Addio a Coppini maestro di cronaca di Giuseppe Mayda

Addio a Coppini maestro di cronaca Collaboratore de «La Stampa», aveva 78 anni Addio a Coppini maestro di cronaca Il giornalista Guido Coppini, che per lungo tempo aveva scritto su «La Stampa» e «Stampa Sera», si è spento in questi giorni a Genova: ne hanno dato l'annuncio ieri, a funerali avvenuti, la moglie, Maria Teresa, e il figlio Mauro. Coppini era nato a Siena il 1° febbraio 1916 (e proprio oggi avrebbe compiuto i 79 anni) ma fin da bambino era vissuto in Liguria, a Santa Margherita dove, negli Anni Trenta, più di un manager sportivo lo aveva pronosticato come una promessa del nuoto nazionale. Invece, prestissimo, aveva scelto il giornalismo e in questa professione sarebbe diventato un maestro. Coppini aveva cominciato nello sport minore, fucina di tanti giornalisti; poi - alla vigilia della seconda guerra mondiale - era passato alla cronaca nel «Giornale di Genova» e al vecchio «Lavoro» di salita Di Negro. Nel 1945 lo chiamarono a fare il capocronista al «Corriere del Popolo» di viale Brigata Bisagno e al tempo stesso fu corrispondente del «Giornale d'Italia» e del «Tempo» di Roma, della «Gazzetta del Popolo» di Torino nonché apprezzatissimo collaboratore di molti rotocalchi; più tardi, fra gli Anni Sessanta e Settanta, passò al «Corriere Mercantile» come caporedattore ma di lì, ben presto, tornò al vecchio amore, «La Gazzetta del Popolo», che volle farlo inviato e corrispondente dalla Liguria. Ora da 14 anni collaborava a «La Stampa» e i suoi articoli, magari richiesti alle più impensate ore del giorno o della notte, giungevano puntualmente in redazione, mai più lunghi o più corti del necessario, sempre dettagliati, corretti, li¬ neari, esaurienti, chiarissimi. Scriveva, come amava dire lui, all'antica, cioè senza usare computer o «diavolerie del genere»; si serviva soltanto della sua «Tippa», la macchina per scrivere che aveva comprato in Svezia nel 1953 suscitando nell'ambiente dei colleghi genovesi indescrivibili invidie; scriveva di getto, senza fare una correzione, senza un apparente ripensamento, come se stesse leggendo il testo già scritto su una invisibile lavagna. Scriveva di tutto: sport, cronaca, costume, moda. Come inviato aveva girato il mondo: era in Ungheria nel 1956 al momento dell'insurrezione di Budapest; in Spagna quando a Madrid saltò in aria l'auto di Carrero Bianco, in Somalia appena cominciarono i primi moti anti-italiani: dettava sempre «a braccio». Non vi fu processo celebre, delitto sensazionale o «querelle» politica scottante - negli anni a cavallo fra il 1950 e il 1980 - che non videro Coppini fra i cronisti più attenti e puntuali. Sempre corretto, sempre disponibile, sempre generoso, lo sguardo brillante e acuto dietro le lenti che avevano visto drammi e tragedie in tutta Europa, Coppini fu celebre per una serie di reportages sensazionali, dalle confessioni strappate a Soraya mentre partiva dall'Italia verso l'esilio, alle interviste alle star degli Anni Sessanta, Marilyn Monroe, Richard Burton, Elizabeth Taylor o a uomini della cultura come Cronin ed Ezra Pound. Nessuno di quelli che ebbero la fortuna di conoscerlo e di lavorare con lui lo dimenticherà facilmente. Giuseppe Mayda