Craxi fa slittare il processo Enimont di Susanna Marzolla

L'ex leader socialista chiede la «rimessione ad altra sede», la sentenza è rinviata di almeno un mese L'ex leader socialista chiede la «rimessione ad altra sede», la sentenza è rinviata di almeno un mese Crcpa fa slittare il processo Enimont Un memoriale sparge nuovi veleni anche su Di Pietro MILANO. Il processo Enimont sta per finire e Bettino Craxi ci riprova: istanza per la rimessione del processo ad altra sede, richiesta di riaprire il dibattimento, memoriale-messaggio con accuse ai grandi gruppi economici di aver finanziato il psi (sempre e solo tramite il defunto Balzamo, però). Insomma l'ennesima manovra per evitare o ritardare al massimo la sentenza, già sperimentata nei processi per il conto Protezione ed Eni-Sai (finiti comunque entrambi con la sua condanna, rispettivamente a otto e cinque anni e mezzo di carcere). Sembrava strano che Filippo Fiandrotti, ex parlamentare psi, imputato assolutamente minore, fosse il cavaliere solitario di una battaglia giudiziaria per cercare di far spostare il processo in un'altra sede (e quindi far ripartire tutto daccapo o quasi). Ecco quindi che identica istanza viene presentata da Craxi. 0 meglio preannunciata: quando l'ex segretario del psi inviava il suo comunicato, l'esposto era infatti ancora chiuso nella cartella di uno dei suoi legali, Giannino Guiso. «Lo depositerò domattina (oggi, ndr) alla cancelleria del tribunale», dice. Craxi, per spiegare la sua mossa, afferma che «la ormai nota questione del presidente (Simi de Burgis, un tempo inquisito dalla procura milanese e poi prosciolto, ndr) ha inevitabilmente coinvolto l'organo giudicante e l'organo dell'accusa nel processo Enimont. Non ho motivi personali di rimprovero verso quei magistrati ma non posso non avere la più grave perplessità circa l'obiettiva serenità e la libertà di giudizio delle parti che a Milano trattano i processi contro di me». Risultato dell'iniziativa di Craxi (e di Fiandrotti) è che venerdì, quando finirà il processo, il tribunale dovrà procrastinare a data incerta la sentenza: prima infatti deve pronunciarsi la Cassazione, e passerà almeno qualche mese. Non è stato il solo tentativo dilatorio. L'avvocato Guiso ha infatti anche chiesto di riaprire il dibattimento, affermando che la procura non ha indagato a fondo noi rapporti tra Montedison e il psi, ignorando l'acquisto, da parte di una società del partito, dell'ex stabilimento «Carlo Erba» (valore dell'operazione: dieci miliardi). Ma chi si occupò di questo affare? Balzamo, ovviamente. Lo stesso che teneva «in prima persona» i contatti con «i finanziatori del partito». Chi sono? «Mi riferisco all'amministratore delegato della Fiat, dal quale, sino alla preparazione della campagna elettorale del '92 compresa, Balzamo aveva ottenuto contributi finanziari... Mi riferisco all'ing. Carlo De Benedetti dal quale aveva ricevuto contributi finanziari; dallo stesso aveva ricevuto anche offerte di contribu¬ ti per possibili operazioni con l'industria di Stato che, mi consta, furono lasciate cadere». Citati come «sostenitori» del psi anche Ligresti, la Montedison, l'Eni e la Fininvest. Scrive così Craxi del gruppo di Silvio Berlusconi: «Aveva particolarmente privilegiato il partito, anche se non eravamo di certo il solo, nella collocazione degli spazi televisivi per la propaganda elettorale e anche attraverso varie forme di intervento pubblicitario. Non conosco - aggiunge - con chi Balzamo trattasse direttamente la materia relativa al sostegno da assicurare al partito, ma è certo che anche con il gruppo Fininvest Balzamo aveva sistematicamente e personalmente stabi¬ lito le migliori relazioni». Balzamo, sempre e solo lui. Utilizzato anche per frecciate all'(ex) pm Antonio Di Pietro. «Balzamo conosceva perfettamente gli imprenditori di Milano, ivi compresi imprenditori legati da stretta amicizia con il dott. Di Pietro, in campo immobiliare e assicurativo». E ancora: «Il dott. Di Pietro conosceva bene l'on. Balzamo; lo aveva personalmente incontrato in più occasioni formali ed informali ed anche con amici che aveva con lui in comune, e mi riferisco in particolare all'immobiliarista d'Adamo». Insomma, da Hammamet ce n'è per tutti. E non è certo finita. Susanna Marzolla Bettino Craxi

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