Il direttore contesta il «parterre» di Tempo Reale. Il conduttore: confermami la fiducia Santoro si ribella a Locatelli
Il direttore contesta il «parterre» di Tempo Reale. Il conduttore: confermami la fiducia Il direttore contesta il «parterre» di Tempo Reale. Il conduttore: confermami la fiducia Santoro si ribella a Locatelli «Gli ospiti li scelgo io» ROMA. Braccio di ferro tra Michele Santoro, uno degli ultimi gladiatori della Rai disposto a lottare fino all'ultimo sangue, e il direttore di Raitrc Gigi Locatelli, chiamato da questo consiglio a occupare la scomoda poltrona che fu di Guglielmi. Lo scontro, scoppiato all'improvviso ieri pomeriggio, è sugli ospiti della nuova puntata di «Tempo reale» incentrata sulla sulla vexata quaestio dell'informazione, e più precisamente costruita intorno alla domanda «E' in pericolo o non è in pericolo la libertà di informare nel nostro paese?». Un tema che da un anno, da quando Berlusconi è sceso in politica con le sue tv, viene affrontato almeno una volta la settimana senza che però nulla muti nell'attuale assetto organizzativo del pianeta «comunicazione». Dunque Santoro aveva invitato in studio il direttore di «Repubblica» Scalfari, quello del «Corriere» Mieli, Mentana del Tg 5, Maurizio Costanzo dell'omonimo «Costanzo show», più Tajani portavoce di Forza Italia e Storace di Alleanza nazionale. «Alle 18,30 - ha dichiarato Santoro in un comunicato lestamente diffuso dalle agenzie - ho ricevuito una telefonata dal direttore Locatelli che, a nome del consiglio d'amministrazione, contestava la puntata di domani e mi invitava a modificare il parterre. Data la gravità dei contenuti del colloquio ho risposto con una lettera invitandolo a formalizzare per iscritto e immediatamente le richieste sue e del consigio e ricordandogli che la responsabilità del programma è mia». Mezz'ora dopo arrivava la risposta pubblica di Gigi Locatelli. «E' vero quello che affermi. Ti ho telefonato per invitarti, com'è mia responsabilità in qualità di direttore della rote, a rispettare le regolo della par condicio, dopo averne parlato con il direttore generale. Nessuna intenzione censoria, nessuna volontà di impedire la trasmissione, ma solo la doverosa esigenza di far rispettare le regole di correttezza dell'informazione. Qualsiasi altra interpretazione è polemica politica o ricerca di alibi personali». Passava un'ora e Santoro replicava di nuovo dicendo: «La tua risposta conferma la gravità di quanto è accaduto. Non capisco quali siano le regole di par condicio alle quali fai riferimento né ho intenzione di favorire il tuo comportamento, che e quello di un generale il quale manda i suoi uomini in battaglia puntandogli il cannone alle spalle». In altre parole, riconferma la fiducia dell'azienda in me e nel mio modo di condurre questa benedetta puntata sull'informazione, alla quale intanto era stato aggiunto, tra gli ospiti, anche Bruno Vespa. Ma insomma questa paicondicio in che modo avrebbe potuto essere lesa dalla presenza proprio di quegli ospiti in studio? Si fanno ipotesi. Una fa riferimento a un dispiacimento della Rai, che non si è considerata in alcun modo rappresentata in questo consesso. Ma «Tempo reale» è un programma della Rai: non basta Santoro a far sentire le ragioni dell'azienda? Pare di no. Meglio sarebbe avere un nome più autorevole, più emblematico di questo consiglio d'amministrazione. Il presidente Letizia Moratti in persona? Si vedrà. Non sarebbe però solo questo il motivo che ha irritato il consiglio. Invitare Tajani di Forza Italia e Storace di An, due grandi «epuratori» per loro stessa ammissione, può esser sembrato una elegante trappola tessuta da Santoro per dimostrare che sull'informazione, soprattutto quella pubblica, questi due partiti le mani le hanno messe e in maniera con- sistcnte. Un'ammissione di questo genere alla tv, certo non può far piacere al consiglio di Letizia Moratti che ha sempre giustificato le sue assai discusse scelte come opzioni di natura puramente tecnica. Certo è che, dato il clima di contestazione fortissima che scuote l'azienda, l'azione di Locatelli è diventata l'annesimo cerino lanciato in un pagliaio. Giuseppe Giulietti, oggi deputato progressista ma ieri capo del sindacato Usigrai, parla di «Minculpop», di «as¬ salto finale» al servizio pubblico, di «voglia di censura», e invita i cittadini, come già avevano fatto qualche giorno fa Badaloni, Lilli Gruber e altri, ad alzare la voce e a difendere il loro diritto all'informazione. Vita del pds vede la par condi¬ cio come un passepartout per applicare la censura preventiva, l'Usigrai ricorda che, pur essendo stati molti in passato gli scontri tra Santoro e i vertici aziendali, un atto di questa brutalità non s'era mai verificato, [si. ro.] A lato, Letizia Moratti, presidente del consiglio di amministrazione Rai. Sotto, Michele Santoro durante una manifestazione e Clemente Mimun, direttore del tg2
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