Superliquidazione Sagat satto accusa

Processo agli ex dirigenti della società aeroportuale per appropriazione indebita Processo agli ex dirigenti della società aeroportuale per appropriazione indebita Superliquidazione Sago! satto accusa Bordon patteggia per i 650 milioni all'ex direttore Una superliquidazione di 650 milioni a un direttore che si dimette e uno strano «prestito» di 40 milioni a un dipendente che fa campagna elettorale per il partito del presidente: due storie che hanno provocato vivaci polemiche alla Sagat e che ieri sono approdate in pretura a Ciriè. Alla sbarra gli ex dirigenti della società aeroportuale: il presidente Maurizio Bordon, l'amministratore delegato Mario Parenti, il direttore generale Maurizio Crespigni e un operaio, ex sindacalista del psi, Felice Filippis. Rispondono tutti, a vario titolo, di appropriazione indebita. Un reato di poco conto per Bordon, inquisito dal pool di mani pulite: per quelle mazzette ha patteggiato nei mesi scorsi davanti al gip torinese un anno e 9 mesi di reclusione e restituito 290 milioni. E ieri Bordon ha deciso di uscire anche da questo processo di Ciriè: un mese e mezzo per chiudere il conto con la giustizia. Gli episodi di appropriazione indebita sono diversi. Due riguardano l'ex direttore Crespi- gni che nel novembre '91, quando decise di lasciare la Sagat, se ne andò con una liquidazione di 650 milioni, una cifra ritenuta dai periti dell'accusaa, esageratamente gonfiata. Gli stessi consulenti hanno definito gli stipendi percepiti da Crespigni negli ultimi anni «iperbolici». Da qui le imputazioni di approprazione indebita per i vertici dell'azienda. L'ultima ipotesi riguardava invece l'ex sindacalista Felice Filippis, operaio bagagliere allo scalo, ma attivista socialista. Filippis nel febbraio '90 ricevette 40 milioni da Crespigni. «Era un regalo. Me li hanno dati per organizzare la campagna elettorale per i candidati socialisti scelti da Bordon, Siracusa per il Comune e Mollo per la Regione» ha sempre detto l'operaio. Di diverso parere Bordon e Crespigni: «Aveva bisogno di soldi per comprare una casa nel Canavese. Si trattava di un presti¬ to che lui non ci ha più restituito». Filippis era stato licenziato e un mattino si presentò in Procura a Torino e raccontò la sua storia. Così partì l'inchiesta. E tra le pieghe dell'indagine venne fuori anche la storia della superliquidazione a Crespigni. Che si difende così: «Macché gonfiata. Le mie erano dimissioni concordate con la società. Che, come capita sempre in questi casi, mi ha elargito una congrua buona uscita». Evidentemente così la pensano i vertici della società, che non ha ritenuto opportuno costituirsi parte civile nel processo. Ma si è trattato di appropriazione indebita? I difensori Zancan, Giordanengo, Rossa e Giacobina sostengono di no. Tocca ora al pretore Macchione stabilire se gli stipendi di Crespigni (450 milioni già nell'89) e la sua buona uscita sono congrui. E, anche, se i 40 milioni di Filippis erano davvero un regalo per la campagna elettorale. Se ne parlerà il 23 prossimo. Carlotta Oddone L'ex presidente della Sagat Maurizio Bordon (da sinistra) con l'ex direttore Maurizio Crespigni

Luoghi citati: Ciriè, Siracusa, Torino