Woody Alien; «Se sono un genio, è per caso»

Woody Alien; «Se sono un genio, è per caso» Incontro con l'attore che sta per arrivare sugli schermi con «Pallottole su Broadway», film di gangster e arte Woody Alien; «Se sono un genio, è per caso» «Non si parli più di me. Per la mia vita c'è un solo aggettivo-, incasinata» NEW YORK. Si ò messo il solito golf penicillina, la camicia Oxford, i pantaloni di velluto e, giralo l'angolo di casa, Woody Alien è arrivalo all'appuntamento con la stanijia italiana. «Pallottole su Broadway» sta per uscire anche nel nostro Paese e l'Italia gli selve: i suoi film in America vanno bene solo nelle grandi città. Senza l'Europa, Woody sarebbe costretto a cambiare mestiere. Anche per questo si presta con mesta cortesia al lancio organizzato da Aurelio De Laurentiis. Ma nessuna domanda sui suoi fatti privati. Vietato sfiorare la causa per l'affidamento dei figli tuttora in corso con Mia Farrow, vietato accennare all'amore con la giovanissima Soon Yi. Nessuna domanda sul nuovo film che sta finendo di girare con Carlo Di Palma e di cui si sa soltanto che, ancora una volta, racconta il triangolo di lui, lei e l'altra con Taormina sullo sfondo e Olympia Dukakis a fare Giocasta. E allora? Allora si parla di New York, la città che ha trovato in lui l'esegeta più appassionato, quella che Alien ogni tanto pensa di abbandonare per Venezia o Parigi, ma che non lascerà mai perché senza New York il suo cinema non esisterebbe. Il governatore dello Stato di New York, George Pataki, ha detto che vuole ripristinare la pena di morte e sembra che si stiano facendo corsi di addestramento per preparare i boia a praticare l'iniezione letale. Che succede? «Gli Stati Uniti stanno andando a destra e quando questo avviene sono sempre cattive notizie. New York è peggiorata: più delinquenza, meno controllo sociale, più po¬ vertà, l'esplosione della droga, il trionfo della pornografia. Sono problemi gravi. E la destra a questi problemi fornisce una risposta semplice. Ci sono i poveri? Vadano a lavorare. Ci sono i delinquenti? Vengano giustiziati. Sono risposte immediate, che piacciono perché sembrano risolvere alla radice i problemi. Invece generano repressione, violenza, ritardi. Le soluzioni fòmite dalla destra sono la scoperta dell'uovo di Colombo. Tra vent'anni si capirà che hanno provocato un serio danno alle generazioni future. A quella degli Stati Uniti, ma anche a quella dell'intero mondo occidentale». Pensa anche all'Italia? «Certo, anche l'Italia sta andando a destra. Ma la vostra situazione è diversa. Da noi non sarebbe stato possibile al proprietario del più grande network privato diventare Presidente del Consiglio. E poi noi abbiamo una "par condicio" assai più seria. In Italia ho visto Berlusconi su tutti i canali televi¬ sivi. Ridicolo. E' vero che anche noi stiamo restringendo i nostri spazi di libertà, ma alcune garanzie continuiamo ad averle». Insomma, per lei ci sono ancora due o tre buone ragioni per continuare a vivere a New York? «Per me ce ne sono molte di più. Intanto ci lavoro. Tra le altre cose, adesso, è in allestimento a teatro un mio atto unico "Central Park West" che viene messo in scena insieme a un testo di David Mamet e a uno di Elaine May. Poi a New York puoi camminare per strada a lungo, e passeggiare per New York è bellissimo. Infine per me che sono ricco e ho tempo libero l'offerta di New York resta eccitante: teatro, cinema, jazz, balletti, opera lirica. Solo nell'Upper East Side ci sono più gallerie che nel resto degli Stati Uniti». E' per farci capire che la New York di oggi è una città più dura che ha ambientato «Pallottole su Broadway» ne¬ gli Anni 20, quelli del trionfo del gangsterismo? «Tutt'altro. La delinquenza oggi non ha nulla a che vedere con quella del passato. I gangster di Al Capone erano gente allegra, che andava con donnine divertenti, spendeva al ristorante, amava il lusso. La delinquenza di oggi è quella della droga. Non c'è più niente di pittoresco». Ma perché a voi americani i gangster piacciono tanto? «Hanno fascino. Il cattivo ha molte più cose da dire del buono. Quando ho girato "Prendi i soldi e scappa" la cosa che più mi ha fatto piacere è stato lavorare nel penitenziario di San Quintino. Il male attira. L'America in questi giorni è incollata alla tv per vedere il processo a O.J. Simpson. I criminali piacciono sempre a chi non è criminale». In «Pallottole su Broadway» lei si identifica con il gangster che all'improvviso si scopre artista? «No, io non ammazzerei mai per difendere un mio film. Non mi sento impegnato fino a questo punto nella tutela di quel che faccio. Anche perché non so se faccio arte. Se a volte tocco l'arte è un atto involontario». Eppure il suo cinema è considerato un cinema d'autore. «Sarà perché mi sono formato su quello europeo, che a differenza dell'americano non si propone solo come uno svago. Ma i film che toccano l'anima sono pochi». A lei è capitato di vederne? «Sì, "Ladri di biciclette" di De Sica mi fece capire quanto amavo mio padre». La definiscono un genio, ma per lei chi è un genio? «Mozart, Michelangelo e Shakespeare». Come definirebbe questi ultimi due anni della sua vita? «Incasinati. Direi che questa è la parola giusta». Simonetta Robiony «Stati Uniti e Italia vanno a destra» Woody Alien ha ambientato il suo ultimo film negli Anni Venti, quelli del trionfo del gangsterismo: «La delinquenza di oggi non ha niente a che fare con quella del passato, non c'è niente di pittoresco»