Su Dini An sì spacca in tre

Con Fini i fedelissimi. Tremaglia vota sì. Fisichella e Buontempo no Con Fini i fedelissimi. Tremaglia vota sì. Fisichella e Buontempo no Su Dini An sì spacca in tre Ma il segretario «incassa» l'astensione ROMA. C'ò un clima sospeso, tesissimo nella saletta dei deputati di Alleanza Nazionale, anche Fini-il decisionista non si è scoperto su Dini, fino a quando chiede la parola Domenico Fisichella, «il professore», come lo chiamano i missini. E l'ex ministro, il pacato profeta della «svolta», stupisce tutti: «Dobbiamo votare no, perché all'elettorato dobbiamo dare segnali chiari, non ragionamenti raffinati. Non avevamo chiesto le elezioni subito? Naturalmente dobbiamo prendere una decisione coordinata con Berlusconi...». E la «sparata» del moderatissimo Fisichella (che si porta dietro il no di tanti peoncs missini), ò il termometro per misurare quanto forte ò il mal di pancia che ha torturato i deputati di Fini nel giorno del giudizio sul nuovo governo. Alla fine i 104 deputati di An vanno alla conta e visto che l'aria è incerta, Fini si sbilancia, annuncia che lui è «per l'astensione». E quando finalmente si vota, per la prima volta da quando esiste, Alleanza nazionale si spacca in tre fette: 64 deputati sono per l'astensione, 22 per il sì a Dini e 1 8 por il no. E per la prima volta - siamo al bis - un corposo drappello di deputati (40 su 106) non segue le indicazioni del segretario, va su due binari opposti. E cosi, proprio alla vigilia dell'apertura del congresso msi-An le tre anime di Alleanza nazionale (la ministerialista, la centrista e quella sociale) vengono inaspettatamente allo scoperto. Eppure Gianfranco Fini, anche a prezzo di una spaccatura interna, porta a casa un risul- tato: è lui che trascina il Polo verso l'astensione. E' lui che alle nove della sera, lasciati i suoi, raggiunge Silvio Berlusconi e Pierfordinando Casini. E' lui che a un Berlusconi incerto e a un Casini attestato sul no, porta sul piatto un argomento «pesante»: il voto a maggioranza dei suoi deputa¬ ti. Ed era stato sempre Fini a «lavorare» Berlusconi nelle ore che avevano preceduto il discorso di Lamberto Dini alla Camera. E a pranzo, a un Silvio Berlusconi tentato dal «sì», era stato proprio Fini che aveva ripetuto «forse è meglio un'astensione». E poi alle sei della sera, appena Dini aveva finito di parlare, Fini si era avvicinato a Berlusconi, seduto al suo scranno di parlamentare e gli aveva sussurrato: «A questo punto forse è meglio l'astensione...». E persino la plateale spaccatura all'interno del gruppo parlamentare in qualche modo è stata «guidata» da Fini. Da due giorni, nei gruppi parlamentari di Alleanza Nazionale, bolliva la pentola: da una parte crescevano i mugugni sugli sbandamenti del partito, dall'altra le «colombe» alla Tatarella spingevano per un atteggiamento «più dialogante» verso il governo. E così, Fini ha convocato il gruppo della Camera e ha aperto il dibattito, dicendo che «Dini è stato ambiguo», senza indicare una preferenza personale, ma chiedendo ai deputati di «esprimersi liberamente». E i suoi l'hanno preso in parola: sono cominciati a fioccare i no (Fisichella, Agostinacchio, Tofani, Recchia), i sì (Tremaglia) e in maggioranza gli «astensionisti». Tutti d'accordo però sul «coordinamento con gli altri partner del Polo» e sul fatto che «presa una decisione, quella fa testo per tutti». E quando il dibattito è agli sgoccioli, a sorpresa, è Fini che chiede «di votare», spiegando che lui è per l'astensione, ma «chi voterà no, non verrà criminalizzato». Sessantaquattro deputati su 104 (pari al 61%) votano le indicazioni di Fini e tra questi tutti i fedelissimi del segretario (La Russa, Gasparri), 22 sono per il sì a Dini (e tra questi tre tradizionalisti come Tremaglia, Paolone e la Mussolini), mentre i voti per il no sono 18, con una curiosa confluenza tra il moderatissimo professor Fisichella e Teodoro Buontempo. E appena la votazione è finita, Fini ci tiene a dire ai suoi: «All'esterno non dobbiamo mascherare questo risultato, noi oramai siamo un grande partito nel quale ognuno può esprimere il proprio parere». E il bastian contrario Teodoro Buontempo - con la franchezza che non gli ha fatto perdere la stima di qualche amico di Gianfranco Fini - alla fine ammette: «Certo, la votazione dimostra che i gruppi An non sono un monolite e se fossero stati interpellati più spesso, lo avrebbero dimostrato. Ma bisogna ammettere che anche stavolta Fini è stato abile: nel prendere una decisione discutibile come quella dell'astensione, si è coperto col voto liberamente preso dai gruppi. Si è coperto dentro il partito e con i suoi alleati può dire che alla fine vince la sua linea...». Fabio Martini fi i Dicono che Scalfaro mi abbia usato come un cane da guardia: Berlusconi non vuole Dini? Allora chiamo Romano che gli ringhia addosso jjj fi i Dicono che Scalfaro mi abbia usato come un cane da guardia: Berlusconi non vuole Dini? Allora chiamo Romano che gli ringhia addosso jjj Romano Prodi ex presidente dell'In era tra i candidati a premier Romano Prodi ex presidente dell'In era tra i candidati a premier Gianfranco Fini segretario del movimento sociale e coordinatore di Alleanza nazionale

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