Costruire? Forse è un'arte da poeti di Carlo Grande
Costruire? Forse è un'arte da poeti Costruire? Forse è un'arte da poeti Fra natura e orizzonte, architetti e scrittori al castello di Masino r"!L Jacobs' Mound non è più alto della «traiettoria di un sasso tirato in aria». Ma è immerso nella prateria, e dalla sua sommità, grande quanto il diamante di un campo da baseball, «si riesce a vedere fuori, dentro le cose. Non sei in cielo e non sei per terra; sei piacevolmente a metà, all'altezza di quelli che volano in sogno e sfiorano i tetti e le cime degli alberi». La Prateria di William Least Heat-Moon (Einaudi) è un emblema felice del «paesaggio», quell'orizzonte piccolo o grande (una pianura, un viottolo in collina, il sagrato di una chiesa di campagna o l'ansa di un fiume) carico di cultura, di simboli, sentimenti. Brani del romanzo saranno letti oggi al primo simposio nazionale su «Geografie del paesaggio», organizzato dalla provincia di Torino al castello di Masino. Scenografia quanto mai appropriata: un antico maniero nel mare delle colline canavesane, vicino a Ivrea. «Simposio» e non convegno, per ricor¬ dare non solo il dibattito, ma lo «stare insieme discorrendo» del Simposio per eccellenza, quello di Platone. La «lieta brigata» (coordinata da Gabriele La Porta, scrittore e direttore della seconda rete rai) è composta da scrittori, architetti, urbanisti, uomini di arte e di teatro, esperti del verde. Da Achille Bonito Oliva a Massimo Venturi Ferriolo, da Alessandro Baricco a Guido Davico Bonino e Annalisa Maniglio Calcagno. «Un dialogo tra personalità e discipline diverse - spiega l'architetto Donatella Scatena, consulente dell'iniziativa - per ricercare 1 armonia nell'architettura, nell'urbanistica, nel territorio». Davico Bonino parlerà del paesaggio nel teatro: «Nella commedia del Rinascimento ce n'era poco, perché le opere di quell'epoca erano centrate sulla città. Ma dopo la natura convenzionale della favola pastorale (dal Postar Fido del Guarini aìYAminta del Tasso), nel '700 c'è la grande scoperta goldoniana del paesaggio agreste: nelle commedie di Carlo Goldoni c'è la Venezia delle calli e dei "campielli", ma anche l'universo contadino, un paesaggio alternativo a quello ossessionante della città. E la campagna non era solo vacanza, ma anche luogo di lavoro, con dignità pari alla città». Nel teatro del '900 (non è un caso), il paesaggio diventa una Cenerentola: «Con Pirandello - spiega Davico Bonino - si ritorna allo spazio chiuso della casa». Anche Eduardo ci fa solo «annusare» la natura: «Un po' di paesaggio marino, di campagna vesuviana. Ma è solo un'atmosfera». Tra i partecipanti anche Salvatore Giannella, giornalista che per nove anni ha diretto Airone, il mensile ambientalista numero uno in Italia: «Il paesaggio ha un valore pratico, scientifico, morale. Ma è soprattutto uno scrigno di tesori della fantasia, racchiude gran parte della nostra immaginazione». Secondo Giannella, che oggi lavora proprio per tutelare il paesaggio nel porto antico di Genova, nel parco del Delta - in provincia di Ravenna - e nel Montefeltro, si trati . 8 che di una risorsa turistica e «creativa». Paesaggio come patrimonio economico di una nazione, dunque, che architetti, urbanisti e uomini politici dovrebbero difondere come i «sacri confini»: «Costruire significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell'uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre - scrive Marguerite Yourcenar in un brano delle Memorie di Adriano, che verni letto al simposio -. Quanta cura per escogitare la collocazione esatta di un ponte e d'una fontana, per dare a una strada di montagna la cwva piii economica e più pura. Elevare fortificazioni equivale a costruire dighe: trovare la linea sulla quale si può difendere una sponda o un imporo, il punto in cui sarà contenuto l'assalto delle onde o quello dei barbari. Costruire un porto significa fecondare la bellezza di un golfo». Carlo Grande
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