Ferrara: addio caro Silvio
lettura: addio caro Silvio lettura: addio caro Silvio «^alleanza col ppi dovevi farla da solo» IL PORTAVOCE SI RITIRA GROMA IULIANO Ferrara, mezzodestro atipico, si ritira. Un'ora dopo aver sgridato per l'ultima volta l'adorato bomber Berlusconi: «Stai commettendo un errore. L'accordo con Buttiglione dovevi farlo da solo, non insieme al Polo». Si ritira alle cinque della sera con una dichiarazione scritta, come al solito molto bene, il cui succo è: Berlusconi mi ha chiesto di lavorare con lui dentro Forza Italia, ma gli ho risposto di no. Ho fatto il ministro per alcuni mesi alla mia maniera passionale. Ma la politica di partito è un'altra cosa, «non è il mio mestiere da molti anni», gli anni torinesi e giovanili del pei. Analogo trattamento il Ferrara rosa (periodo socialista) riservò a Bettino Craxi: ac- cettando la poltrona istituzionale di eurodeputato ma non quella da suggeritore in via del Corso. Nel distacco di Ferrara da Forza Italia qualcuno vede una presa di distanza dal Principe in disgrazia, il segnale anche simbolicamente più vistoso dell'inizio di una parabola discendente. Contro questa tesi, il cui assunto berlusconicida è comunque da dimostrare, si erge la storia personale di Ferrara, che ha cambiato molte bandiere ma difendendole fedelmente fino all'ultimo: fu lui a realizzare l'ultima e piuttosto sdraiata intervista televisiva a un Craxi già sforacchiato dagli avvisi di garanzia, mentre craxiani meno bravi già inneggiavano a Di Pietro. Qualcun'altro chiama in causa la politica pura. Ferrara non ne può più di erudire il Pupo, come lui e sua moglie Anselma chiamano Berlusconi, alludendo all'ingenuità politica dello smaliziato imprenditore. Ancora ieri il Pupo ha portato argomenti al suo soprannome. Ferrara ha cercato fino all'ultimo di convincerlo a tenersi le mani libere: «Prima raggiungi un accordo personale con Buttiglione, poi da una posizione di forza potrai condurre l'asse di ferro ForzitaliaPpi dentro il Polo». Come capita spesso, Berlusconi ha fatto (per la gioia di Fini) di testa sua. E come capita sempre, Ferrara gli è rimasto al fianco, partecipando a quel meeting del Polo che considerava una jattura. Subito dopo, però, ha inviato alle agenzie di stampa il comunicato dell'addio. Il consigliere aveva perso l'ennesima battaglia, dopo quella su Napolitano commissario Ue e quella contro Scalfaro «che non è mica la Madonna», quando Berlusconi lo sconfessò pubblicamente e Ferrara sfiorò le dimissioni. C'è poi una spiegazione più personale. Alla fine del '94, in piena crisi di governo, Ferrara era uscito di scena per quasi un mese. Aveva avuto un collasso e trenta chili di troppo, furiosamente alimentati dai raid in una drogheria del centro specializzata in supplì, più che nei pranzi da «Fortunato» con l'amico Lino Jannuzzi, da cui adesso lo divide il giudizio sul governo Dini. Ferrara dice: «Ho bisogno di riposo, di oziare nella mia casa in Maremma». E
Luoghi citati: Ferrara
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