Israele quel muro antiti-terrore

Israele/ quel muro miti-terrore Israele/ quel muro miti-terrore Perché il divorzio tra ebrei e palestinesi LA PACE ADESSO la soluzione potrà essere una sola e una soltanto: raggiungere una massima separazione fra i due popoli, creare fra israeliani e palestinesi un confine rigido e fortificato, corredato da ogni mezzo atto ad impedire una qualsiasi infiltrazione. Certo, non sarà un «Muro di Berlino», vi saranno praticati punti di passaggio - ma chiunque vorrà passare di qua o di là sarà controllato e identificato, proprio come si fa al passaggio di ogni frontiera fra due Stati. Questa è l'unica soluzione logica che oggi possa essere messa in pratica, e ciò per una sola ragione: la disgraziata impresa israeliana di insediamento nei Territori, che ha portato i due popoli a mischiarsi insieme. Per potere ripristinare la separazione un tempo esistente, il governo d'Israele dovrà procedere al più presto all'esecuzione di un referendum nazionale, nel quale i cittadini dovranno rispondere ad una domanda: «Sei prò o contro la separazione fra i due popoli per mezzo della creazione di un nuovo confine, che resterà in vigore fino a quando sarà possibile raggiungere una sistemazione definitiva?». Questo nuovo confine, lungi dall'esser simile (come certi osservatori hanno accennato, indicando i pericoli inerenti) a un «Muro di Berlino», la cui intenzione era solo impedire ai sudditi di un regime totalitario di raggiungere la libertà, rappresenterà l'unica possibilità di separazione del tipo di quella vigente fra tutti i popoli del mondo. Sarà un confine simile, pressappoco, a quello che è stato per quasi ventinove anni il confine fra Israele e la Giordania, che nonostante fosse nella sua maggior parte non fortificato, è stato generalmente considerato una barriera insorpassabile posta fra due Stati. A causa della Fata Morgana chiamata «La Grande Israele» (in ebraico il concetto è espresso nei termini di «Israele integra»), gli ebrei si sono illusi di poter essere, in piena era moderna, l'unico popolo al mondo che possa compiere l'impossibile: dominare un altro popolo privo di diritti ma di consistenza numerica pari alla metà di quella del suo dominatore. Già da duemila anni a questa parte gli ebrei si erano illusi anche di poter fare un'altra cosa; di riuscire ad essere l'unico popolo al mondo disperso fra tutti gli altri popoli e tutte le altre nazioni, senza avere una propria sede territoriale - e così hanno creduto fino a che poi la Seconda guerra mondiale ha insegnato loro quale terribile prezzo deve pagare un popolo che si rifiuta di vivere come tutti gli altri popoli. E adesso gli ebrei pagano a caro prezzo la loro follia di aver voluto mischiare insieme due popolazioni diverse. Nel momento in cui il referendum vidimerà il ripristino del concetto di separazione, l'opera intesa a creare la rete confinaria sarà considerata uno dei progetti nazionali di massima urgenza e verrà imposto ai cittadini un «Prestito di Confine» simile a quei «Prestiti di Guerra» imposti un tempo in Israele, e ciò per mobilitare al massimo grado i mezzi atti alla creazione di un confine sicuro, simile a quello che è tutt'oggi il suo confine Nord, che separa Israele dal Libano, o quello che, come si è già detto, è stato da dopo la Guerra dei Sei Giorni fino ad oggi il confine con la Giordania. Un «sì» concesso al referendum da parte di una buona maggioranza di cittadini israeliani potrà conferire a questo così esitante governo un mandato con l'aiuto del quale il governo stesso potrà superare lo stato di confusione e di ricatti che dominano oggi il sistema politico israeliano per quanto riguarda la necessaria separazione fra i due popoli, e in special modo per quanto riguarda l'evacuazione degli insediamenti ebraici nella West Bank e nella Striscia di Gaza che non vorranno restare sotto giurisdizione palestinese. Il fatto potrà oltresì chiarire ai palestinesi quali siano le intenzioni di Israele rispetto alla sistemazione definitiva dei confini e darà un nuovo impulso al processo di pace. Perché solo e soltanto in una situazione di chiara e netta separazione fra israeliani e palestinesi sarà possibile mandare avanti il processo di pace e raggiungere un accordo finale. Nel frattempo, nei Territori oltre il confine sorgerà de facto uno Stato palestinese, che sarà tenuto responsabile degli atti di ostilità e di terrorismo compiuti da persone provenienti dalle zone sotto il suo controllo. I soldati israeliani non dovranno più correre per i vicoli dei campi profughi o per le strade delle città arabe alla caccia di «ricercati» o di «sospetti», ma saranno effettuate sulla polizia palestinese e sulle altre sue forze dell'ordine le maggiori pressioni affinché non esitino a sradicare il male dal loro stesso seno. E' necessario far sì che i palestinesi non siano più sudditi oppressi e pericolosi e divengano invece «padroni di casa» consci delle proprie responsabilità - e dall'essere oggi vicini-rivali divengano domani vicini-amici. Abbiamo già visto, negli Anni 50, come i pesanti colpi inferti da Israele all'Egitto e alla Giordania riuscirono a far cessare gli atti terroristici effettuati da persone provenienti da quei Paesi, e fra il 1957 e il 1967 si verificò sui confini fra Israele e quegli Stati una calma stupefacente, nonostante lo stato di guerra ufficialmente vigente nella regione. In tutto il mondo vediamo oggi i popoli separarsi l'uno dall'altro: hanno fatto così perfino i cèchi e gli slovacchi che hanno vissuto in perfetta armonia per molti anni ed hanno sofferto insieme gli attacchi di comuni nemici. Non c'è al mondo nessun posto in cui una reale binazionalità (cioè dove vivano insieme due popoli la cui consistenza numerica sia quasi pari) possa avere una vera probabilità di successo. Anche fra popoli sviluppati e godenti di democratica eguaglianza di diritti sorgono non trascurabili problemi; figurarsi dunque fra due popoli fra cui esiste un conflitto così amaro e sono tormentati da tremendi ricordi di un vicino passato ed uno dei due popoli è privo di diritti e assoggettato all'altro popolo. Durante gli ultimi ventott'anni l'unico contatto fra palestinesi e israeliani si è stabilito solo per mezzo di sangue e di sofferenze. Operai palestinesi sfruttati in cantieri edili israeliani e soldati israeliani spauriti pattuglianti in seno ad una popolazione ostile. Crudeli atti terroristici da una parte e coprifuoco e punizioni collettive dall'altra. Dunque, la separazione è ciò che il momento richiede. Solo quando verrà interrotto questo orrendo contatto si potrà lentamente costruire un nuovo e normale contatto fra due popoli viventi ognuno in un suo proprio Stato sovrano. Sostenere che il processo di pace provoca il terrorismo è solo una pura menzogna. Così presto sono stati dimenticati i tremendi atti terroristici compiuti durante il governo del Likud diretto da Begin, gli assassini compiuti nella regione di Tel Aviv, il pullman che un terrorista arabo fece precipitare in un burrone sulla strada per Gerusalemme uccidendo così diciassette persone, gli accoltellamenti di donne e bambini per le strade di Gerusalemme? Molti ebrei sono stati uccisi anche durante il governo del Likud. E' vero: atti da kamikaze, con addosso una cintura piena di esplosivo, sono una cosa nuova ed estremamente pericolosa, ma se i partiti di destra ritorneranno al governo, i kamikaze si toglieranno forse il tritolo dalle cinture e si adorneranno di fiori? No, solo un confine vero e netto potrà arrestarli, e per poter creare un confine bisogna accettare l'idea della separazione. Il maggior problema che ha afflitto gli ebrei è insito nel fatto che la loro identità è composta sia da una religione e sia da una nazionalità, cosa che ha permesso loro, fino dai primissimi giorni della loro storia, di vivere in seno ad altre nazioni e vagare in territori stranieri senza mettere in pericolo il nucleo della loro identità. Non deve dunque meravigliarci il fatto che proprio gli elementi religiosi nazionalisti, che sentono con maggiore intensità l'identità ebraica, abbiano trascinato dietro di sé tutto il popolo nell'avventura degli insediamenti inseriti nel più intimo tessuto di un altro popolo, senza immaginarsi quali avrebbero potuto essere le tremende e gravi conseguenze del loro atto. La vera intenzione del Sionismo era invece ricondurre gli ebrei in un territorio dove essi avrebbero finalmente potuto vivere come un popolo normale, vale a dire solo essi stessi e insieme a nessun altro. La separazione è dunque ciò che apporterà agli ebrei e ai palestinesi calma e pace. Riusciranno però gli israeliani a trovare la chiarezza e la ferma volontà di percorrere questa strada, mentre i corpi martoriati delle vittime riempiono i loro animi di dolore e di collera? A. B. Yehoshua Presto un referendum chiederà ai cittadini «Sei prò o contro un nuovo confine?» Finisce l'illusione di poter dominare un altro popolo privo di diritti

Persone citate: Begin, Morgana, Yehoshua