccato con i cronisti. E anche per lui c'è un'altra ora e mezza davanti ai commissari. Il «dossier» del cdr non lo ha visto - racconta il direttore perché nessuno gliel'ha mostrato, le sue scelte editoriali non possono essere oggetto di controversia perché il direttore è lui e a lui spettano le decisioni. E in ogni caso il pubblico lo premia, sostiene, mentre mostra soddisfatto i dati del l'audience. Autonomia nelle decisioni dunque, come previsto dall'articolo 6 del contratto, sottolinea puntigliosamente. Quindi i collaboratori li sceglie a sua discrezione, anche quando sono il gen. Calligaris e l'economista Marzano, deputati di Forza Italia. Quando esce, il direttore ostenta serenità, è parco di commenti. Tra lui e la redazione il gelo è massimo ma - commenta - «il Tgl ha una redazione di ottimi professionisti: i contrasti si possono sanare». Sono quasi le sette quando entra in commissione il cdr del Tg2, già si sa che le cose andranno per le lunghe e gli altri tg saranno sentiti la settimana prossima. Ma intanto il clima è divemntato infuocato. Il direttore Clemente Mimun snobba i cronisti annunciando di «aver scoperto gli avvocati» per dirimere le dispute con i suoi. Due giorni fa i redattori del Tg2 si erano riuniti in assemblea e avevano rinnovato feroci critiche al direttore, qualcuno le ha date ai giornali e il direttore non solo si è inalberato, ma è andato per carte bollate. Così Guido Dell'Aquila, del cdr, e Carmen Lasorella si devono aspettare una querela. Ma «la fronda» del Tg2 ieri mattina ha raccolto 60 firme a sostegno del cdr e dei contenuti dell'assemblea anti-direttore: partiranno altre denunce? Per il momento il cdr, sostenuto in questo anche dall'Usigrai, ha chiesto le dimissioni di Mimun, a sua volta sostenuto dalla solidarietà scritta dei suoi cinque vicedirettori. «Il mio tg non è fazioso - ha commentato il direttore del Tg2 all'uscita da San Maculo - io non faccio un tg contro il governo o contro l'opposizione. Faccio vinveere le notizie e ho ribattutto punto per punto, davanti alla Commissione, le accusi; del cdr». Gli umori sono pessimi, ma por il presidente della Vigilanza, Taradash si tratta solo della «rivolta dei baroni che si appellano al popolino demente e sperano di averne un risultato». Anche il suo vice Francesco Storace non ci va cauto: «L'Usigrai vuole l'epurazione del Cda». E' insomma - secondo i vertici della Vigilanza - un putsch dei boiardi spodestati contro il legittimo monarca. E che il cda sia legittimo e nella pienezza dei suoi poteri lo ha confermalo ieri anche il presidente del Senato, rispondendo al progressista Salvi che gridava alla delegillimazione dell'attuale vertice di viale Mazzini. Dato che le l'orzo dell'ex-maggioranza fanno quadralo, le ex-opposizioni si organizzano: Ira ppi, progressisti e Lega è nato un «Comitato interparlamentare pei- la libertà di informazione» che sostiene i «lavoratori» Rai in questa battaglia contro «l'occupazione militare in atto». Raffaello Masci I giornalisti li accusano di «censura» e «manipolazione» loro si difendono

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