«Ecco le bugie di Andreotti»

«Ecco le bugie di Andreotti» La procura di Palermo: ha detto il falso sulle date dei viaggi «Ecco le bugie di Andreotti» L'inchiesta smentisce le sue difese ROMA. «Andreotti scese a Palermo e si incontrò con Stefano Bontade, i cugini Salvo, l'on. Lima... in un periodo tra la primavera e l'estate del '79». Cosi disse il pentito di mafia Francesco Marino Mannoia, che parlò anche di un altro incontro fra Andreotti e il boss Bontade nel 1980, sempre a Palermo: «L'onorevole Andreotti proveniva da Trapani, nel cui aeroporto era giunto a bordo di un aereo privato affittato dai Salvo o comunque per conto dei Salvo». Per la Procura di Palermo, le riunioni tra il senatore a vita e i capimafia rivelati dai «collaboratori di giustizia» (c'è pure quello del famoso bacio con Riina, raccontato da Di Maggio), sono uno dei cardini dell'accusa di associazione mafiosa. Andreotti si è sempre difeso negando gli incontri e facendo rilevare che non sarebbero stati possibili perché dal 1978 in poi lui si ò sempre mosso sotto gli occhi di polizia e carabinieri. «Non sono mai stato fuori controllo - ha scritto il senatore in una delle sue memorie difensive - neppure per un istante della mia giornata. In Sicilia sono sempre stato sotto la vigile tutela degli apparati di scorta». Nei due anni dell'indagine chiamata in codice «Oceano», i magistrati del pool antimafia hanno raccolto testimonianze e indizi che, a parere della Procura, rovesciano le certezze dell'indagato e dimostrano che ha mentito: sulle date dei viaggi, sugli agenti che l'hanno sempre seguito, sull'uso di aerei privati per raggiungere l'isola, sui «buchi» nelle sue giornate durante i quali avrebbe potuto incontrare chiunque lontano da occhi indiscreti. Il collage preparato dai magistrati è uno dei puntichiave del processo all'ex-presi- dente del Consiglio. LA «MEMORIA RINFRESCATA». La Procura accusa Andreotti di aver condizionato e fatto pressioni sui capiscorta chiamati a testimoniare. In particolare il maresciallo dei carabinieri Roberto Zcnobi ha ammesso: «L'elenco fornitomi dalla segretaria dell'on. Andreotti doveva assolvere anche la funzione di "rinfrescare" la memoria di noi componenti della scorta sui viaggi fatti in Sicilia tra il 1979 e il 1980... Io sono grato ad Andreotti per avermi aiutato a ricordare...». Zenobi aveva detto in un primo tempo di aver ricevuto un elenco di spostamenti dal maresciallo Nobili, il quale, però, sosteneva il contrario. E al confronto Zenobi ha ceduto: «Confido che l'autorità giudiziaria voglia (...) valutare benevolmente la mia deposizione che mi rendo conto può apparire grave e comportare conseguenze anche di carattere penale». Negli elenchi forniti dall'indagato, peraltro, non risultano viaggi in Sicilia nel 1986, mentre la Procura ha accertato che in quell'anno il senatore andò a Taormina, Palermo e Catania. GII AEREI PRIVATI. Andreotti ha sempre affermato di non aver mai usato aerei privati per andare in Sicilia. Ma i giudici hanno rintrac¬ ciato il pilota Paolo Uberti, in servizio presso la «Air Capitolo di Giuseppe Ciarrapico, che ha dichiarato: «Ho trasportato talvolta con aerei della Air Capitol, Giulio Andreotti; ricordo, ad esempio, un viaggio a Palermo (credo nel 1987) ed un altro a Torino. Quando lo portai a Palermo c'erano con lui poche persone...». I voli privati, peraltro, vanno e vengono dagli aeroporti senza registrazioni di presenze e piani di volo: «Posso dire con assoluta certezza - ha spiegato ai giudici il pilota Giampiero Trovalusci - che voli privati con a bordo personalità politiche o uomini di Stato possono atterrare in aeroporti militari senza lasciare nessuna traccia, al di fuori di quelle previste dalle norme militari». A Trapani c'è un aeroporto militare, e gli uomini della Dia hanno verificato che piani di volo e registri di arrivi/partenze vengono distrutti ogni tre mesi. Di fronte alle rivelazioni, secca la smentita di Giuseppe Ciarrapico: «Nessun volo è stato effettuato dalla Air Capitol mai né per il senatore Andreotti né per chiunque altro in Sicilia o altrove di cui non sia stata trovata sempre esatta registrazione. Nulla in tal senso ci è stato contestato dalla procura di Palermo». LE SCORTE DI ANDREOTTI. E' un altro dei punti su cui insiste il senatore accusato di mafia. Ma quando i giudici hanno provato a ricostruire l'identità degli «angeli custodi» di Andreotti si sono trovati davanti a un guazzabuglio inestricabile. Uno dei carabinieri di scorta non indicato dall'ex presidente del Consiglio come conferma alla sua verità, Giuseppe Rocco, risultò presente ad una trasferta in Puglia anche se non c'era andato. «Posso dire - ha dichiarato ai giudici - che sovente vi erano delle sostituzioni nell'espletamento dei servizi che non venivano registrate». Un'altra sostituzione - per i giudici sospetta - riguarda il soggiorno a Palermo di Andreotti nel settembre '87. Secondo la documentazione fornita dai carabinieri, col senatore c'era anche l'appuntato Linardo Pagliuca, che invece non risulta nei registri dell'albergo. Interrogato, il militare ha negato di aver seguito Andreotti in quell'occasione. GIORNATE COI «BUCHI». La Procura è certa che il 20 settembre del 1987, una delle date possibili del presunto incontro con Riina, Andreotti - ospite al «Villa Igiea» di Palermo per la Festa dell'Amicizia - rimase senza scorta dall'ora di pranzo fino al tardo pomeriggio. Una prassi per nulla insolita, a sentire i numerosi agenti interrogati. Antonio Menafra, per esempio, ha spiegato che «le personalità» si facevano lasciare in alberghi o ristoranti e davano appuntamento per un orario successivo: «Ho fatto servizio di scorta all'onorevole Andreotti a Palermo e ricordo che anche con lui la prassi era esattamente quella che ho appena riferito». Giovanni Bianconi Francesco La Licata C'è un giallo sui nomi degli agenti che fecero la scorta al senatore E un pilota rivela: volavamo su aerei privati di Ciarrapico «Nelle sue giornate siciliane molti i momenti riservati» A sinistra Giulio Andreotti con Giuseppe Ciarrapico. A fianco il boss di Cosa Nostra Stefano Bontade Un pentito accusa il senatore a vita di averlo incontrato nel 1979