Senato, fiducia al governo «Ora lasciateci lavorare» di Alberto Rapisarda

Senato, fiducia al governo «Ora lasciateci lavorare» Senato, fiducia al governo «Ora lasciateci lavorare» L'ESECUTIVO DEI TECNICI IROMA L governo è nei pieni poteri. Ieri Dini ha ottenuto la fiducia anche del Senato (191 sì, compreso Carpi di Rifondanone comunista e due pannelliani) chiedendo, di fatto, a tutti di lasciarlo lavorare perché ci sarebbero «gravi conseguenze» se non venisse approvato anche uno solo dei punti del programma. «Pei- gli interessi del Paese non è affatto indifferente che l'azione del governo abbia o non abbia successo», ha ammonito il presidente del Consiglio. Ha fretta Dini, per cercar di svolgere il suo lavoro di salvataggio. Ma ieri, in realtà, la fretta era di tutti. Con una sequenza di colpi di scena, si sono mossi Berlusconi e Fini da una parte, i Progressisti dall'altra, Bossi nel mezzo. Mentre Buttiglione, che non sa più da che parte stare, comincia a chiedersi se non è caduto ingenuamente in un tranello tesogli da Fòrza Italia. Hanno aperto i giochi quelli del Polo. Con una mossa a sorpresa (per il momento scelto) Berlusconi, Fini e tutti gli altri componenti del Polo (escluso Pannella) si sono riuniti in un «coordinamento politico permanente» che ha come portavoce Silvio Berlusconi. Perché proprio ora questa decisione che Berlusconi aveva preannunziato lasciando Palazzo Chigi? Spiega Fini, presidente di An: «Da oggi non ci saranno più risposte o iniziative da parte di singoli partiti del Polo, ma risposte univoche e concordate». Per chi non avesse capito, Previti, coordinatore di Forza Italia, aggiunge: «Non ci possono essere, nella maniera più asso- luta, alleanze con Forza Italia senza una alleanza organica con An». Il messaggio ha il tono di un brusco benservito all'operazione che Buttiglione credeva di avere avviato con Forza Italia e il Ccd, per la creazione di una sorta di nuova de. Il segretario del partito popolare aveva proposto a Berlusconi di far nascere una confederazione tra Ppi, Forza Italia, Ccd sotto l'egida del gruppo dei popolari al parlamento europeo e con la benedizione del tedesco Kohl. Questo era il piano che avrebbe tenuto fuori Alleanza nazionale, con la quale la de del futuro si sarebbe poi alleata. Buttiglione credeva di aver convinto Berlusconi. Invece, è Fini che ha convinto ancora una volta il suo alleato. L'improvvisa nascita del «coordinamento» chiude, di fatto, la strada al dialogo con i popolari perché crea le premesse per «il partito unico della destra», avvisa il presidente del ppi, Bianchi. Ne prende atto Angelo Sanza, uno dei consiglieri di Buttiglione, che sospetta che sia stata tesa da Berlusconi «una trappola» al segretario del partito popolare. E' come se Berlusconi avesse rinunziato a trattare con Buttiglione dopo essersi convinto che i voti del centro cattolico se li può conquistare da solo e senza dovere incrinare il rapporto con Fini. Immediata la reazione dal fronte opposto, dove il campo progressista ha messo in piedi in poche ore un suo «coordinamento» nel quale dovrà diluirsi il peso del pds, cominciando a preparare l'alleanza elettorale (anche con Segni e, sperano, con una parte dei po¬ polari) per sfidare il polo di destra. E' tutto un correre alle armi, in previsione di uno scontro che non sembra lontano. Sul campo resta Buttiglione che dovrà vedersela, ora, col suo partito. E' nel guado anche Umberto Bossi che, vistosi abbandonato dal Buttiglione che marciava verso Forza Italia, ha dovuto anche lui cercare una soluzione di emergenza per non rimanere da solo a guardia di un centro inesistente. E così ha annunciato ieri che «la Lega stessa dovrà valutare nell'arca di centro-destra come trovare gli alleati, che tipo di alleati» ma solo dopo che sarà stata approvata una legislazione che regola la proprietà delle tv. La legge anti-trust serve a rompere l'asse Fini-Berlusconi, spiega Bossi a Buttiglione. Asse fondato sull'assunto: «Tu, Fini, mi salvi le televisioni e io, Berlusconi, ti do quello che vuoi, ti lascio invadere lo Stato». Se salta quel patto «sono possibili, al limite, anche le alleanze che c'erano una volta» assicura il capo della Lega. Alberto Rapisarda Il premier avverte «Gravi conseguenze se non avrò successo» Sopra, Lamberto Dini A lato, Carlo Scognamiglio

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