Un fantasma a caccia di quadri

CASA RUSSIA Chi è l'uomo che, esportando clandestinamente in Usa novemila dipinti, salvò l'arte sovietica dissidente? CASA RUSSIA Un fantasma a caccia di quadri BURANTE gli Anni Sessanta circolava tra gli artisti in Unione Sovietica la storia di un pesciolino d'oro. Era una variazione sul tema di una fiaba russa. Un giorno un artista pesca un pesce d'oro. Il quale dice all'artista: hai diritto a tre desideri, che cosa vuoi? L'artista: una dacia vicino al mare. Il pesce: esaudito. L'artista: una donna insieme con la dacia. Il pesce: esaudito. Ora il tuo ultimo desiderio. L'artista: essere ammesso nell'Unione degli Artisti. Il pesce: esaudito. Adesso non hai più nessun talento. Questo per dire come gli artisti non riconosciuti dallo Stato vedevano i loro fratelli devoti al Realismo Socialista. Solo che mentre questi ultimi prosperavano a spese del governo, quelli clandestini facevano la fame. Ritenuti dei dissidenti e dei sovversivi per il solo fatto di non lavorare alla propaganda socialista, erano costretti a dipingere di nascosto, spesso piegati sotto i tubi del riscaldamento in cantina, in ambienti senz'aria e senza luce. Non avevano diritto a comprarsi tele e colori e dovevano arrangiarsi con quello che trovavano. E quasi sempre erano mantenuti dalle proprie mogli in appartamentini gremiti di parenti e bambini. Questo è il lato bello della storia. Il lato brutto è che se il Kgb li scopriva potevano essere arrestati, deportati o ammazzati. Molti di loro, negli anni da Kruscev ad Andropov, sono spariti. Di fronte alla legge erano colpevoli di parassitismo sociale. Evgeny Rukhin, il più carismatico dei pittori russi dissidenti, morì bruciato con tele e pennelli a Leningrado, nel rogo che distrusse il suo studio nel 1976. «Rukhin era un punto di riferimento per tutti gli altri artisti, bruciare il suo studio fu un avvertimento generale», sostiene Norton Dodge, professore di economia in pensione. Ma che cosa ne sa questo tranquillo signore di Oklahoma City delle sentine del regime socialista? Qui viene il bello. Nel gennaio del 1993 il professor Dodge, camicia salmone, cravatta verde e giacca di tweed con le toppe, entra nello scompartimento di un treno che sta lasciando la Union Station di Washington, e si mette a chiacchierare con uno sconosciuto. Non sa che quel signore dalla barba grigia e i modi vivaci si chiama John McPhee ed è uno dei più straordinari scrittori americani, un maestro del giornalismo narrativo che, oltre a militare nelle file del New Yorker da decenni, insegna alla Princeton University e ha due dozzine di libri al suo attivo (Adelphi, che di McPhee ha già pubblicato // formidabile esercito svizzero, sta preparando per primavera Il controllo della natura). Insomma Dodge e McPhee si scoprono. E due anni dopo il frutto della loro conversazione in treno diventa Tìie Ransom of Russian Alt [Il riscatto dell'arte nissa, Farrar, Straus & Giroux), un libro appena uscito >! _ negli Stati Uniti che per la prima volta racconta la stupefacente avventura di un goffo professore di economia dell'Università di Maryland, che pur non capendo quasi nulla d'arte, ha messo in salvo vent'anni di storia dell'arte russa. «Se non avesse collezionato quei lavori, ora molti di essi sarebbero distrutti. Gli Anni Sessanta e Settanta sono stati un grande momento dell'aite russa», dicono gli esperti del Metropolitan Museum. «Non è un'esagerazione dire che Norton da solo ha salvato l'arte contemporanea russa dall'oblio più totale», ha spiegato a McPhee il critico d'arte Victor Tupitsyn. Si parla degli anni di Kruscev e di Breznev. E per dare un'idea delle vessazioni a cui erano sottoposti coloro che non seguivano l'arte di Stato, basta ricordare quello che accadde nel 1962, quando l'Unione degli Artisti organizzò a Mosca una grande mostra per celebrare i trent'anni del Realismo Socialista e invitò anche qualche artista «nuovo» a partecipare in stanze separate. Kruscev si fermò di fronte a una di queste tele e chiese chi l'avesse dipinta. Quando il giovane Boris Zhutovsky si fece avanti, gli disse: «Dovresti vergognarti. Sei un pederasta o un uomo normale?». E ancora: «Il popolo e il governo si sono occupati di te, e tu li ripaghi con questa merda?». John McPhee osserva bene il suo compagno di treno, lo descrive come un signore simpaticamente trasandato che assomiglia a un letto sfatto, ma noli trova ri¬ sposta a tutti i misteri che lo circondano. Se per esempio Dodge lavorasse in qualche modo per la eia (opinione diffusa nell'ambiente diplomatico). O come sia riuscito a fare uscire clandestinamente dall'Unione Sovietica 9 mila opere d'arte senza il tacilo aiuto del Kgb. Oppure dove abbia trovato i tre milioni di dollari che ha speso in questa impresa. Inoltre, a rendere le cose più strane c'è il fatto che il professor Norton Dodge sia tutt'altro che un intenditore. Di fronte a qualunque opera il suo commento più articolato è: «Interessante. Molto interessante». Altro mistero, l'uomo che è riuscito a eludere la sorveglianza dell'Intourist e con la torcia in mano ha girato di notte i vicoli più bui di Mosca, Le- ningrado, Charkov. Kiev, Odessa, Tbilisi, Tallin, Baku e Yerevan incontrando più di seicento unisti clandestini, a casa propria è il tipo che non saprebbe nemmeno andare a fare la spesa senza perdersi. Non pochi artisti lo sospettavano di essere un agente segreto o un informatore. Dodge ammette di essere stato avvicinato dalla Cia, ma di aver rifiutato. Anzi, per anni ha avuto una paura da morire di sparire nel nulla, come un certo armeno che per qualche tempo lo aveva aiutato a portare delle opere fuori dal Paese. Quello che è certo è che quest'uomo distratto e impataccato, con la scusa di fare ricerche per un saggio «sulla posizione delle donne sotto Stalin», come dicono scherzosamente i suoi colleghi (il saggio era davvero sul ruolo delle donne in Unione Sovietica), negli Anni Sessanta e Settanta ha girato Ucraina, Georgia, Bielorussia e il resto dell'Asia Centrale sovietica elargendo dollari a tutti i piii importanti artisti russi che lavoravano clandestinamente. Ha frequentato i concettuali Melamid, Shteinberg, Pivovarov e Kabakov. Ha scoperto il fascino dei miai e dei paesaggi di Vasily Sitnikov, che conta tra i suoi collezionisti anche Pinochct e Elisabeth Taylor. E ha frequentato naturalmente Evgeny Rukhin.+l'artista più importante di tutti e il solo a invitare apertamente gli stranieri nel suo studio e; a non nascondere la propria professione. Rukhin aveva 32 anni quando mori, ed era, pare, bellissimo, alto e con i capelli e la barba mollo lunghi, insolitamente ricercato nel vestire* Frequentava le ambasciate come molti altri artisti che cercavano l'approvazione degli stranieri, ben sapendo che la maggior parte dei diplomatici non avrebbero distinto una tela da una carta da parati. C'era anche Rukhin alla mostra clandestina che nel '74 si tenne a Mosca: 23 artisti in 24 metri quadri, mille visitatori in una settimana. Rukhin presenta Norton Dodge a Leonid Borisov, che gli vende dei quadri astratti alla maniera costruttivista degli Anni Venti; e anche a Vladimir Ovchinnikov, le cui «figure robuste», nelle parole di Dodge, «riflettono le vicissitudini della vita in Russia». Poi, nel '76, Rukhin accompagna Dodge in un viaggio d'affari a Tallin. Sul treno che di notte li conduce in Estonia, due contadini con cui dividono lo scompartimento puzzano talmente di letame che Dodge si alza e vuota nell'aria un'intera bomboletta di deodorante. 1 contadini lo guardano a bocca aperta e uno di loro commenta: «Gli americani sono cosi sofisticati che usano uno spray pei- stirarsi i vestiti». Pochi giorni dopo, Norton Dodge sta volando da Mosca a New York, (mando Rukhin perde la vita nell'incendio del suo studio. Muore con lui anche la moglie di un amico, con cui probabilmente stava facendo l'amore. McPhee riferisce almeno quattro diverse versioni sulla loro morte, ma la sola cosa chiara e chi; difficilmente si e trattato di un incidente. Galina Papova, la coraggiosa moglie di Rukhin a cui un giudice disse: «Se non lascerà la Russia i suoi tìgli se ne andranno come suo marito», vive ora in Texas a San Antonio. E' in coniano con Dodge, che nel frattempo ha donato gran pane della sua collezione - inclusi molti Rukhin, che hanno raggiunto la quotazione di 25 mila dollari - alla Rutgers University nel New Jersey. Dei seicento artisti le cui opere Dodge ha salvato portandole nel Maryland, cento sono venuti col tempo a vivere in America, ma pochissimi hanno avuto fortuna. «Essere perseguitali lo stimolava - ha detto (ialina Popova a John McPhee -. Li guardi adesso. Non interessano a nessuno. Fra quando tenevano in iantina il loro lavoro, che la gente li cercava. Yuri Petrochenkov e andato a Parigi. Ha scritto in Russia: "Non venite. Nessuno è interessalo". Non gli hanno creduto Credevano che fosse un agente». Livia Mancia Neil '«operazione» spesi 3 milioni di dollari: come riuscì a evitare i controlli del Kgb Docente in pensione o un agente della Cia? Un libro-inchiesta di John McPhee Uno dei quadri del pittore dissidente Boris Penson. Sopra: lezione d'arte ortodossa degli Anni 70 nella galleria Tretyakov di Mosca A destra: Nikita Kruscev