A EST, A EST CON DOBLIN

A EST, A EST CON DOBLIN A EST, A EST CON DOBLIN Tra la Polonia e Berlino e interesse crescono, a alla fine viene fuori un libro: questo Viaggio in Polonia (uscito nel 1926) che Bollati Boringhieri presenta nell'ottima traduzione di Carla Vernaschi e Hens Fischer. Con entusiasmo e pignoleria, affabulazione e memoria storica Doblin rubrica un mondo che non molti anni dopo la guerra travolgerà. E' il mondo di Singer, l'atmosfera ebraico-orientale di tante pagine di Ruth, le cui riflessioni in Ebrei eiranti (1927) ben integrano il percorso dello scrittore tedesco. I pochi decenni che ci separano da questo libro sono anni luce: una distanza incolmabile che trasforma il lettore in una specie d'archeologo, incantato di fronte al miraggio di una civiltà che sopravvive intatta nelle parole. Ma Doblin stesso ammira e descrive quel mondo con lo stupore d'un bimbo. Già per lui l'ebraismo orientale, i suoi personaggi e riti, erano una realtà lontana, antica. E soprattutto qualcosa di disseminato, frastagliato. Qui per la prima volta, l'ebreo occidentale Doblin assimilato e laico (che, caso singolare, passerà al cattolicesimo nel 1941), scopre la grandezza del popolo ebraico. A contatto coi rabbi, visitando scuole e sinagoghe, soffermandosi a lungo nei ghetti, egli si avvede, come Kafka, che solo qui è radicata la spiritualità più profonda, che cementa insieme una vera massa, non una piccola élite. Una verità che vive tutta nel racconto, calata nel chiaroscuro quotidiano, fra aneddoti e rievocazioni. Questo diario di viaggio è un romanzo fatto di vicoli, di voci, di figurine ricamate sull'orlo di una provincia lontana nel tempo e nella memoria più che nello spazio. Volinia, Galizia sono le sue regioni accucciate verso Oriente. E qui c'è Leopoli, con la sua gente amichevole e tenera, con il brutale ricordo del pogrom. E a Nord, verso la Lituania, la città di Vilna, dove si fermò Napoleone durante la ritirata di Russia. Al centro, Lublino con le sue case che si sgretolano e la sua miseria nera. E l'antica città degli spiriti, Cracovia, con le sue chiese, il dedalo dei vicoli e la biblioteca Jagel Ionica. Una geografia che lentamente diventa percorso mentale, lenta divagazione in un tempo ritrovato. Uno spazio, infine, della familiarità: «Perché dovrei sentirmi straniero? - esclama Doblin -. Quando sarà notte, col treno correrò nell'oscurità, e questo sarà il

Persone citate: Carla Vernaschi, Doblin, Galizia, Hens Fischer, Kafka, Singer, Volinia

Luoghi citati: Berlino, Cracovia, Lituania, Lublino, Polonia, Russia, Vilna