«Sono stato messo alla porta dai serbi» L'ambasciatore italiano che ha portato il piano di pace in Krajina

«Sono stato messo alla porta dai serbi» EX JUGOSLAVIA Torna lo spettro della guerra in Croazia dopo il no agli inviati di Europa, Onu, Usa e Russia «Sono stato messo alla porta dai serbi» L'ambasciatore italiano che ha portato il piano di pace in Krajina ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «E' stato uno schiaffone storico. Dopo che ci hanno sbattuto la porta in faccia siamo usciti fuori nella pioggia. Se n'erano andati via pure gli autisti...». L'ambasciatore italiano Alfredo Matacotta Cordella, presidente della Commissione congiunta per l'attuazione degli accordi economici tra Zagabria e la Krajina e rappresentante della Conferenza internazionale sull'ex Jugoslavia, non tenta nemmeno di nascondere la doccia fredda servitagli dai serbi di Knin. I leader della Krajina, la regione croata occupata dalle formazioni paramilitari serbe, lunedì sera hanno persino rifiutato di prendere in mano il piano di pace per la Croazia proposto dal cosiddetto gruppo «Z4» composto dagli ambasciatori americano e russo a Zagabria e dai due ambasciatori della Conferenza intemazionale sull'ex Jugoslavia, tra cui lo stesso Matacotta. «Eppure rappresentavamo l'Onu, l'Eu, gli Usa e la Russia. Si può praticamente dire tutto il mondo. In questo piccolo paese quasi deserto che è Knin ci hanno lasciato con le pive nel sacco. Per una mentalità occidentale rifiutare in questo modo una proposta di accordo seria è incomprensibile. Mi hanno ricordato i dirigenti comunisti degli Anni Cinquanta». Poche ore prima i quattro mediatori internazionali, accompagnati dall'ambasciatore francese (in quanto la Francia presiede all'Eu), avevano consegnato il piano «Z4» (45 pagine di soluzioni concrete per la crisi croata) al presidente croato Tudjman. Le autorità di Zagabria, pur con qualche riserva, l'hanno giudicato una buona base per i futuri negoziati per la reintegrazione pacifica della Krajina. «I dirigenti serbi di Knin non hanno nemmeno voluto prendere il documento in considerazione, ponendo come condizione la garanzia scritta del Consiglio di si¬ curezza dell'Onu che i Caschi blu rimarranno nelle zone protette della Croazia dopo il 31 marzo». Per quella data infatti Zagabria ha annunciato la revoca del mandato dell'Unprofor, perché a detta dei croati le forze di pace dell'Onu in due anni e mezzo si sono dimostrate del tutto inefficaci nell'adempimento della loro missione. «Il ritiro dell'Unprofor può portare a pericoli gravi. Venendo a mancare questa forza cuscinetto tra le due parti potrebbero teoricamente riesplodere gli scontri. Ma in pratica un barlume di accordo potrebbe evitare la guerra», dice Matacotta e spiega che proprio il piano «Z4» rappresenta una proposta seria per la soluzione pacifica. «E' assurdo che l'abbiano rifiutato proprio i serbi che insistono sulla permanenza dell'Unprofor. Il piano prevede infatti una presenza ed un controllo internazionali in Croazia». A detta dell'ambasciatore italiano la revoca del mandato dell'Un¬ profor da parte dei croati è una decisione definitiva. «Il prolungamento del mandato attestato sui confini di fatto non fa che cristallizzare la situazione col pericolo che venga accettato il fait accompli, sul modello Cipro. Ma sono convinto che se si arriva a un accordo politico non si può escludere un nuovo e diverso mandato dell'Onu in Croazia». Dopo il fiasco a Knin il gruppo «Z4» ha voluto recarsi a Belgrado per incontrare il presidente serbo. «Ma Milosevic ha rifiutato di vederci spiegando che si tratta di un affare tra Zagabria e Knin». Secondo Matacotta è difficile dire se i leader serbi della Krajina abbiano agito su direttiva di Milosevic, ma la chiave della soluzione politica è quasi sicuramente nelle mani del presidente serbo. Ecco perché il riconoscimento della Croazia da parte di Belgrado potrebbe cambiare tutto. Ingrid Badurìna

Persone citate: Alfredo Matacotta, Cordella, Ingrid Badurìna, Matacotta, Milosevic, Tudjman