Prova generale a lume di candela

Prova generale a lume di candela Prova generale a lume di candela E Tremaglia non trova posto in albergo ANATOMIA DELLO STRAPPO FIUGGI DAL NOSTRO INVIATO Cosa succede quando la Fiamma si spegne? Semplice, va via la luce. A singhiozzo, come per una beffa o una commozione del destino. Si spalancano e richiudono a tradimento gli ascensori dell'Hotel Vallombrosa, tanto che Domenico Fisichella non si fida e sale in camera a piedi. Si spegne e si accende il televisore nella stanza al quarto piano in cui Gianfranco Fini ripassa a lume di accendino gli appunti che fra due ore, alla tribuna del Congresso, diventeranno il soffio che spegnerà la Fiamma per sempre. Mentre il segretario si ispira, giù nella hall sfilano onorevoli, ex ministri, tifosi e portaborse: le anime in pena dello Strappo, colte nell'attimo in cui trasmigrano non senza nostalgia dal corpaccione missino all'algido contenitore biancoazzurro di An, la Gollista. («Ma De Gaulle ai fascisti non gli sparava?», si informa ogni tanto l'irriducibile Buontempo). Eh, lo strappo. Ma forse è solo uno stiramento. «Signorina, sia gentile, mi cerchi Mussolini». Alla richiesta, sbianca la segretaria dietro il bancone. Allora l'onorevole Alessandra, con madre vaporosa e sorella dimessa ai lati, tira il fiato e precisa: «Volevo dire: guardi sul registro, se c'è una prenotazione a nome Mussolini». C'è. E le tre signore, rigorosamente in pelliccia, scompaiono a loro rischio e pericolo dentro un ascensore, mancando d'un soffio l'appuntamento con un'altra porzione pesante e impellicciata di passato: Donna Assunta Almirante dissimula l'emozione dietro le frasi secche e i brevi comandi che rivolge al suo micro-seguito di affezionati: «Dov'è la macchina? Venite qui! Andiamo là!» Fra un'ora, sotto il tendone del Congresso si commuoverà fino alle lacrime vedendo il video-faccione del marito fare a tutti, ma soprat- j tutto a lei, un disarmante "ciao ciao" d'addio con la manona. Donna Assunta scompare oltre la porta girevole con un'uscita fie- | ra, da diva del muto. Intanto nuove generazioni di trasmigranti missine conquistano il cuore delia hall-traghetto: Adriana Poli Bortone e la figlia bellissima, in gonna plissettata, stivaloni, giubbotto e smorfia dura sul volto: tutto di color nero, anche la smorfia. E' che nell'ora dello strappo c'è un antico problema da risolvere: la sistemazione. Scarseggiano le stanze. Fuori dal governo, dal Movimento Sociale e anche dall'albergo: un po' troppo, in un giorno solo. «Sono l'onorevole Fragalà, c'è una camera in questo hotel o, nel caso non ci fosse, ci potrebbe essere?», si informa causidico il deputato palermitano. Le Poli Bortone trattano su una adoppia» mancante, ma è nulla rispetto al dramma dei coniugi Tremaglia. A Mirko, leader dei dissenzienti, nel giorno in cui dovrebbe salvare il msi dall'oblio tocca il più inglorioso e italico dei destini: «Due ore di attesa, in fila, agli stand del Congresso, per sapere in quale albergo andare: che organizzazione!», si lamenta la moglie, con pelliccia inevitabile. E il marito: «Ma non potevamo farla a Roma, questa benedetta svolta, tranquilli, al caldo e a casa propria?». «Permesso?» Riposato e imperturbabile, al di là di ogni svolta c'è Bruno Vespa, che è spuntato sulla porta con una cravatta piena di giaguari volanti. Ritira senza problemi la chiave della sua stanza regolarmente riservata: unico giornalista ammesso nell'iperprotetto albergo di Fini. Davanti all'ascensore lo accoglie l'ex collega Gustavo Selva: «Caro Bruno, vedrai che fra un mese si ricompatta il Polo. Stamattina ho parlato a lungo con la Pivetti..» Vespa è già al telefonino, che commenta curioso ma assolutorio i bassi ascolti di Marisa Laurito. Nella hall del pianto, Selva e il suo governo, Vespa e la sua tv, sembrano più che mai lontani. I missini veri non hanno testa per nulla che non sia una lacrima per il partito. In questo senso, per molte ore non è stato un missino vero neanche Fini. Non lo è stato la mattina, trascorsa alla Camera a parlare di Dini, fiducie ed astensioni. Ha continuato a non esserlo alle due del pomeriggio, quando la Thema è andata a prelevarlo nella sua ca¬ sa di Boville e lui, attaccato ai telefonini, parlava ancora di quel governo che «senza la nostra astensione non sarebbe mai passato», con quel misto di saggezza e ovvietà che lo rende tanto autorevole presso i telespettatori. Poi però, man mano che la macchina si avvicinava a Fiuggi, Fini si è sigillato nel silenzio. Ha smesso di raccontare le barzellette sui carabinieri che impreziosicono il suo repertorio e ha fissato gli occhi e forse i pensieri su un articolo qualunque de! giornale che teneva in grembo. Sul sedile posteriore, la moglie Daniela e il segretario Proietti parlavano a voce bassa del Congresso, di chi c'era e soprattutto di chi non c'era più. Dei vecchi tempi. All'uscita dall'autostrada il fido Proietti è esploso: «Gianfrà, ci pensi, mi chiamavano Checchino da Subiaco: guarda dove sò arrivato. Guarda dove siamo arrivati tutti». «E' vero, eccoci, siamo arrivati», ha minimizzato «Gianfrà», scendendo dalla macchina ed estraendo un «vedi come è la vita?», che lì per lì sembrava la sua solita banalità, ma è la voce che lo ha tradito: bassa, come il suono di una corda tirata. «Vabbè, lo ammetto, sono un po' teso», ha provato a minimizzare. Ma è alle cinque che Fini è ritornato, di colpo, missino. Quando è uscito dall'ascensore col cappotto cammello e la moglie in pelliccia e tacchi a spillo. Si concede gli ultimi cinque minuti di melina. Un caffè al bar in compagnia della Memoria: Gaetano Rasi, professore di Studi Corporativi e ministro di Dini per un'ora e mezzo. «Hai battuto il record del mondo», gli ride addosso Fini. Rasi lo prende sottobraccio e lo scorta fino a quella porta che oggi è il confine fisico fra la storia vecchia e la nuova. Fini ha già un piede sull'auto quando Rasi lo benedice: «Panta rei, Gianfranco. Tutto scorre». «Sì, panta rei», ripete sottovoce Fini. E scorre verso il futuro. Massimo Gramellini Rasi: Gianfrà, visto dove siamo arrivati? E il leader ammette «Sono un po' teso» Un gruppo di delegati «nostalgici» al congresso msi Sopra: Assunta Almirante

Luoghi citati: Fiuggi, Roma, Subiaco