Addio Rose madre d'America

Metà nutrice e metà ape regina, di lei John diceva: è la colla che tiene insieme la famiglia Kennedy Metà nutrice e metà ape regina, di lei John diceva: è la colla che tiene insieme la famiglia Kennedy Addio Rose, madre d'America Ha sepolto 4figli ma pianto una volta sola WASHINGTON 1 NSEGNAVA ai suoi figli che I «un Kennedy non piange mai». Fu vista piangere una volta sola, nel '68, quando le portarono la notizia che Bobby era morto. Ma si asciugò in fretta le lacrime con quei fazzolettini di pizzo, adatti a chi piange poco, che si faceva mandare dalle Fiandre e disse la frase che ripeteva dietro a ogni feretro: We will be ali right, children, ce la faremo, bambini, «perché noi siamo i Kennedy». Rose Fitzgerald Kennedy ha raggiunto domenica il marito, i 4 figli e i due nipoti che aveva sepolto nella sua vita secolare. Aveva un'età disumana, come la sua vita, come il suo stoicismo: 104 anni, anzi centoquattro e sette mesi, perché a un giorno e a cent'anni, agli estremi opposti dell'esistenza umana, anche i mesi contano. Requiem per un'ape regina, dunque, signora e vittima di un alveare chiamato Kennedy. E' morta la «regina madre» dell'America repubblicana, matriarca della sola famiglia americana che abbia avvicinato il rango e la tragedia delle grandi dinastie europee. Se Jackie è stata la principessa indiscussa della saga dei Kennedy, se John ne fu il Re Artù, Rose era la «queen mother» assoluta, un po' nutrice e un po' Lady Macbeth, magnifica nell'allevare e poi nel divorare con la sua ambizione implacabile i figli. In 104 anni di corna e di rosari,di assassinii e di benedizioni papali, questa donnina irlandese nata nel ghetto cattolico di Boston, figlia di un sindaco corrotto, moglie di un semi-gangster che fece fortuna vendendo alcol di contrabbando negli anni dei proibizionismo è stata, come disse di lei il figlio John, «la colla che ha tenuto insieme la nostra famiglia». Sorretta dalla certezza insensata e commovente che un giorno - lo scrisse nelle sue memorie - tutti i vivi e i morti, i 9 figli e figlie, i 30 nipoti, i 41 pronipoti, sarebbero tornati attorno a lei nella vecchia casa di Hyannis Port, sulla grande veranda davanti all'Atlantico, in un'ultima, trionfale «Comunione dei Kennedy». Centoquattro anni (e sette mesi) non sono una vita, sono un capitolo di storia del mondo. Quando Rose nacque, nel luglio del 1890, negli Stati Uniti erano ancora in corso le Guerre Indiane, in Europa Otto von Bismark dava le dimissioni e Adolf Hitler era appena nato. Quando sposò Joseph Kennedy, nell'ottobre del 1914, la Grande Guerra aveva pochi mesi ma nella casa dei Fitzgerald, la casa paterna, non di cannoni si parlava ma della ostilità per il «parvenu» irlandese che quel giorno avrebbe im- palmato Rose. Per lei il padre «Honey Fitz» aveva sognato principi del sangue o del danaro, come quel giovane lord inglese, Sir Thomas Lipton, sovrano del tè, che l'aveva invano corteggiata regalandole, ovviamente, servizi da tè. Ma anche quella volta ebbe ra¬ gione lei, Rose, la «rosa dei Kennedy», come l'ha chiamata ieri il figlio Ted nel dare la notizia della morte per «polmonite». Se avesse sposato il baronetto delle teiere e si fosse rinchiusa in un umido castello del Sussex, oggi non saremmo qui, insieme con tutti i giornali e telegiornali del mondo, a salutarla come la regina madre dell'America, arcigna ed eroica. Perché eroica, certamente, Rose Fitzgerald Kennedy fu, di un eroismo oggi quasi incomprensibile alle diverse sensibilità femminili del nostro tempo. «Preferisco essere ricordata per un figlio che per un libro», ripeteva. E nei figli, come nel padre, nel marito, come negli uomini del suo alveare, Rose aveva trovato l'inizio e la fine del suo universo di donna. Sognava di andare all'Università, ma fu costretta dal padre a iscriversi in un piccolo collegio di suore del Sacro Cuore, perché al sindaco dalle mani sporche serviva la complicità della curia di Boston per coprire i suoi traffici. Ambiva alla vita brillante, ma, di nuovo, il padre la spedì in un convento in Olanda, insieme con la sorella, per allontare le figlie dall'ennesimo scandalo che l'aveva investito. E toccò a Rose accompagnarlo all'incontro che mise fine alla sua carriera politica, quando il leader dell'opposizione gli disse asciutto: «O ti ritiri, Fitzgerald, o rivelo ai giornali che vai a letto con una tabaccaia di night club». Si ritirò. Quella di Rose è la storia 100 anni di solitudine femminile nel cuo¬ re della famiglia più «maschile» del mondo. Ebbe un solo scatto di ribellione. Scappò di casa, pochi mesi dopo il matrimonio, ma il cardinale di Boston la convinse a tornare dal marito. Fu allora che Rose decise di rovesciare tutte le sue ambizioni frustrate sopra i figli. «La mamma ci leggeva tutto nove volte, e ci insegnava che eravamo un clan e l'offesa fatta a uno di noi era un'offesa fatta a tutti», ricordava JFK. Dopo tre maschi, Joseph junior, John e Bob ebbe finalmente la femmina che sognava, Rosemarie. Nacque ritardata e la mamma le dedicò anni tenerissimi di cure. Ma non fiatò quando il marito, terrorizzato dal timore che la «debolezza mentale» di Rosemarie facesse della ragazza ormai sviluppata una «puttana» e macchiasse il no¬ me di famiglia, le impose una lobotomia frontale. Rosemarie, la figlia prediletta, vive ancora, rinchiusa e spenta in un - che altro? - convento di suore del Wisconsin. Ci fu soltanto un breve periodo di vera, grande felicità per Rose: fu la nomina del marito, finanziatore elettorale di Franklyn Roosevelt, ad ambasciatore presso la corte d'Inghilterra, nel 1937. Tutti i sacrifici, i silenzi, gli orrori, sembravano finalmente pagare i loro dividendi, per la ragazza del ghetto irlandese invitata a Palazzo. «Hai visto quanta strada abbiamo l'atto dal ghetto di Boston?» le mormorò il marito la prima volta che varcarono le cancellale di Buckingham Palace, ospiti di re Giorgio VI. E Rose impazzi di orgoglio quando un prelato loro amico, un cardinale che aveva preso il tè nella loro casa di Boston, Eugenio Pacelli, divenne Papa. 1 Kennedy, solo marito e moglie, furono invitati all'incoronazione di Pio XII in San Pietro, pia Rose decise di portare da Londra anche i figli. Non c'erano posti per loro, ma la madre ordinò a Ted di sedere nella poltrona destinala a Costanzo Ciano, al quale fu trovala in fretta un'altra sistemazione. Tutto, in quel 1939, sembrava fiorire nel giardino dei Kennedy. La morte che avrebbe fatto esplodere Joseph il pilota nel '44, abbattuto la figlia Kathleen in volo con l'amante nei cieli della Francia nel '48, che avrebbe ucciso John a Dallas nel '63, Robert a Los Angeles nel '68 e stroncate le ambizioni presidenziali di Ted con l'annegamento della sua amichetta Mary Jo Kopechne nel '69, era lontana. Allora, era solo un presagio informe, che la «ape regina» dei Kennedy avvertì come una fitta, durante l'ultima visita nel castello dei Windsor. Si fermò davanti a un grande olio di re Carlo I e della sua famiglia. Raccontò Rose: «Guardai i volti del re e dei suoi cinque bambini, immortalati dal pittore di corte in espressioni felici, senza pensieri. Pensai che di lì a poco, il padre sarebbe stalo decapitato, due di loro sarebbero stati uccisi e gli altri tre sarebbero stati costretti a lottare per sopravvivere. Il pensiero del destino che attendeva quella famiglia così felice, come la nostra, mi fece rabbrividire». Quando il destino si rivoltò contro i Kennedy, Rose era pronta, arroccala dentro la fortezza della sua granitica, algida fede. Cancellò la figlia lobolomizzala da ogni discorso pubblico. Seppellì l'altra figlia peccatrice con un glaciale «è stato il castigo del Signore». Disse semplicemente «ora tocca a Bobby», quando John cadde a Dallas. Ignorò le porcherie del marito, amante della diva Gloria Swanson e cacciatore di ogni sottana che circolasse in casa, mentre lei era rigorosamente fedele. Lei stessa, Rose, suggeriva alle ragazze che i figli invitavano di chiudere a chiave le loro stanze da letto, pei- evilare il coniuge satrapo. Quando il marito fu costretto a letto, ammutolito per sempre da un ictus, lo abbandonò alla cure di un'infermiera, ignorandolo. Settantenne, finalmente libera di essere una donna, Rose volava ogni anno a Parigi, per rinfrescare il guardaroba. A un biografo che osò chiederle notizie dei costi di questi raid e delle campagne elettorali dei «ragazzi», rispose altezzosa: «t soldi sono miei e li spendo come voglio, per un nuovo tailleur o per un seggio al Sonalo. Lo fanno i Rockefeller, lo possono fare anche i Kennedy». (ira è morta, ma il clan è vivo. C'erano tutti, domenica, atlomo al lette di morte dell'ape regina: i figli Ted, Eunice, Pai e Jean, i nipoti entrali in politica, Joseph il figlio di Bob, deputato, la sorella Kathleen, vicegovernatore dei Maryland, Patrick, il figlio di Ted e Mark, il figlio di Eunice, anche loro deputati al Congresso. Hanno aspettato che morisse sotto la veranda della casa sul mare, senza tentare inutili terapie, recitando per lei il rosario. Gli uomini del clan Kennedy le avevano dato finalmente il permesso di morire. Vittorio Zucconi Dopo l'agguato di Dallas previde «Ora tocca a Bob» Il marito la tradiva con Gloria Swanson lei fu sempre fedele L'annuncio di Ted «Stroncata a 104 anni da una polmonite» GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO V?f$-\942 JOHN 1917-1963 ^^^^^^^^^^^^^^^ FIGLI: CAROLINE PATRICIA 1924 FIGLI: KASA EDWARD PATRICK JEAN 1928 EDWARD 1932 DAVID MARY •MICHAEL MARY KERRY CHRISTOPHER MATTHEW lOUGLAS RORY ■ di donna. Sognava di andare all'Università, ma fu costretta nale che avcasa di Bosvenne Pape moglie, funazione di Rose decisanche i figloro, ma lasedere nelCostanzo C Rose Kennedy con il figlio John presidente eletto nel 1960 e assassinato a Dallas nel 1963 A sinistra Rose Kennedy morta all'età di 104 anni Qui a fianco l'albero genealogico della famiglia dal capostipite fino all'ultima generazione In basso, Rose con il marito Joseph e sei dei loro figli