«Piano Coop per depistare» di Lorenzo Del Boca

Il «pentito» Tagliavini parla di riunioni segrete col pds Il «pentito» Tagliavini parla di riunioni segrete col pds «Piano Coop per depistare» i/pm Ieh: deposizioni prefabbricate MILANO. I dirigenti delle cooperative «rosse» tentano di inquinare le prove? Parola del sostituto Procuratolo di Milano Paolo lolo e parola del pentito Nino Tagliavini. Alla Unieco di Reggio Emilia i possibili inquisiti si sarebbero mossi d'accordo sulla versione da fornire ai giudici in modo da scoraggiare sul nascere ogni possibile inchiesta della magistratura. Chi avviava un'istruttoria in direzione pcipds finiva per sbattere contro un muro compatto costruito con dichiarazioni di pretese d'innocenza e con spiegazioni che si incastravano perfettamente fra loro. Oliando proprio non era possibile negare anche l'evidenza uno si prendeva tutta la responsabilità. Come per la vicenda della mazzetta di tn; miliardi pagata per acquisire i lavori della Metropolitana di Milano. 11 responsabile della Cmb (oggi ex) Balugnani si ora presentato a Palazzo di Giustizia autoaccusandosi di ogni colpa presente e futura. «Perché - si domanda lolo se non per coprire; tutti gli altri?» In effetti la lesi attorno alla quale lavora il magistrato è che la tangente sia sfata raccolta attraverso una specie di colletta organizzata fra le cooperative interessate; ad accaparrarsi i lavori. Ipotesi che i risultati delle indagini stanno confortando. Già il pubblico ministero di Venezia Carlo Nordio (che è a Bruxelles per capire come le coop agricole ottenevano i finanziamenti Cee) aveva sospettato che i dirigenti della Lega tentassero di far scomparire le prove. Quando è esploso il «caso» delle assunzioni fasulle di funzionari della Quercia alle coop il presidente Giancarlo Pasquini aveva spedito un fax alle associate per informarle di una possibile iniziativa della magistratura e per invitarle a comportarsi di conseguenza. Lui, Pasquini, sostiene che era un incentivo alla trasparenza. Il magistrato è sembrato più propenso a credere a un tentativo di depistaggio. Di fatto, i fax in arrivo non sono stati trovati nei prò' icolli e soprattutto mancano le risposte. Tuttavia, la conferma più autorevole sugli sforzi dei vertici delle coop per addomesticare le testi¬ monianze e confondere le prove arriva proprio da uno di loro. Nino Tagliavini, l'ex presidente della Unieco che portò i 370 milioni a Botteghe Oscure mettendo nei guai D'Alema e Occhetto, conferma che, nel febbraio '93, quando fu arrestato il presidente della cooperativa Argenta Giovanni Donigaglia «venne organizzato subito un incontro a Roma, in una sede vicina al Pds». Occorreva prendere rapidamente delle decisioni per tamponare l'iniziativa della magistratura. «Durante quell'incontro, Vincenzo Marini (ex numero due della segreteria amministrativa del partito) ci disse di stare tranquilli circa lo sviluppo delle indagini per quanto riguardava il no- stro specifico settore». Tagliavini lo riferisce ai magistrati romani Gianfranco Mantelli e Mariateresa Saragnano e il settimanale Panorama in edicola riporta alcuni stralci del verbale. Tavaglini parla anche di un altro incontro che si svolse nell'ottobre 1993, a Bologna. Questa volta ad organizzare la riunione sarebbe stato Lelio Grassucci, ex onorevole del pei e al momento funzionario della Lega delle cooperative: «Mi disse di uniformarmi, quando sarei stato sentito a mia volta dalla procura alle dichiarazioni rese da Donigaglia il quale aveva parlato sempre e solo di finanziamenti leciti». Lorenzo Del Boca Il pm Paolo lelo

Luoghi citati: Bologna, Bruxelles, Milano, Reggio Emilia, Roma, Venezia