PLINIO IL GIOVANE TRA I LAPILLI DI POMPEI

PLINIO IL GIOVANE TRAI LAPILLI DI POMPEI PLINIO IL GIOVANE TRAI LAPILLI DI POMPEI colosi frangenti né un lamento né una espressione nien che virile, se non avessi trovato un disperato eppur gran conforto alla morte nel pensiero che io perivo insieme a tutti e con me il mondo». Un'altra delle lettere più famose è quella in cui Plinio, governatore in Bitinia, parla dei cristiani. E' diretta all'imperatore Traiano e vi si legge fra l'altro: «Non ho mai partecipato a inchieste sui Cristiani; non so pertanto quali fatti, e in quale misura, si debbano punire o perseguire. E con non piccola esitazione mi sono chiesto se non vi siano discriminazioni a cagione dell'età, o se la tenera età non debba essere trattata diversamente dall'adulta». E aggiunge: «Frattanto, ecco come mi sono comportato con coloro che mi sono stati deferiti quali Cristiani. Domandai a loro stessi se fossero Cristiani. A quelli che rispondevano affermativamente ripetei due o tre volte la domanda, minacciando il supplizio: quelli che perseveravano li ho fatti uccidere». Se la lettera fosse autentica, sarebbe la prima testimonianza del conflitto tra cristiani e Stato romano; ma gli studiosi sospettano giustamente che la lettera, data anche l'epoca, sia un falso. Del resto, sa- rebbe veramente difficile immaginarsi un tipo mite e conciliante come Plinio che fa uccidere qualcuno per motivi religiosi. Nella risposta di Traiano, improntata alla moderazione, si dice che i cristiani non «devono essere perseguitati d'ufficio». Quanto alle denunce anonime, «esse non devono aver valore in nessuna accusa, perché sarebbe un esempio detestabile e non degno del nostro tempo». Plinio nacque a Como, che lui chiama la sua «delizia» e per la quale fece molto, tra il 61 e il 62. Avendo perso presto il padre, fu adottato da quello che chiamiamo Plinio il Vecchio e che era fratello della madre. Dopo aver iniziato gli studi nella natia Como, si trasferi a Roma, dove fu allievo di Quintiliano, il primo professore ad avere una cattedra sovvenzionata dallo Stato. Ricco, colto e con la fortuna sulla visiera della berretta, il giovane non ebbe difficoltà a fare il cursus honorum. Il massimo della carriera lo raggiunse quando Traiano, nel 111, lo mandò come governatore in Bitinia, dove pare che sia morto due anni dopo. Le lettere, sicuramente limate e rielaborate per la pubblicazione, sono divise in dieci libri. A seconda dell'argomento che trattano, esse si possono distinguere in tre categorie fondamentali. Così abbiamo lettere che trattano di raccomandazioni, di questioni finanziarie, di impegni e di vicende proces*^K||k suali, dato che Plii f h Plinio fu anche avvocato. Poi ab- biamo lettere che parlano di avvenimenti pubblici o privati, di questioni letterarie, di usi e di costumi, di inviti e di relazioni sociali. Infine abbiamo pezzi di bravura stilistica, come per esempio la descrizione delle fonti del Clitumno. Leggiamo anche qualche necrologio: «Ummidia Quadritilla è morta a quasi ottant'anni, conservandosi fino alla sua ultima malattia vigorosa e anzi con un corpo solido e robusto più del solito in una matrona». E dire che la dama, a quanto pare, il corpo non se lo era davvero risparmiato! Robusta lei e robusti gli edifici che fece costruire, come l'anfiteatro di Cassino, il quale resistette perfino agli orribili bombardamenti americani del 1943-44. Il carteggio con Traiano, compreso nel secondo volume di questa edizione, è anche una preziosa testimonianza di come si vivesse nelle province dell'impero, che proprio sotto Traiano raggiunse la sua massima estensione. Ma dal carteggio balza agli occhi anche la differenza di carattere tra i due corrispondenti. Il grande latinista Luciano Perelli, recentemente scomparso, ha scritto: «Plinio si rivela funzionario scrupoloso e attento, talora però incerto e dibattuto tra il rispetto della logge e il timore di dispiacere alla volontà dell'imperatore, da un lato, e il desiderio di venire incontro ai desideri dei provinciali dall'altro. Traiano per parte sua risponde con la massima concisione e sicurezza di vedute». Plinio dedicò a Traiano anche il famoso Panegirico, che chiude il secondo volume. E' pieno di adulazioni, certo; ma dove sono gli scrittori che non hanno mai intonato l'Osanna ai potenti di turno? A parte questo, Traiano fu un personaggio di grande rilievo e anche un principe illuminato. Un solo esempio, piccolo piccolo: la tabula alimentaria di Traiano ritrovata a Veleia, sull'Appennino piacentino. Vi si legge che l'imperatore aveva istituito una specie di Cassa statale per aiutare le zone depresse, alle quali venivano dati soldi a un basso interesse, appena il 5%. L'utile veniva poi devoluto ai ragazzi poveri. La traduzione dell'epistolario è di Luigi Rusca e di Enrico Faelli. L'introduzione e il commento, invece, sono di Luciano Lenaz, il quale si richiama quasi sempre a studiosi stranieri, tedeschi per lo più. Era indispensabile? Se sì, allora ci si chiede che cosa producano le nostre facoltà umanistiche. E se le chiudessimo, come auspicavano Croce e Prezzolini? Anacleto Verrecchia Plinio il Giovane Lettere ai familiari Carteggio con Traiano Rizzoli. 2 voi., pp ino. L. 32 000

Luoghi citati: Cassino, Como, Pompei, Roma