I volti più noti dei Tg Rai chiedono di cambiare i vertici aziendali: «Andremo nelle Chiese e nei mercati»«La rivolta dei mezzibusti» di Raffaella SilipoLilli Gruber

I volti più noti dei Tg Rai chiedono di cambiare i vertici aziendali: «Andremo nelle Chiese e nei mercati» I volti più noti dei Tg Rai chiedono di cambiare i vertici aziendali: «Andremo nelle Chiese e nei mercati» la rivollq dei mezzibusti In tour «perparlare agli abbonati» ROMA. Scendono fra noi. Piero Badaloni, Lilli Gruber, Maria Luisa Busi, Federica Sciarelli, Carmen Lasorclla, Michele Cucuzza, Maurizio Mannoni, Mariolina Sattanino, Michele Santoro: per mestiere «bucano» il video, ma questa volta si propongono addirittura di scavalcarlo, e di scendere sul «terreno» degli spettatori, divenuti per l'occasione «abbonati». Lo scopo? Convincerli ad «alzare la voce», per ottenere dal presidente Scalfaro e dal Parlamento un ennesimo cambio al vertice della tv di Stato. «Vogliamo uscire dalla cittadella di Saxa Rubra - spiega per tutti Badaloni - andare nei mercati, nelle Chiese, nelle discoteche e nelle fabbriche, prima che ci cancellino dal video». L'idea portante? «La Rai appartiene ai cittadini: sono loro i nostri editori, loro ci possono garantire contro vecchie e nuove lottizzazioni». L'iniziativa, che sta ottenendo l'adesione di moltissimi cittadini, è a tutto tondo: intanto la firma di un appello, già sottoscritto da 400 tra giornalisti, registi, montatori, operatori tecnici. E poi le uscite pubbliche: la prima al Liceo romano Duca d'Alba, domenica appuntamento a Porta Portese e il 7 febbraio all'Università di Roma. «Il pubblico non è un partito - si legge nell'appello - è un insieme di tante facce e storie diverse. Nessuno ha il diritto di cancellare le facce e le idee che non gli piacciono. Sono necessarie nuove e buone leggi per un forte servizio pubblico e una sa- na concorrenza. Si deve arrestare la lava grigia che sta seppellendo la libertà di espressione. Ma le nostre forze non sono sufficienti». Dunque, abbonati aiutateci. A sentire i promotori, in Rai si è davvero giunti a un punto di non ritorno: «Comportamenti umilianti e oltraggiosi», «violazione dei diritti della persona e le norme della buona educazione», «metodi arroganti», ricorrono negli interventi. Ricorrono invece nelle contestazioni le accuse di «divismo» e di «comunismo». «Una decina di volti noti pretendono di parlare a nome e per conto dei circa 1300 giornalisti Rai, di quanti cioè, senza clamore o vetrine, quotidianamente lavorano nelle redazioni, centrali e distaccate, per consentire proprio a loro di apparire» dice Massimo Minisini, leader del gruppo dei Cento. «Non si tratta di divismo replica Badaloni - infatti all'iniziativa hanno aderito molti "illustri ignoti". La verità è che una minoranza era contro i Professori, mentre una maggioranza è contro la gestione Moratti». Tutti «rossi» in Rai? Così la pensa Gustavo Selva, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera: «Credevo che la stagione dell'eskimo in redazione fosse finita. Vedo invece che Gruber e Badaloni vogliono restaurare il soviet che decide cosa deve fare il direttore, Carlo Rossella. Ai grandi cultori della par condicio ricordo che il contratto giornalistico riserva al direttore tutti i poteri di deci¬ dere forma e contenuto del giornale. Di ciò il direttore risponde all'editore e non ai redattori». «Non si tratta di politica - replica Badaloni - io sono lontanissimo dalle posizioni della Gruber o di Santoro, ma sento il bisogno di uscire da questa logica perversa del legame a filo doppio fra Rai e potere». Se in Rai si sta male, c'è comunque dove si sta peggio. «Non sappiamo se potremo continuare»: in apertura di tg i giornalisti di Tmc fanno notare la «difficile situazione» della testata. «E' arduo, quasi insostenibile fare informazione per chi è fuori dal monopolio, per chi ha la voglia, la pretesa di fare informazione libera, per chi è infinitamente più povero». Intanto dalle Stanze del Potere arrivano segnali contrastanti sul futuro della tv. La commissione voluta dal presidente Pivetti per esaminare le proposte di legge sull'emittenza, stenta a decollare. Ieri Pivetti ha sollecitato il Polo a consegnare i nomi dei componenti della commissione, incontrando molte resistenze all'iniziativa. «Non c'è motivo, basta la procedura ordinaria - ha detto Raffaele Valensise di An -. Si è appena risolta una crisi e questo governo ha annunciato in tempi rapidissimi una sua proposta legislativa». Ma di vero e proprio ostruzionismo si tratta, secondo Giuseppe Giulietti di Rifondazione. Che minaccia: «Senza regole non si vota». Raffaella Silipo Badaloni: non è divismo ma la maggioranza non vuole la Moratti Da sinistra, Piero Badaloni e Michele Santoro con Lilli Gruber Sopra, Carmen Lasorella

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