Il taglione a Mogadiscio di Domenico Quirico

Il taglione a Mogadiscio Il taglione a Mogadiscio Tribunali (e boia) islamici allo stadio LA VITTORIA DEGLI ULTRA' E NTRO febbraio i contingenti dei Caschi blu che, sempre più timidamente, presidiano Mogadiscio, saliranno sulle navi e reciteranno lo scialbo crepuscolo della controversa operazione «Restore Hope». Ma si può già scrutare l'aspro destino di questo crocevia dell'odio, basta andare nella zona Nord della città, al vecchio stadio «Coni» (tenace omaggio al fatto che fu costruito dagli italiani). Lo sport è naturalmente uno sbiadito ricordo, perché adesso l'impianto fa da sfondo alle drammatiche liturgie del tribunale islamico. Dall'agosto del '93, quando entrò in azione la legge di Allah, di fronte a una folla terrorizzata e partecipe, vengono comminate sentenze «esemplari». In un Paese fantasma in cui funziona soltanto l'indecifrabile e frammentario codice tribale, la Corte di incorruttibili uo- mini di Dio ha già comminato duecento sentenze, cui la impossibilità di frapporre appello toglie qualsiasi suspense. I condannati sono in maggioranza contravventori del severo divieto di consumare alcol le cui cattive abitudini sono corrette da un boia con vigorosi colpi di frusta. Ma il destino dei ladri e dei banditi armati è più duro: taglio della mani e della gamba all'altezza del ginocchio. Alla medioevale sentenza dà un tocco di macabra modernità la se¬ ga chirurgica impiegata per le amputazioni. E' stata offerta graziosamente dall'Arabia Saudita, fedele al suo ruolo di sponsor interessato del partito di Dio, indifferente al fatto che così facendo sta confezionando la corda con cui finirà per impiccarsi. Gli arti dei condannati restano, monito sinistro, esposti per tre giorni nello stadio. La Somalia, finora Paese che professava un Islam pallido e tollerante, sta diventando frontiera calda dell'ondata ver- de che dilaga oltre il Sahel, nell'Africa delle miserie e degli orrori. Mentre l'attenzione era concentrata sul confuso massacro tra i clan rivali, gli otto movimenti fondamentalisti, riuniti nel Fronte unito islamico, hanno tessuto la tela della loro vendetta di Dio. Guidati da rispettati sceicchi, ben radicati nei vari clan, distribuiti in ogni regione del Paese, i professionisti della Jihad hanno atteso che gli altri attori della tragedia somala si consumassero o mostrassero il loro punto debo¬ le, per poi colpire. Il loro messaggio, le loro iniziative; sociali, come le scuole coraniche o la zakat, l'elemosina ai bisognosi, spezza le frontiere claniche, e annuncia a gente esausta per le divisioni lo splendore futuro di un'unica legge, la shari'a. Intelligentemente non hanno mai attaccato i contingenti dell'Onu, consapevoli che prima o poi la parentesi umanitaria avrebbe sgombrato il campo per il duello finale. Come in Algeria, i loro migliori alleati sono la disperazione e la miseria. E c'è perfino chi tra i capi-clan, come Ali Mahdi ormai indebolito e isolato e alla frenetica ricerca di aiuto, li corteggia, rischiando la fine degli apprendisti stregoni. Ai fondamentalisti non mancano finanziamenti e appoggi: l'Arabia Saudita che manda dollari e copie del Corano, e cerca di pagare l'impunità dal fondamentalismo a casa pro¬ pria finanziando quello degli altri; e poi l'Iran e il Sudan, grande fratello dell'Internazionale islamica. Contro l'avanzata del partito di Allah lottano invece i Paesi vicini, Kenya, Gibuti, Etiopia e Eritrea, che vedono delinearsi a Mogadiscio una tenaglia che prima o poi li schiaccerà. Anche gli Stati Uniti sono corsi ai ripari. Esibendosi in un clamoroso voltafaccia, hanno scoperto che il generale Aidid, ex bandito ricercato dai marines, poteva diventare un utile alleato e gli hanno proposto un baratto interessato: Washington non lo ostacolerà quando regolerà i conti con il suo avversario Ali Mahdi, in cambio l'uomo forte somalo si impegnerà a combattere gli islamici. Una strategia incerta: allo stadio di Mogadiscio, per ora, sventola la bandiera di Allah. Domenico Quirico Gli arti amputati ai cori' armati restano esposti per tre giorni L'esecuzione di una condanna a quaranta colpi di frusta per un giovane colpevole di aver bevuto alcolici

Persone citate: Aidid, Ali Mahdi, Kenya