Il Cavaliere il Centro sono io
«E Petruccioli mi ha scritto una lunga lettera» Il Cavaliere: il Centro sono io «E Petruccioli mi ha scritto una lunga lettera» LE STRATEGIE DEL POLO FIUGGI DAL NOSTRO INVIATO Al momento del brindisi Silvio Berlusconi diventa addirittura romantico con Gianfranco Fini. «Debbo dire - è la battuta che si concede - che sono caduto in amore per Gianfranco. Lo dico in senso politico, visto che ho cinque figli e nessuno può sospettare qualcos'altro». Fini, il padrone di casa di questa giornata del congresso di An dove il vecchio msi si è spogliato della camicia nera, è pronto a ricambiare. Alza il calice e come i grandi feudatari di una volta brinda al Re: «All'Italia, al Polo, a Berlusconi». Nella foto di gruppo del polo «conservatore» ospite a colazione dell'ex-braccio finanziario di Andreotti, Giuseppe Ciarrapico, nel salone dell'Hotel Vallombrosa di Fiuggi, spicca soprattutto lo stretto rapporto che lega questi due personaggi. Ad osservare tutta la gente che è seduta intorno a quel tavolo - e a notare quella che manca - si scoprono tante cose di quello che è il centro-destra italiano. E' assente, ad esempio, Rocco Buttigliene che ha declinato all'ultimo momento l'invito di Fini a colazione. A Fiuggi il segretario del ppi ha fatto un altro passo verso il «polo moderato» (ha accettato l'idea di un sistema bipolare, ha ammesso la sua preferenza per il centro-destra e ha chiesto tempo per scegliere), ma è chiaro che l'uomo non è disposto ad accettare di se dersi all'ultimo minuto ad un tavolo dove i posti già sono stati assegnati. Solo che l'attesa, sempreché Buttiglione voglia andare a destra, di certo non l'aiuta. Mentre lui continua a tergiversare, i rapporti tra i suoi potenziali alleati diventano sempre più solidi: lì, dentro quel salone, sotto l'egida del motto «Dio, patria e famiglia» ci sono vecchi interessi che si riproducono e nuovi che si affacciano. E, naturalmente, a parte Berlusconi, quelli che sono seduti a tavola sono poco disposti a stringersi per fare posto a Buttigliene, a partire dagli ex de di Casini e Mastella che difendono con i denti quello che hanno conquistato. Più si va avanti e più la barca del «centro-destra», infatti, diventa affollata. Ci si incontra un po' di tutto. A quel tavolo, ad esempio, c'è Massimo Pini che era per Craxi quello che Ciarrapico era per Andreotti. Da qualche tempo Pini si è trasferito armi e bagagli nella destra italiana e ne conosce gli umori. «Se arriva But- tiglione? Non credo - dice -, il suo partito, il ppi, è tutto spostato a sinistra. Inoltre, mentre lui perde tempo, questi vanno avanti e puntano anche a strappare voti agli altri. Ad esempio, il gruppo dirigente di An è composto da uomini duri, che non guardano in faccia nessuno. Per certi versi ricordano la generazione dei dirigenti craxiani alla conquista del psi: sembrano una lama che affonda nel burro». «Ma tu non stai con loro?», gli chiede Cesare Previti che arriva proprio in quel momento: «Io - replica Pini - rimango un craxiano, faccio parte di questa setta perseguitata». Mentre gli altri parlano del più e del meno, dall'altra parte del salone dell'hotel Vallombrosa Berlusconi commenta con Fini quella giornata del congresso di An, che è stata una vera passerella per i protagonisti del contro-destra. Si sono fatti vedere anche Cossiga, Muccioli, Michelini, o ex-leghisti come Rocchetta e Cubetti. Ha fatto capolino anche un imbarazzato Roberto Maroni che, insieme a Buttiglione, è quello che ha rimediato più fischi. «Buttiglione ha fatto - osserva il Cavaliere - un bel discorso. Almeno nella seconda parte, dato che la prima era tutta professorale. Con la conclusione mi sembra che abbia fatto un passo avanti. C'è una cosa, però, che non mi piace del suo ragionamento: come fa Buttiglione a dire che è il ppi il centro? No, il centro già c'è e siamo noi. Lui, semmai, è la sinistra... o il centro-sinistra. Dentro il suo partito c'è gente come Andreatta e Rosy Bindi e lui non se lo può dimenticare». Poi il Cavaliere si vanta per aver tenuto - almeno secondo la sua logica un atteggiamento «soft» con la sinistra nel suo discorso dal palco. «Avete visto - spiega - che posizione attenta e aperta a sinistra ho assunto. Perchè anche lì c'è una parte che vuole cambiare e non intende più la politica alla vecchia maniera. Claudio Petruccioli, il pidiessino che era qui al congresso, mi ha scritto una lettera bellissima. Una cosa lunga, 2030 pagine scritte a mano. E' stata una cosa commovente». Parla così Berlusconi, ma in realtà il suo intervento per certi versi è stato più a destra di quello di Fini: il cavaliere, infatti, ha ancora parlato di «anticomunismo» («un anticomunismo senza complessi») mentre il segretario di An non ne ha fatto cenno. E forse il motivo è uno solo: i due, almeno per il momento, vanno a braccetto; c'è quasi la sensazione che a volte tra loro ci sia un gioco delle parti. Così il discorso di "destra" di Berlusconi ha finito per rimarcare ancora di più la «svolta» di Fini. C'è un rapporto di stretta collaborazione e di confidenza quasi obbligato che non deve sorprendere piii di tanto: e non per nulla a cruci tavolo Berlusconi non manca di raccontare a Fini addirittura le sue incombenze familiari. «Debbo fare - lo informa anche il papà. Stanotte non ho chiuso occhio. Mia l'iglia aveva la lebbre e gli ho dovuto mettere le pezzuole bagnate sulla fronte». Quello che sorprende dello schieramento di «centro-destra» è proprio l'osmosi che hanno raggiunto le forze che lo compongono. Se per le diverse anime dei «progressisti» prendere una decisione tante volte è un dramma, sul versante conservatore - sarà per la natura stessa dei suoi soggetti - ci vuole poco. Ad esempio, eia un giorno all'altro tutti hanno deciso a Fiuggi di non parlare più della polemica su Scalfaro. Così, dopo aver mandato una lunga serie di messaggi nei giorni scorsi, ieri è calato il silenzio. Si sa solo che nelle riunioni riservate tra Berlusconi, Fini, Previti e gli altri qualcuno dice di avere delle «carte in mano». All'esterno, invece, non appare più niente: Dini ha chiesto di raffreddare le polemiche quasi in veste di «garante» e Berlusconi e Fini, che in questo momento vogliono l'attuale presidente del Consiglio dalla loro parte, hanno acconsentito all'unisono. «E' ovvio - spiega Cesare Previti -, le Camere le scioglie questo Presidente della Repubblica e non credo che le scioglierà mai se pensa che qualcuno vuole un altro Parlamento per fargliela pagare, per farlo dimettere. Noi quello che dovevamo dire lo abbiamo detto, i nostri segnali li abbiamo lanciati, ora, al tempo, vedremo cosa deciderà lui». Augusto Minzoiini Ma Selva insiste «E' il capo morale e politico della prima Repubblica» Il pds: col Cavaliere nessun armistizio E' una minaccia per la democrazia Massimo Pini passato dal psi ad An «Rimango un craxiano Faccio parte di questa setta perseguitata» A sinistra: Silvio Berlusconi al congresso di An Qui sotto: il presidente della Repubblica Scalfaro con il presidente del Consiglio Lamberto Dini
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