Di Chiara: qui rischiamo di fare la fine di Escobar

Di Chiara: qui rischiamo di fare la fine di Escobar Di Chiara: qui rischiamo di fare la fine di Escobar ALLA RICERCA DEI COLPEVOLI COVERCIANO Al così uniti (nella decisione di fermarsi) ma anche mai così lontani. Matarrese arriva a Firenze alle 10. Sospende i lavori dell'assemblea di allenatori e capitani di A e B, annuncia che partirà sùbito per Roma dove incontrerà Pescante e dice: «Vorrei che nessuno si esprimesse: lasciate che siano le istituzioni a decidere». E si scatena la polemica per veleni antichi: allenatori e giocatori vogliono entrare nella stanza dei bottoni. Campana e Vicini parlano in strettissimo duetto: «E' lo sport intero che si deve fermare». Campana aggiunge: «A novembre avevo denunciato: prima o poi i capitani di due squadre opposte in un match diranno che non si può proseguire. E' successo a Genova (ma sarà poi smentito da Casarìn: la decisione, secondo il referto di Beschin, sarebbe stata presa dalle forze dell'ordine, ndr). Una denuncia accolta con sarcasmo. E oggi decidono cosa fare senza invitare o interpellare giocatori e allenatori». In mezzo a questi veleni, il calcio si interroga sgomento. Fiumi di parole per difenderlo («Abbia- mo tutti delle colpe, ma da qui a dire che il calcio crea violenza ce ne corre», Mazzola). Ma anche idee, suggerimenti, consigli per chiudere una spirale violenta. Mondonico lancia un appello allo Stato: «Occorre reagire con durezza, prendere un atteggiamento serio. Bisogna far giocare almeno una partita a porte chiuse o, in seconda analisi, far assistere a tutte le gare solo gli abbonati. Così se accade qualcosa, sappiamo a chi dare la colpa». Invoca più severità Simoni: «A Udine, tempo fa, fu accoltellato un tifoso. E ai colpevoli furono concessi gli arresti domiciliari: assurdo. Io eviterei di mandare i tifosi in trasferta e limiterei i gruppi organizzati. So che può suonare come una sconfitta per il nostro mondo, ma mi sembra la soluzione più giusta». D'accordo anche Bigica, capitano del Bari: «Per un po' di tempo blocchiamo treni speciali e trasferte organizzate, dove per i teppisti è più facile nascondersi. Ma anche i giocatori devono contribuire: smettiamo di istigare il pubblico con atteggiamenti irresponsabili». C'è paura. La trasmette Di Chiara: «E' giusto fermarsi o la violenza raggiungerà tutto e si arriverà a sparare, come in Colombia, dove hanno ammazzato Escobar». Signori: «Siamo al punto in cui bisognerebbe che i tifosi viaggiassero solo in treno o in pullman scortati. Purtroppo il calcio è palcoscenico per sfogare le amarezze della settimana». Il capitano del Genoa, Torrente, ancora scioccato: «Mi auguro che le voci di complicità fra tifoserie e società siano infondate. Altrimenti bisognerebbe davvero chiudere gli stadi alla gente». Marchioro evita di dare indicazioni: «Mi limito a un appello: guai ad arrenderci». E se la decisione di sospendere il campionato per una domenica ha diviso all'inizio giocatori (favorevoli) e allenatori (contrari o scettici), alla fine ha visto riuniti tutti insieme per dare un segnale forte. Può bastare? Galeone attacca senza mezzi termini Matarrese: «Quel che ha detto in tv è allucinante. Se non ci fermassimo ora, quando lo avremmo fatto? E' stato un assassinio premeditato, bisogna intervenire». Come? Zeman suggerisce di «educare la gente a reprimere duramente la delinquenza che c'è in tutti gli strati sociali». Boskov invita lo Stato a usare «le maniere forti e tutti i mezzi che ha a disposizione». Per Scala e Sonetti «finora si è parlato troppo e fatto poco». E Lippi: «E' ora di riflettere e agire». Materazzi l'avrebbe fatto subito, sospendendo al 45' le gare, domenica scorsa. «E io propongo di abolire le dichiarazioni post partita interviene Bolchi -: con parole a caldo si fomenta la violenza». Brunella Ciullini Boniperti è contro lo stop

Luoghi citati: Colombia, Firenze, Genova, Roma, Udine