«L'eutanasia» degli anglicani

«L'eutanasia» degli anglicani Scandalo e polemiche dopo la morte di monsignor David Johnson, il prelato dongiovanni «L'eutanasia» degli anglicani Boston e il suicidio del vescovo prodigio E RELIGIONE IBOSTON L 14 gennaio il vescovo episcopale di Boston, David Johnson, si è puntato un fucile alla testa e ha premuto il grilletto. Come tutti sanno, ò stato un episodio imbarazzante. Naturalmente, fatti del genere lo sono ovunque, ma lo sono soprattutto quando avvengono in una graziosa casa di un elegante quartiere e sconvolgono una popolare chiesa di cui lui era il rispettato vescovo. Ma, forse, non ò così facile essere un rispettato vescovo in una chiesa tanto popolare, certamente non a fine millennio. La chiesa episcopale non è altro che la chiesa d'Inghilterra trapiantata all'estero e si può dire che gli anglicani siano cattolici senza Papa, ma provvisti di mogli e di elevate aspirazioni liturgiche, oltre che di una spiccata devozione per il senso estetico. In tempi di paganesimo dilagante, rappresentano una religione che galleggia su un mare vagamente teologico, situato tra le semplificazioni del protestantesimo e le complicazioni del cattolicesimo. Ma c'ò stato un tempo in cui non era così, quando gli ecclesiastici anglicani erano simboli di santità, grandi poeti (come John Donne) e martiri eroici. Ma con il chiudersi dell'epoca di Enrico Vili e del grande scontro con Roma l'anglicanesimo perse di mordente e divenne sinonimo di «establishment»: un processo tutt'altro che sorprendente, se si pensa che il suo capo spirituale era anche il sovrano temporale. Gli anglicani si sposarono, fecero figli, andarono a caccia e scalarono i gradini della scala sociale. E a parte alcune eccezioni - Trollope, Barchester, Eliot, Macaulay - lasciarono tracce minime nella vita intellettuale. L'anglicanesimo si trasformò in una religione civile e, mentre l'impero che l'aveva diffuso si decomponeva, si inventò una nuova missione, una missione che Johnson - come il suo collega sudafricano Desmond Tutu ha saputo rappresentare con grandissima abilità. Dal punto di vista teologico, questa missione ò ecumenica, ma l'apostolato è consistito nell'adesione alle tesi del «politicamente corretto». Non c'è causa di quest'ultima parte del ventesimo secolo a cui gli episcopali non abbiano aderito: le rivoluzioni nel Terzo Mondo, l'ecologismo, il femminismo, l'attivismo gay, l'antimpcrialismo, l'anticolo- nialismo, il sacerdozio femminile. In effetti, la Chiesa anglicana non si sarebbe mai sognata di «licenziare» uno dei suoi prelati, come è avvenuto per il vescovo cattolico di Evreux. Non avrebbe potuto. In parto perché non ritiene possibile che possa esistere qualcosa come l'eresia e in parte perché ogni diocesi è autonoma, senza il controllo di un'autorità centrale (da qui il nome episcopale). Questa caratteristica è ciò che ha reso questa confessione così attraente e tanto amata da coloro che non hanno convinzioni dogmatiche. Inferno e Peccato si sono trasformate in semplici metafore. La chiesa è diventata confortevole come il divano dello psicanalista. E in nessun posto come nell'America degli Anni 60 e in nessuna città d'America più di Boston. Mentre a Londra il sinodo continuava a discutere sul sacerdozio femminile, gli episcopali d'America lo realizzavano. Fu proprio il vescovo Johnson a consacrare il primo vescovo donna, Barbara Harris, a Boston. Adesso, non soltanto il vescovo si è sparato, ma due settimane più tardi si è scoperto che oltre a essere un assiduo frequentatore di prostitute era anche uno sfacciato ipocrita, che bacchettava il clero mentre continuava le sue «incursioni». Questi, per lo meno, sembrano essere i termini del «caso». Naturalmente, visti i tempi di continui paradossi sessuali tutti lo fanno ma ciascuno si sente «violato», mentre i preti celibi e «asessuati» si rivelano libertini che insidiano minoren¬ ni altrettanto «asessuati» - per i più cinici è stato facile gridare | allo scandalo, un attimo dopo la scoperta del cadavere dello sfortunato vescovo. Ad alimentare i peggiori sospetti si sono aggiunti l'assenza della moglie di Johnson, Jodie, e le persistenti indiscrezioni sulla sua presunta relazione con un'assi¬ stente. Ma - come la Chiesa ha fatto sapere nel suo stile inimitabile - «scarseggiano tuttora informazioni precise su questa redazione e, purtroppo, nessuno è mai stato in possesso di tutti gli elementi necessari affinché un qualunque tipo di azione potesse essere intrapreso». Come dire: «Tutti sapevano, ma nessuno poteva farci nulla». Non che la chiesa episcopale d'America non avesse dei precedenti a cui rifarsi. Lo stesso Johnson aveva dovuto affrontare una serie di casi di «abuso sessuale» nella sua diocesi, mentre la chiesa si era sentila in dovere di ammonire Charles Jones, vescovo della diocesi del Monta- na, e Stephen Plummer, vesooI vo della diocesi dal nome dysneyano di Navajoland. Un terzo prelato ora stato spinto a : dimettersi. E' abbastanza per chiedersi se i vescovi episcopali non sofj frano di un qualche punto debo! le e a questo proposito è lo stes| so Johnson che può offrirci alcuni indizi. Non si può ignorare i ii fatto che lui incarnasse la fi, gura del tipico «vescovo sexy», ; il «golden boy» stile americano ! con tutti i crismi dell'Uomo di Dio. In un Paese dove l'Elmer Gantry descritto da Sinclair Lewis, un prelato ipocrita ossessionato dal sesso, era assurto a premonizione di ciò che sarebbe avvenuto e nel quale un predicatore dopo l'altro è stato sorpreso all'uscita di un bordello oppure in compagnia di una ragazza a cui stava mostrando «l'amore di Dio» e dove Martin Luther King e diventato celebre tanto per le sue «performance» quanto per le sue omelie incandescenti, sesso e religione sono spesso andati di pari passo. Johnson era il sogno di ogni «wasp». Era bello, era affascinante e aveva fatto tutto per bene. Era nato nella Pennsylvania rurale, aveva studiato in una buona scuola privata del New England, era stato un atleta, un capitano dell'«Air Force» e, poi, aveva sentito la chiamata. Dove invece aveva sbagliato - e lo scopriamo solo ora - è negli aspetti che potremmo chiamare «psichiatrici» della vita ecclesiastica. Ogni vescovo episcopale, infatti, ricorre a ciò che viene definito «counseling»: chiunque può chiedere aiuto e consiglio. Non caso, l'America di oggi è esattamente questo: lamentele ili tutti i tipi. Se non riosci ad affrontare un insuccesso o se c'è qualcosa che non funziona in te, se pensi che sei «grasso e brutto» o se pensi di essere stato violentato da tuo padre, oppure, più semplicemente, ti senti fuori posto, il prete è lì pronto per darti un consiglio, per fare «counseling,» appunto. Garantendo la massima privacy. Dato che le chiese come quel la episcopale hanno da tempo abbandonato ogni prelesa di giudizio morale - vale a dire la capacità di definire peccato un peccato - ciò che è successo a Johnson non è altro che la conseguenza ili questo atteggiamento. Non c'è dubbio che i preti sono esseri umani e che dovremmo sempre averne il massimo rispetto. Ma, forse, dovremmo anche osservare con attenzione quelle chiese e quelle lèdi che hanno abbandonato i principi sui quali erano state l'ondate, costringendo il proprio clero a immmorgersi in un'oscurità intrisa di un rassicurante stile «politicamente corretto». Non bisognerebbe condannare il vescovo Johnson, ma comi; ha scritto un giornale bri tannico - «questa è un'epoca in cui l'emozione è stata legittimata. La femminizzazione della società ha fatto sì che i sentimenti abbiano ricevuto pari legittimazione a quella acquisita dalia razionalità». Se ciò è vero e se è vero che siamo indotti a provare un senso di timore riverenziale nei confronti dei sentimenti più che della razionalità, allora dobbiamo aspettarci moltissimi casi come quello del vescovo Johnson. Keìth Botsford I Un lungo elenco di denunce e abusi sessuali ha sconvolto le diocesi Usa Una scena del film Uccelli di Rovo A destra, un'immagine di Boston