E Rauti battezza «Rifondazione fascista»

Contromanifestazione in un albergo di Roma. L'ex segretario: terremo in vita il msi Contromanifestazione in un albergo di Roma. L'ex segretario: terremo in vita il msi E Rauti battezza «Rifondazione fascista» II leader degli irriducibili: siamo il 20 per cento ROMA. Il cameriere filippino attraversa in fretta la sala, e non fa in tempo a sentire l'insulto che gli vomita addosso il ragazzetto nerovestito con il cranio doverosamente rasato: «Questi mi fanno schifo». All'Hotel Ergife, dove Pino Rauti e Giorgio Pisano hanno riunito quasi un migliaio di irriducibili del movimento sociale, per ingaggiare una battaglia giuridica e politica contro Alleanza nazionale, nel tentativo di tenere in vita un partito che si chiami ancora msi, le offese e le ingiurie contro il «nemico», chiunque esso sia, si sprecano. «Fini come Badoglio», recita una scritta. «Fini bastardo e rinnegato», sibila Pisano. Così, tra un «duce, duce» e un saluto romano, mentre dalla tribuna d'onore viene scandito con orgoglio il nome di uno degli adepti - Guido Mussolini, figlio di Vittorio, cugino di Alessandra, nipote di «Lui» - nell'albergo romano nemmeno i rapporti familiari sono al riparo dalla bufera. Isabella Rauti ascolta il padre Pino che parla. Lei e la moglie di Giovanni Alemanno - giovane deputato che ha proferito Fini al suocero - e non nasconde le differenze politiche che ormai la separano dal consorte: «Non sono d'accordo con le tosi di mio marito - dice -, al congresso infatti ho votato la mozione di papà. E adesso? Non so so resterò in An. Mi sono data un po' di tempo per decidere: tra un mese avrò un figlio e poi vedrò». Divorzio politico in vista in casa Rauti-Alemanno? Il padre di Isabella non risponde ma ironizza sul genero: «Vuole fare la destra sociale di Rotschild». Dove quel nome - pronunciato in quel modo - dice tutto: banchiere, ebreo, insomma il complotto pluto-giudaico-massonico. E il luogo comune per eccellenza della destra fascista e postfascista fa comprendere la natura di questo «movimento» più degli inni e degli ammennicoli del ventennio. Non ò un caso dun¬ que che sempre Rauti spieghi così la «svolta» di Fini: «Chissà quale loggia massonica ha deciso che si dovesse sciogliere l'msi». La sala dell'Ergife ò gremita di gente. C'è il principe «nero» Lilio Sforza Ruspoli, ci sono i combattenti e le ausiliarie della Rsi, c'è la «base» popolare, ci sono gli «under 25» provvisti di orecchino con croce celtica. Pisano ò euforico. «Non occupiamoci di questioni organizzative: cantiamo Giovinezza», dice. Ma Rauti, che e lì per non farsi spiazzare dall'iniziativa folkloristica già programmata dall'ex collega di partito, bada al sodo. «Duecento sezioni - riferisce - sono con noi. Quella di Frascati ha già tolto le insegno di An. Parma, Verbania e Brescia sono dalla nostra parte. Conto segretari provinciali hanno aderito. Il 20 per cento del partito è con me. Le prime 1500 schede di iscrizione sono già esaurite. E stasera attaccheremo 20 mila manifesti». Con su scritto «Msi», senza la dicitura destra nazionale. E' il nuovo (o meglio vecchio) partito, di cui sono coordinatori Pisano, Rauti e Biglia: nei prossimi giorni sarà | tenuto a battesimo con una manifestazione. Quindi Rauti, che e andato dal notaio per strappare la «fiamma» a Fini, spiega agli irriducibili che devono tenersi le sezioni, lì dove hanno la maggioranza. «Il patrimonio del partito dice - ò nostro: non regaleremo 200 miliardi ai Fiori e ai Fisichella, agli scissionisti di Fini». Qualche ragazzo raccoglie l'appello a modo suo, va da Modesto Della Rosa, l'unico deputalo che ha aderito all'iniziativa, e gli annuncia: «Stasera sfondiamo la nostra sezione». Quello invita alla calma. Ma gli animi sono eccitati e alla fine scattano quasi tutti in piedi con il braccio teso e intonano l'inno a Roma. La manifestazione si chiude su quelle note. Rauti mormora: «Fini si ò permesso di chiamarmi sopravvissuto. A me che sono stato due volte davanti ad un plotone di esecuzione». Già, ma adesso questa «Rifondazione fascista» non è un regalo al presidente di An, che finalmente ha una destra alla propria destra? «Forse nel breve periodo». E poi? Con il maggioritario che destino ha questo partito? Rispondo Pisano: «E chi se ne frega de" le elezioni - dice -. Alle regionali, però, se resta la proporzionale, possiamo presentarci. Eppoi non potevamo sputtanarci con questi cialtroni: Fini ha truccato il congresso. D'altra parte in democrazia si tanno i trucchi. E ora lui e Berlusconi tirano fuori l'anticomunismo, quando il comunismo non c'è più: Bertinotti e D'Alema sono due liberalcapitalisti. Gliela faremo vedere: fregheremo i loro gagliardetti, ci terremo il simbolo. E poi un accordo cxtragiudiziale ò sempre possibile...». Insomma, la grande battaglia può risolversi con una semplice transazione economica? I- I Maria Teresa Meli A sinistra: Giuseppe Tatarella in compagnia della moglie Sotto: Giorgio Pisano A destra: Pino Rauti

Luoghi citati: Brescia, Frascati, Parma, Roma, Verbania