«Diventerò io il Kohl italiano «Ma la Bindi minaccia una nuova scissione» di Augusto Minzolini

«Diventerò io il Kohl italiano «Diventerò io il Kohl italiano » Ma la Bindi minaccia una nuova scissione LA STRATEGIA DEL FILOSOFO IROMA 0 amo ripetere una frase di un ambasciatore della Serenissima del '600: "In politica bisogna sempre dire la verità, tanto non ti crede nessuno"». Seduto nel suo studio di piazza del Gesù un Rocco Buttiglione afflitto da una brutta influenza si lascia andare ad un elogio della propria coerenza. Con il tono di voce professorale che il malanno ha ridotto quasi ad un sussurro il «filosofo» prestato alla politica rintuzza gli attacchi dei suoi detrattori dentro e fuori il ppi. «Io ho sempre perseguito - spiega l'idea di uno schieramento moderato e, per raggiungere questo obiettivo, ho sempre ritenuto indispensabile disaggregare il polo. Anche la sinistra aveva interesse a smontare l'aggregazione che ha vinto le ultime elezioni: così abbiamo fatto un tratto di strada insieme a D'Alema. Solo che nel ppi qualcuno - furbescamente - ha pensato di trasformare questo atteggiamento tattico in una posizione irreversibile, dimenticandosi quello che avevamo deciso al congresso. Ora, dopo la fine del governo Berlusconi e il congresso di An che ha dato vita ad una destra democratica, si deve costruire questo centro moderato che può collaborare con la nuova destra. Di fatto, è la politica che mi sono dato fin dall'inizio: io sono andato avanti sulla mia strada, sono gli altri che hanno compiuto una svolta». Allora è vero, il professore ha scelto. Si è messo alle spalle l'accordo tattico di Gallipoli con D'Alema e ha aperto le trattative per un'intesa, questa volta strategica, con Berlusconi, Casini e Fini. Non per nulla ieri al primo incontro ravvicinato con il Cavaliere all'insegna della nuova strategia, Buttiglione è andato con delle posizioni aperte, senza pregiudiziali. Sulle elezioni a giugno, ad esempio, non c'è più un «no» rigido da parte del segretario del ppi: «La data di giugno - spiega - è terribilmente vicina e noi cercheremo di evitarla. Comunque, in caso contrario, ci adatteremo». Né il segretario del ppi chiude la porta all'ipotesi di un ritorno di Berlusconi a Palazzo Chigi. «Come dicono monsignor Dionigi Tettamanzi e il cardinale Giovanni Saldarmi - precisa - bisogna confrontarsi sui programmi. Berlusconi presidente del Consiglio? E' l'ultimo dei problemi». Né Buttiglione si dispera all'idea che la sua politica possa costringere personaggi come Mattarella e Rosy Bindi a lasciare il partito. «Faremo di tutto per persuaderli a rimanere, sapendo però che ognuno è libero di scegliere quello che vuole». Che ci sia qualcosa nell'aria, che sia finito il zigzagare di Buttiglione, ormai lo hanno capito tutti nel ppi. E automaticamente è tornato ad aleggiare il fantasma della scissione. Un epilogo che al di là delle dichiarazioni improntate alla «prudenza» e ai tatticismi è quasi scontato. Del resto come potrebbero restare in un ppi che si allea con Berlusconi e Fini gente come Elia o Mattarella? Così mentre nel consiglio nazionale del 9 febbraio si profila lo scontro decisivo tra le due anime del partito, molti dei protagonisti cominciano ad attrezzarsi anche per il dopo. E la prima che non he fa mistero è proprio Rosy Bindi, la «pasionaria» della sinistra. «Se il ppi sceglie la strada di Buttiglione - avverte -, io farò un altro partito popolare. Questo è sicuro. Comunque, non voglio di certo regalare a quello il marchio del partito. Per questo farò prima una battaglia interna e non è detto che non la vinca. Non sono più sola come una volta. Ad esempio, non credo che Franco Marini, che viene dal sindacato, possa accettare una linea che porta il partito a destra». Una posizione che spinge Roberto Formigoni, braccio destro di Buttiglione, a sposare l'ipotesi delle elezioni a giugno: la maggioranza degli attuali gruppi parlamentari, infatti, è in mano alla sinistra del partito e il voto risolverebbe più di un problema. «Dal punto di vista logico - osserva Formigoni - è preferibile votare a giugno, perché bisogna portare davanti agli elettori la novità che sta nascendo nel polo moderato. Inoltre i gruppi parlamentari non sono affatto rappresentativi del corpo del partito». Questi discorsi che annunciano tempesta e il pericolo di una «scissione» alle porte non impaurisono, però, più di tanto il segretario filosofo che può contare, a quanto pare, sull'appoggio del Vaticano e su solidi legami internazionali. Anzi, a sentir parlare Buttiglione ci si accorge che il «progetto», come lo chiama lui, viene da lontano. Nell'anticamera del suo studio echeggia il nome del cardinale Sodano, mentre sul suo divano viene pronunciato spesso il nome di Helmut Kohl. «Secondo me - spiega e rispiega Buttiglione - in Italia il modello da seguire è quello tedesco, uno schieramento moderato come quello capeggiato da Kohl. Anzi, se si arriverà ad un accordo tra noi e Forza Italia, nulla impedirebbe a quest'ultima di entrare nel gruppo del ppe a Strasburgo». Insomma, la sortita di Buttiglione va ben oltre le quattro mura di Piazza del Gesù. Non per nulla il segretario del ppi non si stanca di dare respiro alla sua «opzione» strategica. «Quello che dobbiamo evitare - è uno dei cardini del "Buttiglione pensiero" - è l'unità dei democratici contro gli altri. Perché da lì si ritorna alla consociazione, ai vecchi tempi: visto che fuori ci sono gli Unni possono governare solo i "democratici" e a loro tutto è permesso. Invece, biosogna dar vita a due schieramenti "democratici" alternativi. Per questo io auguro a Mario Segni di dar vita ad un Centro che possa dialogare con la sinistra, di fare né più né meno quello che io voglio fare con la destra». Ed ancora: «Molti non capiscono che c'è una rottura epistemologica con il passato. Ormai siamo in un sistema bipolare e sono cambiati tutti i connotati della politica. Per il ppi è una questione di vita o di morte. Dicono che bisogna tornare a De Gasperi, a Sturzo, non capisco perché non dicono a Rosmini, io dico che bisogna tornarci guardando avanti. La verità è che la resistenza che c'è nel ppi sulla mia politica è tutta ideologica, perché gli altri non hanno un'alternativa sul cosa fare. Eppoi, diciamoci la verità: credo che nella base del partito sia più radicato l'anticomunismo che non l'antiberlusconismo o l'avver¬ sione verso la destra che appartengono, invece, ad un certo tipo di quadri di partito». Fin qui la politica di Buttiglione, na il professore cosa chiederà a Berlusconi per sancire la nuova alleanza? «Intanto un'intesa - spiega il professore - sugli equilibri e i contrappesi che sono indispensabili in un sistema maggioritario. Bisogna trattare temi come l'indipendenza della magistratura, il ruolo del Capo dello Stato, l'indipendenza di giornali e tv, l'antitrust. Poi bisogna affrontare i problemi dell'economia e quelli posti dalla nuova povertà, da quel 35% di italiani che con lo stipendio non arrivano a fine mese. Ad esempio, c'è la questione dell'equità fiscale e quell'idea di un certo Di Pietro di "controllare i controllori", cioè controllare quelli che dovrebbero far pagare le tasse, non è da buttare». Augusto Minzolini «Con D'Aleitià abbiamo solo fatto un tratto di strada insieme Tutti e due volevamo nuovi schieramenti» MANCINO MARINI BUTTIGLIONE FORMIGONI SANZA DE MITA GARGANT FOLLONI 0INPJ R. R. JERVpÒLINO ANDREATTA Sopra: Roberto Formigoni Qui accanto: mons. Tettamanzi

Luoghi citati: Gallipoli, Italia, Strasburgo, Vaticano