La scienza perderà «Leonardo» di Piero Bianucci

INFORMAZIONE INFORMAZIONE La scienza perderà «Leonardo»? IN sua difesa si stanno mobilitando scienziati, associazioni culturali e sindacali, politici di Torino e della Regione Piemonte. Ma per adesso non ci sono risultati concreti. La sorte di «Leonardo», il telegiornale scientifico della Rai nato tre anni fa, in onda dal lunedì al venerdì sulla Rete 3, sembra molto incerta. E' una notizia triste in sé, e più triste per ciò che indirettamente rivela. In sé, in quanto con «Leonardo» la tv pubblica perderebbe una sua caratteristica qualificante. Per ciò che indirettamente rivela, in quanto l'impressione dei colleghi che ci lavorano è che «Leonardo» rischia di scomparire per trascuratezza nella gestione aziendale, gettando una luce preoccupante sulle inconsce tendenze autodistruttive che pare aleggino in viale Mazzini. Prodotto da una redazione con sede a Torino, «Leonardo» è stato un esperimento coraggioso. E riuscito. Nessuna televisione, pubblica o privata che fosse, aveva mai saputo dare alla scienza uno specifico spazio informativo quotidiano. L'idea era invece venuta a Leonardo Valente, già direttore della testata regionale. Pochi i mezzi: 5 redattori in tutto, da confrontarsi con l'esercito di 1500 giornalisti schierati dalla Rai; nessun archivio di immagini; un orario infelice e - ciò che è peggio per un giornale, il cui pubblico si costruisce sulla base di appuntamenti regolari - un orario ballerino: prima alle 13,45, poi a metà pomeriggio, infine alle 12,30 (circa...). Nonostante ciò, sotto la guida di Roberto Antonetto, «Leonardo» ha preso quota rapidamente, fili diretti si sono stabiliti con i maggiori centri di ricerca, il magazzino di filmati è cresciuto, la redazione si è costruito un patrimonio di credibilità, Inoltre, con «Tuttoscienze» era nato un rapporto di amichevoli scambi, con il fine di unire utilmente le poche forze disponibilì.'"E*9Scolto, ormai attestato intorno al milione di spettatori, premiava questo lavoro. Insomma, un'esperienza culturale che i vertici Rai avrebbero dovuto apprezzare e potenziare. Invece, in seguito a una serie di nomine fatte senza tener conto di quanto già esisteva, nasce dal nulla un nuovo tg scientifico a Roma e la direzione della testata regionale progetta la creazione di un «Tg Italia» che assorbirebbe in sé il tg dell'economia e «Leonardo»: un contenitore nel quale l'informazione scientifica sarebbe mescolata ai più vari temi di cronaca. «Leonardo», così, si spegnerebbe, pur senza che ci sia un killer preciso e deliberato. A questo punto forse sarebbe opportuno ricordare che «Leonardo» era nato anche per compensare almeno in parte la sede Rai di Torino di altre mutilazioni. Ma sarebbe riduttivo farne una questione campanilistica e trasformare in un piagnisteo provinciale ciò che invece è una perdita per tutto il nostro Paese. Ciò che va detto, invece, è che «Leonardo», negli impegni originari, doveva diventare il primo nucleo di una redazione scientifica al servizio di tutti i tg, ciò che avrebbe dato finalmente alla scienza uno spazio un po' più proporzionato all'importanza che essa ha nella nostra vita. Illusione. I 1500 giornalisti Rai, a parte qualche importante eccezione, hanno altro a cui pensare: sono tanti i politici da rincorrere, che forse si sentono persino in pochi. C'è, infine, una riflessione ancora più generale, e riguarda il significato che si vuole dare alla scienza nella nostra cultura. Probàbilmente l'ideale sarebbe che le notizie scientifiche non fossero chiuse in micromondi a sé stanti, come sembrano essere un tg scientifico e il supplemento che state leggendo. Si dovrebbe parlare e scrivere di scienza con la stessa disinvoltura e loquacità con cui si tratta di politica, sport, spettacoli. Purtroppo l'esperienza è che ciò non avviene. Per tante ragioni: siamo nipotini di Croce, i direttori dei giornali vengono tutti dalle cronache politiche, la scuola italiana è quella che è. E allora, perché non salvare almeno quella piccola oasi scientifica - chiamatela pure ghetto, se volete - che tanto interessa a chi trova che 28 minuti di politichetta casereccia su 30 di tg sono troppi? università europee e extraeuropee, per preparare giovani ricercatori, fisici, ingegneri, matematici nei prossimi 20 anni. In Italia, tale attività è coordinata dall'Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) da cui dipendono tutte le attività nel campo della fisica fondamentale nucleare e subnucleare connesse a istituti universitari e laboratori nazionali. Per quel che riguarda la fisica «istituzionale» del Cern, cioè la fisica delle particelle elementari, Lhc alle sue massime energie risponderà probabilmente a quasi tutti i quesiti insoluti sulla nostra comprensione delle forze fondamentali che regolano tutti i fenomeni naturali. In particolare Lhc darà una risposta definitiva all'origine della massa, cioè se esistono e quante sono le fantomatiche particelle di Higgs responsabili della differenzazione tra i fotoni (quanti di luce) e i bosoni intermedi, mediatori delle forze deboli (luce pesante). Inoltre Lhc produrrà in grande abbondanza il «top quark», il sesto tipo di quark, che è sfuggito fino ad ora, a una precisa identificazione, sebbene vi sia una forte evidenza sperimentale della sua esistenza, con una massa attorno ai 175 Gev, da misure fatte al Laboratorio Fermi di Chicago, in buon accordo con i risultati di precisione del Lep di Ginevra. Infine, e forse è questa l'avventura più affascinante, Lhc potrebbe scoprire una nuòva forma di materia, detta supersimmetrica, che prevede l'esistenza di un intera gerarchia di nuove particelle per spiegare l'enorme differenza tra l'energia tipica dei processi elettrodeboli e nucleari e la massa di Planck, cioè l'energia in gioco nell'interazione tra particelle ai primi istanti dell'universo. Piero Bianucci

Persone citate: Higgs, Leonardo Valente, Planck, Roberto Antonetto

Luoghi citati: Chicago, Ginevra, Italia, Piemonte, Roma, Torino