Coso Andreotti primo test in tribunale di Francesco La Licata

£ Oggi a Palermo l'udienza preliminare, ma l'ex premier non ci sarà. Scontato un rinvio £ Oggi a Palermo l'udienza preliminare, ma l'ex premier non ci sarà. Scontato un rinvio Coso Andreotti, primo test in tribunale E sui legami con i Salvo spunta un nuovo testimone PALERMO DAL NOSTRO INVIATO E' tutto pronto per la tanto attesa udienza che dovrà stabilire se il senatore Giulio Andreotti va rinviato a giudizio e se sarà il tribunale di Palermo a doverlo giudicare oppure - come sostiene la difesa - un'altra sede: Roma e il tribunale dei ministri. Una vigilia - questi che si vive a Palermo - meno frenetica di quanto ci si aspettasse. L'attesa è stata, infatti, smorzata dalla certezza - seppure non ufficializzata da alcuna dichiarazione - che stamattina il processo «si apre e subito verrà rinviato». Ufficialmente per solidarietà dei legali di Andreotti nei confronti dei colleghi palermitani in sciopero, più realisticamente perché il collegio della difesa non ha avuto l'opportunità di consultare tutte le carte, dal momento che la Procura le ha depositate a più riprese. Alcune centinaia, si dice, soltanto ieri sera. Un'attesa delusa soprattutto dall'annunciata assenza dell'attore principale: l'Andreotti descritto dai giudici non più come Belzebù, autore di colpe metafisiche, ma come cinico amico di Cosa Nostra, protagonista - insieme col truce Totò Riina «la belva» - dell'inconfessabile abbraccio tra mafia e politica. Il divo Giulio non ci sarà e con lui mancheranno Franco Coppi e Odoardo Ascari, gli avvocati, che chiedono sostanzialmente un breve rinvio. Con molta probabilità la vera data dell'udienza verrà fissata per l'8 o il 10 febbraio, così si dice a dispetto dell'ermetico silenzio di Agostino Gristina, il gip designato, un magistrato nato cinquantanni fa a Cor- leone e formatosi nei difficili Palazzi di giustizia della provincia di Palermo. Sotto la sua scure sono passati diversi destini: dagli imputati per l'assassinio dell'eurodeputato Salvo Lima, all'ultimo illustre inquisito, quel Pino Mandalari indicato come «mente» massone-politico-mafiosa di Cosa Nostra. Lui, Gristina, sembra sereno: ha perfino evitato di guardare i servizi televisivi sul caso Andreotti «per non restarne influenzato». Massiccia la portata delle «car¬ tucce» messe in campo dall'accusa: centinaia di verbali, migliaia di fogli, circa 200 testi alcuni veri big come l'ex presentatrice Gabriella Farinon, il patron del Cantagiro Ezio Radaelli, la nobildonna Gabriella Ruffo della Scaletta, chiamati a dirimere i dubbi sulla conoscenza dei cugini Ignazio e Nino Salvo sempre negata da Andreotti. La difesa dell'ex presidente del Consiglio non ha ancora scoperto le sue carte, preferendo - prima della battaglia in aula - la tecnica della guerriglia portata avanti a colpi di allusioni sull'attendibilità dei pentiti e sulla loro «gestione», oppure insinuando dubbi sull'esistenza del cosiddetto «complotto» ordito da «persuasori occulti», fino all'ultima insinuazione sul fiume di soldi che continua a «scorrere su questo processo». Mancano ormai poche ore all'apertura del dibattimento, eppure continuano a fioccare gli scoop, alcuni non proprio veritieri, altri poco graditi ai magistrati. E' il caso della presunta esistenza di un «teste bomba», anticipata da un settimanale, che, svolgendo la funzione di autista di Salvo Lima, avrebbe dichiarato di aver accompagnato più volte Andreotti a incontri coi cugini Salvo. E non si sarebbe trattato di manifestazioni pubbliche. La procura si è rifiutata di commentare la notizia, tradendo insofferenza per lo scoop. Comi; mai? In assenza di risposte certe ci si deve accontentare delle voci. E queste dicono che il super teste non è parso proprio ferrato, motivo per cui la sua deposizione non è stata ancora depositata. Francesco La Licata £

Luoghi citati: Palermo, Roma