La Jihad il terrore è appena iniziato di Aldo Baquis

Strazianti scene di dolore ai funerali delle vittime, mentre Hamas applaude i kamikaze Strazianti scene di dolore ai funerali delle vittime, mentre Hamas applaude i kamikaze La Jihad; il terrore è appena iniziato Robin replica in tv, «viprenderemo ovunque voi siate» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO La Jihad, la guerra santa, continuerà: parola di Abdallah Shami, che a Gaza è il principale portavoce della Jihad islamica. Ventiquattro ore dopo la strage dell'incrocio stradale di Beit Lid (a Nord di Tel Aviv) dove 18 soldati israeliani e un civile sono stati dilaniati dagli ordigni di due kamikaze islamici, Shami è apparso in pubblico di ottimo umore. «Lo Stato sionista ha assicurato ai suoi sostenitori - non avrà mai pace, né sicurezza, fintanto che l'ultimo dei profughi palestinesi non sarà rientrato nel suo villaggio di origine». All'indomani del duplice attentato della Jihad islamica, in Israele si stringono i denti. Per tutta la giornata il premier Yitzhak Rabin è stato impegnato in consultazioni con i comandanti dell'esercito e dei servizi segreti mentre nei cimiteri militari si svolgevano, senza soluzione di continuità, i funerali delle giovanissime vittime. Al cimitero militare di Gerusalemme da anni non si vedeva un tale numero di cerimonie funebri in un giorno solo: ai bordi delle fosse, fra i pianti strazianti dei genitori ancora increduli di fronte a tanta sventura, alcuni dei commilitoni delle vittime sono svenuti. In serata, con una decisione senza precedenti, Rabin si è rivolto alla nazione con un messaggio diffuso dalle due reti unificate. «Continueremo nel processo di pace» ha detto il premier, con voce greve, «e al tempo stesso inseguiremo i terroristi islamici, li elimineremo, nessuna linea di confine ci arresterà». Rabin ha spiegato alle famiglie a lutto che il loro grande sacrificio ha un senso: «Il nostro obiettivo - ha affermato - è spezzare la spirale di violenza con i palestinesi, separare il nostro popolo dal loro». «Sono fiero di essere israeliano, sono fiero dei nostri successi» ha dotto ancora. «Abbiamo conosciuto momenti difficili in passato, sapremo trovare una risposta anche ai problemi attuali». Domenica il governo israeliano, riunito in una seduta di emergenza, ha deciso di rallentare i tempi del negoziato con l'Olp e di aumentare al tempo stesso le sue pressioni su Yasser Arafat per costringerlo a uscire allo scoperto e a reprimere l'opposizione islamica. Nel corso della seduta, il capo di stato maggiore generale Amnon Lipkin-Shahak si è lamentato che «ormai Gaza e Gerico sono divenute dei santuari per i terroristi». Lipkin-Shahak non si è fatto la minima illusione su una cooperazionc militare di Arafat contro gli integralisti e ha proposto a Rabin di passare all'offensiva: bisogna espellere le famiglie dei kamikaze palestinesi - ha detto -, chiudere le istituzioni religiose dalla Jihad islamica, impedire l'accesso a Gerusalemme agli islamici durante il prossimo digiuno del Ramadan. Un primo provvedimento pratico è stato adottato da una speciale commissione ministeriale che ha autorizzato gli agenti dello Shin Bet - il servizio di sicurezza interno - a trattare i militanti islamici sotto inchiesta «come se fossero ordigni in procinto di esplodere»: non potranno essere torturati, ma certamente saranno interrogati in modo ruvido. Con questi sistemi, ha riferito a Rabin il capo dello Shin Bet, negli ultimi tre mesi sono stati sventati cinque attentati e il rapimento di un soldato. A Gaza, invece, i servizi di sicurezza palestinesi sono rimasti finora inerti. «L'attentato è avvenuto in Israele, gli ordigni sono stati preparati in Cisgiordania: e allora perché Rabin ci punisce con la chiusura dei Territori e rinvia, dopo averla promessa, la scarcerazione di centinaia di detenuti?», ha chiesto un alto funzionario dell'Autorità palestinese. Applaudito anche dai simpatizzanti di Hamas e del Fronte popolare, Abdallah Shami ha potuto così recarsi indisturbato a felicitarsi con la famiglia di uno dei due kamikaze, Anwar Sukar, e a consegnare loro l'ultimo messaggio del figlio. «E' un onore per me essere stato scelto come primo shahid (martire) del 1995» ha scritto il giovane. «Pregate Allah per me». Ma il padre di Sukar ha accolto Shami con grande freddezza: egli è inquadrato infatti nella polizia palestinese e milita in Al Fatah. Aldo Baquis Politici e giornali di sinistra invitano Rabin alla durezza «Stop ai negoziati e chiusura sine die dei Territori» Da sinistra soldati al funerale, uno dei terroristi e lo sceicco Shami, della Jihad di Gaza