Un drogato il capo della narcotici

Si sospetta che fornisse cocaina ai viados in cambio di prestazioni particolari Si sospetta che fornisse cocaina ai viados in cambio di prestazioni particolari Un drogato il cupo della narcotici Clamoroso arresto a Livorno LIVORNO. Uomo di spicco dell'antidroga e tossicodipendente. E' questa la stridente contraddizione che è emersa dietro l'arresto di Armando Totini, il quarantenne ispettore capo e responsabile della sezione narcotici della questura di Livorno. E' stato sorpreso con 10 grammi di cocaina, mentre altri 34 grammi erano nascosti sotto un tappetino nella sua auto, in una zona frequentata da «viados» e prostitute. Su di lui, è calata l'ombra del sospetto che fornisse sostanze stupefacenti in cambio di prestazioni particolari. E' stato alle 0,10 della notte tra martedì e mercoledì che la carriera di un poliziotto integerrimo e rispettato si è disintegrata. E' in piena notte, infatti, che una pattuglia della polizia blocca una Lancia Thema bianca, in «atteggiamento sospetto», come scriveranno più tardi gli uomini della volante nel rapporto. Fermano l'auto non lontano da uno dei tanti transessuali che a quell'ora affollano quella strada a luci rosse. Totini non sa o forse non vuole liberarsi del sacchetto di plastica che i suoi colleghi trovano subito. Ma a quei grammi di cocaina se ne aggiungono altri, quelli trovati sotto al tappetino. L'arresto è automatico: per ora, il sostituto procuratore della Repubblica di Lucca, Augusto Lama, ha contestato all'ispettore l'accusa di detenzione illecita di droga e anche quella di peculato. Tossicodipendente: è stato lo stesso Totini a definirsi così, rilasciando pochi istanti dopo l'arresto una dichiarazione spontanea ai due agenti dell'anticrimine di Viareggio che lo avevano .arrestato. «Faccio uso di droga per motivi personali», ha detto. Ha raccontato di avere iniziato sniffando la «roba» sequestrata durante le sue operazioni e ha spiegato di aver fatto sparire quantitativi indefiniti di cocaina dal suo ufficio, ma non di aver consegnato la «roba» a terzi. Ha quindi scagionato i suoi colleghi, gli stessi colleghi con i quali lavorava da 15 anni nella questura di Livorno. Nessuno lo sapeva e nessuno se ne è mai accorto, ha fatto mettere a verbale. Ma, forse, qualcuno se n'era accorto: era stata sua moglie. «Lei qualcosa aveva capito - si legge nella dichiarazione del verbale - ma io non le ho detto mai niente». Nella loro casa alla periferia Nord di Livorno lui, il superpoliziotto, c'era poco, il lavoro lo assorbiva moltissimo, ma, probabilmente, era bastato uno sguardo o una frase. I suoi colleghi invece non s'erano accorti di nulla. Per loro, Armando era un superpoliziotto, una bandiera della lotta alla droga, con decine di encomi appesi alle pareti del suo ufficio. Sguardi increduli, quindi, ieri, alla questura di Livorno. «Qualcuno ha anche pianto», diceva sottovoce un poliziotto. «Se ci fossimo accorti della sua attività illecita - diceva un altro collega - non avremmo esitato ad intervenire». «Si tratta di un caso isolato, di cui però dobbiamo prendere atto - ha osservato il questore di Livorno Vito Piantone - e di cui si occuperà la magistratura». Per tutta la giornata si sono rincorse molte voci sulla vicenda dell'arresto, ma alla fine ha preso piede l'ipotesi che Totini fornisse a transessuali sostanze stupefacenti in cambio di prestazioni particolari. Un'accusa che il legale del poliziotto, l'avvocato Uccelli, ha smentito fermamente. Secondo un altro scenario, invece, il superpoliziotto sarebbe lo sfortunato protagonista di un'operazione «top-secret» dai risvolti tuttora oscuri. Francesco Gazzetti Il capo della narcotici di Livorno è stato sorpreso con droga tra i viados di Viareggio

Persone citate: Armando Totini, Augusto Lama