La Chiesa francese si ribella al Papa
Il cardinale di Rouen: gli alti d'autorità non giovano all'immagine del Vaticano La Chiesa francese si ribella al Papa Il cardinale di Rouen: gli alti d'autorità non giovano all'immagine del Vaticano 77 capo dei vescovi critica la cacciata di Gaillot PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo un silenzio che poteva sembrare acquiescenza alla destituzione vaticana di mons. Gaillot, la Conferenza episcopale francese scende in campo denunciando con vigore l'arbitrario autoritarismo papale. Fra Parigi e Roma che ebbero nei secoli relazioni tempestose - riesplode insomma la crisi. L'ex vescovo di Evreux ne costituisce il detonatore, ma serebbe erroneo limitare il contenzioso al suo caso. C'è ben altro. Le accuse contro i metodi wojtyliani arrivano dalla massima autorità vescovile, l'arcivescovo di Rouen Joseph Duval, che presiede la «Conference episcopale francaise». Il presule deplora «il moltiplicarsi, in seno alla Chiesa, di atti autoritari che la fanno apparire un'organizzazione rigida e sempre più chiusa verso la società». Quattro esempi, e solo negli ultimi mesi. «Il nuovo Catechismo», «l'enciclica sulla morale», «l'interdizione del sacerdozio femminile» e «l'Eucarestia negata a chi divorzia e contrae un altro matrimonio». Per Duval, che ha espresso martedì sera le critiche sulla tv regionale «France3Normandie», il loro accumularsi determina «malessere» nella Chiesa. Ma è sulla vicenda Gaillot che giunge la stroncatura più ferma. «Avremmo auspicato - dice che tale revoca non intervenisse, ben sapendo di trovarci, in Francia, su un terreno difficile». Come dimostra, oggi, la diffusa solidarietà a monsignor Gaillot. «Non mi stupisce» fa rilevare, secco, Joseph Duval. Che conclude: «Una decisione puramente autoritaria è inaccettabile per la nostra Chiesa». Parole gravi. La cui ampia eco malgrado l'ora notturna e un contenitore televisivo dalla scarsa audience nazionale I.-.duccva ic- ri l'interessato a una parziale rettifica. «Non critico Roma nella sostanza» precisa Duval. Ma certo le «osservazioni metodologiche» del giorno prima lasciano il segno. E mai il presidente Cef avrebbe preso una simile, clamorosa iniziativa a livello personale. No, i vescovi francesi sono davvero in larga maggioranza con il loro capofila. Che designa 2 di loro per «assicurare un legame» tra Gaillot e la Conferenza. «Non potrà avere altre diocesi, ma intendiamo affidargli missioni rilevanti» promettono i suoi colleghi. Tace - per ora - il cardinal Lustiger. Che incontrò Giovanni Paolo II nelle Filippine mentre già infuriava la polemica sull'affaire. Ma non sarà lui (ammesso lo voglia) a «normalizzare» laici e clero in pieno fermento. Dui? settimane fe si :■: ivo :b - per giustificare le dimissioni impostegli - lo scandalo che suscitavano tra «migliaia di fedeli» i giudizi espressi da Gaillot su temi-bomba per il Vaticano quali amori gay, preservativi, democrazia ecclesiastica. Vero. Ma volendo essere brutali, potremmo arguire che per compiacere un tradizionalismo più che minoritario oltralpe, il Vaticano abbia finito per inimicarsi l'intera Francia. Scriveva ieri pomeriggio «Le Monde», quotidiano alla cui linea e tradizione il «cristianesimo sociale» non può dirsi estraneo: «Il modo con cui Giovanni Paolo II cerca di farsi intedere, serrare i ranghi e mantenere l'unità nella Chiesa somiglia ormai a un esercizio patetico». Lo spettacolare carisma pontificio emerge vigoroso nei viaggi attraverso Africa, Asia e America Ladina, rca in terra francese par¬ rebbe trovare sempre meno estimatori. Il Papa non l'ignora. «Figlia maggiore della Chiesa», secondo un appellativo che risalirebbe a Carlo Magno, Parigi tradisce spesso e volentieri il suo ruolo. «Che hai fatto delle tue promesse battesimali?» l'ammonì negli Anni 80. Giudicare fronda e ribellismo antiromano come semplici prodotti di una secolarizzazione qui più vistosa che altrove in Europa sarebbe tuttavia miope. Volgiamoci indietro. Troveremo mons. Lefebvre e il suo ultracattolicesimo di rottura. Oppure - per restare in sintonia ideologica con Gaillot - i teologi Congar, De Lubac e Chenu ai quali Roma tolse la parola in tempi non lontani. Il medesimo Abbé Pierre polemizza con Roma da posizioni in alcuni casi più eterodosse che Gaillot. Ma la sua popolarità lo rende «intoccabile». Ancora, il padre Valadier vistosi cacciare nell'89 da «Etudes». E l'ostracismo ai «preti operai», fenomeno al quale la Francia contribuì in larga misura. La suscettibilità di clero e laici verso le pretese centralistiche è peraltro assai antica. Come testimonia il gallicanesimo, vale a dire la secolare rivendicazione d'una Chiesa nazionale fedele in teologia ma autocefala sul piano disciplinar-organizzativo. Il card. Richelieu l'auspicava, Napoleone l'intronizzò nel 1801. E fino al 1905 - separazione tra affari civili e religiosi - attrasse con richiamo ambiguo diversi mUieux. Ne fu riprova il successo dei Vecchio-Cattolici (che rifiutarono il Vaticano I per non piegarsi all'infallibilità papale) e l'Eglise Catholiquo Frangaise dalle referenze giansenistiche. Pétain la dichiarò fuorilegge, sciogliendola, ma gli sopravvive tuttora. Enr?CT ??nedcttc Monsignor Gaillot, il vescovo di Evreux destituito dal Vaticano
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