Spoleto è in crisi Menotti cena soldi di Sergio Trombetta

20 A 84 anni, fa l'ambasciatore finanziario Spoleto è in crisi? Menotti cena soldi «Il Festival deve essere autonomo» Ogni anno tre miliardi dallo Stato MILANO. Giancarlo Menotti è a Milano. Cerca soldi. Il Festival di Spoleto è in crisi? «Per carità. Il Festival sta bene - precisa subito il padre fondatore e direttore artistico del più titolato festival d'Italia -. Ma è vero che dopo 38 anni di vita Spoleto ha diritto a vivere una vita più sicura; a non essere costretto ogni anno a cercare quel che manca per pareggiare il bilancio, a non cedere alle manovre dei politici che vorrebbero impadronirsene, a mantenere la sua autonomia». Problemi di bilancio, dunque, nonostante l'intervento statale e gli sponsor. «Il governo con noi è molto generoso - precisa subito Menotti - e ogni anno ci finanzia con tre miliardi, altri soldi arrivano dai privati, ma, soprattutto quest'anno, il cambio sfavorevole della lira rende molto difficile lavorare con l'estero, pagare gli spettacoli e gli artisti in moneta forte: per fare una edizione del festival all'altezza della sua storia culturale ci serve ancora un miliardo e mezzo». Per questo il maestro Menotti, che un tempo, quando c'era lo Spoleto Usa di Charleston, si rivolgeva in questi casi ai suoi amici mecenati americani, ora è a Milano e il suo giro di incontri pare abbia avuto esito positivo: «Vogliamo dare vita, con mio figlio, a una Associazione di amici del Festival di Spoleto. Dovrà essere estesa a tutta l'Italia ed avrà lo scopo di assicurare questo cuscinetto finanziario che ci consenta di programmare con tranquillità». Ma un altro problema di Spoleto, incredibilmente, è l'assalto del pubblico: «Non abbiamo ancora annunciato il programma che già tutti i posti sono bruciati dal pubblico romano e della zona. Questo è molto bello. Ma è in- sieme un vantaggio e un pericolo. Perché questo assalto rischia di soffocare il Festival di renderlo un po' provinciale. Occorre lasciare spazio anche agli stranieri. E per ottenere questo dobbiamo vendere all'estero la poltrona a teatro e la camera d'albergo». Già, perché l'altro eterno punto dolente di Spoleto è trovare un posto in albergo. Così Giancarlo Menotti, a 84 anni, fra una ripresa della sua opera «Il Console» a Montecarlo e una regia di «Bohème» a Washington, fa l'ambasciatore finanziario del Festival. Un Festival dove quest'anno brillerà una messa in scena del «Naso» di Shostakovic, dove avrà posto, annuncia Menotti, un concerto mobile che si sposterà, cioè, da una chiesa a una piazza. Ma anche un festival che vuole rivalutare l'oratoria: «E' un progetto - spiega Menotti - diretto ai giovani fra i 16 e i 21 anni che potranno venire a Spoleto a tenere discorsi su argomenti da loro scelti, dalla politica al sesso alla religione. Stiamo ricevendo già tantissime richieste. Lo scopo è evidente: rilanciare la capacità di tenere discorsi. I nostri politici parlano malissimo. E questo anche perché mai nessuno ha insegnato l'arte della parola». Sarà di Antoni Clave, l'artista catalano, il manifesto dell'edizione '95 del Festival. Menotti è andato a trovare Clave a Saint Tropez: «Il pittore mi ha dato due quadri perché scegliessi quello che preferivo. Arrivato a Milano mi hanno rubato l'auto, parcheggiata davanti al mio albergo, con i due quadri. Clave quando lo ha saputo me ne ha mandato subito un altro, in dono al Festival, ovviamente». Sergio Trombetta A destra: Shostakovic. Al Festival andrà in scena il suo «Naso» Sotto, il direttore artistico Giancarlo Menotti

Persone citate: Antoni Clave, Clave, Giancarlo Menotti, Shostakovic