con Vittorini e Carlo Levi
con Vittorini e Carlo Levi con Vittorini e Carlo Levi pie vendute in tutto il mondo. Ma, prima che gli Anni Quaranta spirassero nei Cinquanta, un altro discusso, vituperato dalla critica italiana sempre restia a considerare i diritti del lettore, ma amatissimo dai più, long seller interesso non solo l'Italia ma tutto il mondo. Per i tipi di Rizzoli venne pubblicato il primo volume della fortunatissima saga della Bassa Padana, la lotta tra l'energico prete don Camillo e il baffuto sindaco comunista Peppone di Giovannino Guareschi, Mondo Piccolo (1948); i volumi seguenti e i film che ne trasse Julien Duvivier moltiplicarono il successo. Per l'esattezza nel 1947 era venuto stentatamente al mondo un futuro long seller: Se questo è un uomo di Primo Levi. Non era un romanzo, era un ricordo fedele del chimico reduce da Auschwitz, Primo Levi. Il libro s'è detto era già uscito presso la poco conosciuta casa editrice torinese De Silva, dopo esser stato respinto da varie case editrici maggiori, e se ne vendettero pochissime copie. Sarebbe diventato il piìi gran resoconto sullo sterminio solo undici anni dopo, quando, finalmente, sarebbe apparso nei saggi di Einaudi (1958). Nei primi libri del dopoguerra la realtà vince quasi sempre sulla fantasia. edito a Roma (1944). Mondadori mandava in libreria la ristampa de II descìto dei Tartari, il celebre romanzo di Dino Buzzati (1940), La favorita di Giovanni Comisso, un titolo nuovo per i saggi de L'italiano errante per l'Italia (1937), Fuga, racconti di Alba De Cespedes bloccati dalla censura fascista (1941), insomma quanto aveva a disposizione nel settore italiano la grande casa editrice commissariata durante la guerra civile. Il 1945 vide anche crescere il successo di Kaputt di Curzio Malaparte già apparso a Napoli (1944) presso l'editore Casella, megalomane quanto grandiosa celebrazione di se stesso come inviato speciale nelle guerre fasciste, scritto in Ucraina e in Polonia e finito a Capri nel 1943, destinato a una notorietà internazionale ma non amato dalla critica italiana, considerato con un misto di scandalo, di esasperazione e anche d'invidia. Un long seller sicuro. Curzio Malaparte replicò, comunque, cinque anni dopo con La pelle che uscì prima in francese presso Denoél (1949) e solo successivamente in italiano da Aria d'Italia, raccolta di scene atroci della vita a Napoli durante l'occupazione alleata, un servizio da inviato speciale nel cattivo gusto dell'orrore, ristampato in centinaia e centinaia, migliaia di edizioni, e milioni di co¬ Oreste del Buo
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