Fiuggi, da Giolitti a Ciarrapico Quando il potere passa le acque

Fiuggi, da Giolitti a Ciarrapico Quando il potere passa le acque Fiuggi, da Giolitti a Ciarrapico Quando il potere passa le acque LA SVOLTA ALLE TERME AFIUGGI LLE terme, dunque. E ce ne vorrà, di passione politica, di allegria e perfino di coraggio, anche scellerato, per vincere l'attrezzatissima mestizia urologica che da sempre domina il luogo dove il msi ha scelto di morire. Fiuggi, oh cara: cittadina liquida per eccellenza, Mecca delle calcolosi, rifugio benefico di reni provati e ora, nella stagione motta, culla di An. Seguendo le bandiere con la fiamma sempre più piccola, al termine di una suggestiva discesa fra gli alberi, i delegali si ritroveranno infatti in un agglomerato congressuale senz'altro notevole, e tuttavia immerso in quell'inconfondibile atmosfera sanitaria dove tutto, senza falsi pudori, sa di bere e far pipì, e poi far pipì e bere, e così via, a ciclo continuo. Punto di raccolta dei delegati, perciò, e «vendita bicchieri»; tribuna degli invitati e «fontanine»; stand del Secolo e sorgenti varie, terapie, infermerie. Inutile dire che i gabinetti, vero e imperdonabile punto dolente della scuola politico-scenografica degli Anni 80, sono qui onnipresenti e straordinari nella loro discrezione e pulizia. E però, fatta salva l'aria frizzante, la buona cucina ciociara, le indubbie risorse turistiche, la tradizione culturale, Bonifacio Vili, Michelangelo, Andreotti e quant'altri, scegliere di far nascere la destra moderna alle terme di Fiuggi significa per forza di cose situare, collegare e intrecciare questa nascita a luoghi ed attività che più corporei non si potrebbe. Il che, con un po' di fantasia spavalda, può anche essere una sfida ai fantasmi di un passato che non conta più e una reazione salutare alla volatilità, all'evanescenza di una politica ormai tutta televisiva e che quindi non ha più bisogno di momenti corali come sono appunto i congressi. La fisiologia urologico-termale, d'altra parte, ha qui a Fiuggi un suo respiro storico-politico (con ricadute pure iconografiche) che senza andare troppo indietro risa¬ le all'Italia pre-fascista degli inizi del secolo. Qui veniva Salandra, qui Orlando, qui venne decisa la breve neutralità dell'Italia nel 1914 e tre anni prima la guerra di Libia. Così, magari per curiosità, ai neoliberali di An può far piacere il sapere che esiste una storica foto di signori in tight che fanno pipì e che tra questi a qualcuno parve di riconoscere Giolitti (che non a caso qui tenne a battesimo l'hotel «Tripoli»). Così come, a beneficio dei nostalgici ostili alla svolta di Fini, esiste una foto di fascisti che sempre fanno pipì, meno composti però, in camicia nera e fez. Di Badoglio, altro appassionato habi¬ tué delle terme e gran giocatore di bocce, ci sono invece solo immagini più ufficiali. Acqua o non acqua, la de e in particolare l'andreottismo nel suo fenomenale splendore ciociaro modernizzarono Fiuggi tanto da imporvi, nell'ormai lontano 1983, una grandiosa (14 mila presenze, con An ne sono calcolate meno della metà) Festa dell'Amicizia che venne inaugurata da De Mita, da Evangelisti (nativo della vicina Alatri) e da ben duemila majorettes. Trascuratissimo segnale, quest'ultimo, di imminente secolarizzazione. In quel frangente, comunque, si mise in luce un uomo piuttosto sveglio che pur dicendosi «fascista storico» chiamava Andreotti «il principale», gli prestava - come hanno rilevato anche i giudici di Palermo - l'aereo e in nome di «Giulio» distribuiva premi a gente insospettabile, facendo intanto parecchi ragguardevoli affari. A suo modo - un modo assai discutibile, a base cioè di risse e porchettate, cocktail e insulti, e ripicche, sceneggiate, sentenze aggiustate, odi, fatuità culturali in Eurovisione - Peppino Ciarrapico, subito dichiarato «re delle bollicine», rilanciò Fiuggi e la sua acqua prodigiosa sganciandola dall'am¬ dicendo: «Buongiorno, sono Leoluca Orlando, lei è pronto a cambiare?». Alla fine il Ciarra, che pure aveva i suoi, di entusiasmi («Inonderò il mondo intero» minacciava), si ritirò, ma solo dopo aver fatto scucire al Comune una settantina di miliardi. , Gli resta l'albergo «Vallombrosa», la clinica «Santa Elisabetta» e quel teatro tenda entro il quale oggi pomeriggio Fini proporrà la fine del msi. Partito morituro del quale il Ciarra assicura di possedere una delle primissime tessere, la numero 75. E così, se non proprio a lieto fine, si chiude il ciclo storico, politico e urologico di Fiuggi. Quello congressuale pare per ora affidato al gigantismo, un po' in ritardo, dei Panseca post-fascisti: trucchetti ottici, illusionismi scenografici, maxi tv, cinque schermi mobili con sistemi di prismi ruotanti su se stessi (per cui, tàc, la scritta msi-dn si trasforma in Alleanza nazionale). Tutto blu e azzurro e «Cresce la nuova Italia», assicura la scritta. Questo come risultato finale. Come risultato intermedio il consueto caos, poetico e onirico, del giorno prima: bandiere, quindi, vernici, rotoli di moquette, spifferi, carrelli, militi, cani poliziotti, ciclamini, estintori, ragazze che portano in giro palme e all'imbrunire il suono di una campana in lontananza. Filippo Ceccarelli fi Giovanni Giolitti A destra: le Terme di Fiuggi fi La Fiamma si spegne negli stessi luoghi dove fu decisa la guerra di Libia bito, in fondo rassicurante, di un turismo idrico-urinario per precipitarla nel più arroventato agone politico. La grande (e complicatissima) guerra tra il Ciarra e il Comune di Fiuggi per il controllo delle fonti è durata a lungo, costringendo così le più belle penne del giornalismo italiano ad appassionarsi alle vicende del sindaco Casatelli e della lista «Fiuggi per Fiuggi». A sostegno della quale, con l'idea di costruire un «laboratorio» anti-Caf, nel 1991 si mossero Occhetto, La Malfa, Rutelli e il leader della Rete che in un empito d'entusiasmo si mise a fermare automobilisti in mezzo alla strada