«Cara Livia non assolvere D'Alema» di Raffaella Silipo

Maroni dal Cavaliere Bossi: io non ho paura Il segretario del pds finisce sotto accusa: «La legge 194 non si tocca» «Cara Livia, non assolvere D'Alema» Sull'aborto è polemica fra le donne della sinistra POLEMICHE IN ROSA AMMA innanzitutto, mamma prima che compagna, mamma più che onorevole pidiessina. Di fronte alla legge 194, ancora, mamma. Per Livia Turco la maternità è stata esperienza politica oltreché personale: lo si era sospettato già ai tempi della nascita di Enrico (era il 1991), quando 1'«Unità» dedicò mezza pagina all'evento, giudicato «qualcosa su cui riflettere». Se ne ha la conferma oggi, che appoggia Massimo D'Alema e la sua apertura ai cattolici in tema di aborto. «La 194? Non occorre rivederla, per ora», dice lei. Dopo, chissà. Mentre tutte le donne di sinistra sono durissime col segretario della Quercia: «L? 194 non si tocca». E sorge legittimo il dubbio. Se Livia, divenuta mamma, abbia dimenticato le lotte di quegli anni, «in cui si gridava che l'utero è proprietà privata - ha detto un intellettuale di sinistra come Antonello Trombadori - , Poi, quando obbediscono alle leggi di natura, capita l'iradiddio». Lei, nel '91, spiegava: «Ho cambiato idea sulla maternità: non la considero più negazione dell'autonomia femminile, ma una forma di potenza capace di creare arte, etica». Oggi riflette sull'aborto. «E' una grande questione morale e io sento il bisogno di discutere anche questo delicato aspetto». Accettando, con queste parole, «il principio della de di allora - spiega, riferendosi a D'Alema, la Rossanda sul manifesto -. Non si tratta di libertà femminile, ma di coscienza dell'Uomo». E le altre? Come hanno reagito, le colleghe di tante lotte, allesue parole? No, nessuna dice «Livia mi hai deluso», come ai tempi della sua annunciata maternità. Il fronte femminile è compatto: non siamo d'accordo con lei, ma lei ha il diritto di parlare, perché donna: è D'Alema, piuttosto, in quanto uomo, che non può. Cardinal D'Alema, scrive beffarda Rossanda. «Chissà che pensa, ci chiedevamo al vederlo chiuso nel suo aplomb. Old sappiamo: pensa come il cardinal Ruini». «No, non sono d'accordo con D'Alema né con la Turco - spiega l'on. Franca Chiaromonte -. Rivedere la 194? Io addirittura sono per la depenalizzazione dell'aborto. Ma va benissimo qualsiasi opinione, se la esprime lei. Un po' meno se la esprime lui. Perché? Perché sull'aborto le parole di un uomo non valgono quelle di una donna. Anzi, sa che le dico? Dopo l'intervista a Livia, D'Alema è un po' più legittimato a parlare, almeno ha una fonte d'autorizzazione femminile: ogni volta che un uomo parla di aborto farebbe un bel gesto di umiltà a riferirsi all'esperienza di una donna». Le nonne e le zie di Berlusconi? «Guardi, a parte tutto, Berlusconi ha la grande capacità linguistica di parlare in modo concreto, come fanno, appunto, le donne. Gli uomini, invece, e la sinistra in particolare, parlano in modo astratto, per formule». Un «grave errore» che comunque anche la Turco sottolinea. «Tutti hanno diritto di parlare, non c'è monopolio femminile sull'aborto - dice invece Claudia Mancina, della direzione pds -. E' una posizione anacronistica. Per quanto riguarda me, difendo la 194. Ha funzionato bene, le interruzioni di gravidanza sono diminuite di un terzo. Bisognerebbe solo applicarla a fondo: gli obiettivi di prevenzione e tutela dell'embrione ci sono già. E' comunque utile e interessante discutere». Altra cosa, naturalmente, è ipo¬ tizzare sull'aborto un compromesso politico. Su questo, il «no» di Mancina e Chiaromonte è deciso, come quello delle cattoliche, dalle Acli al ppi. «D'Alema si è offeso alla mia ipotesi di 194 come "merce di scambio" - dice Chiaromonte -. Io prendo per buone le sue parole. Comunque non potrebbe permettersi di usare l'aborto come arma politica. Le donne, tutte, insorgerebbero». Anche mamma Livia. Raffaella Silipo Ma su un punto sono tutte d'accordo «La gravidanza non è merce di scambio» Livia Turco, deputato pds