La Lega contro Negri «Ci sono ammanchi»» di Maurizio Tropeano

La Lega contro Negri «Ci sono ammanchi»» L'ex segretario lombardo verso l'espulsione La Lega contro Negri «Ci sono ammanchi»» Lui replica: «Li querelo, è tutto falso Al Carroccio ho dato 250 milioni» Dissidente e «ladro». Luigi Negri, ex segretario della Potentissima, si è visto cadere addosso una delle accuse più infamanti per un politico: «A Negri sono stati contestati ammanchi di cassa - spiega una nota diffusa dall'Ufficio slampa della Lega Nord - e il fatto che stipendiasse la moglie Elena Gazzola, per sua decisione personale e senza titoli di merito». Così, per questo motivo e per le sue posizioni critiche nei confronti di Bossi, Negri è stato convocato dal Consiglio federale per «essere sentito in merito alla sua posizione nei confronti del movimento». Negri, però non ci sarà: «Io spiega - non mi riconosco più in chi ricorre a mezzi e falsità di questo tipo. Le accuse di ammanchi sono assolutamente false, infondale. Il fatto che Bossi ricorra a calunnie sistematiche la dice lunga sul personaggio e sulla difficoltà a contrastare le critiche politiche che io ho rivolto. Con loro ho chiuso, oggi è l'ultima volta che parlo di questi problemi. Da domani i miei rapporti con la Lega saranno regolati solo dai miei avvocati». E' amareggiato Negri. Certo si aspettava il provvedimento disciplinare: «Anche se - dice - è assurdo che un dissenso politico venga punito con l'espulsione. Queste cose non succedono nemmeno nel partito di Fidel Castro». Ma le accuse di ammanchi proprio non le digerisce: «Io - spiega - per la Lega ho sempre messo mano al portafoglio. Ho pagato bollette telefoniche e affitto e poi da quando sono stato eletto deputalo ho versato 250 milioni. Non posso far altro che constatare che bossi li ha mal spesi». Così spazio agli avvocati: «Penso - dice Negri - che chiederanno i verbali di quella riunione per vedere chi ha lanciato le accuse contro di me». Spazio alle richieste di danni: «Per alcuni miliardi che verrano devoluti in beneficenza», spiega. E lo «stipendio alla moglie»? Negri replica: «Tutto falso». Lei, Elena Gazzola, spiega: «Dal 1992 ho prestato la mia opera professionale per la Lega in base a contratto nei settori in cui questa mi veniva richiesta. Quando fui nominata presidente del Consiglio comunale di Milano il rapporto continuò». Chissà perché nella Lega il dissenso politico viene sempre legato a questioni di soldi. Era già successo all'epoca del primo dissidente, quel Castellazzi accusato di «aver preso i soldi per spezzare la Lega». Lo stesso è avvenuto nelle settimane scorse quando i «dissidenti» della Lega sono stati accusati da Bossi di aver ceduto alle lusinghe economiche - di Berlusconi. Negri spiega: «Bossi non ha più argomenti politici». E se gli si contesta il fatto che anche lui ha condiviso le accuse contro Castellazzi risponde: «Ora non ricordo. Ma Castellazzi avrebbe fatto bene a rivolgersi agli avvocati come ho fatto io». Largo agli avvocati, allora, anche se Roberto Calderoli, segretario della Lega Lombarda spiega: «A Negri abbiamo fatto prima di tutto accuse di natura politica e su questo lo abbiamo chiamato a rispondere insieme ad altri deputati». E gli ammanchi? «Ammanco è un termine un po' grosso. Noi ci siamo posti dei quesiti di natura economica perché abbiamo trovato spese non giustificate. Negri ha cinque giorni di tempo per rispondere ai nostri dubbi e portare i giustificativi». Pace fatta, allora? Macche: «Io - replica Negri - sono trasparente e pulito. Non mi sono mai occupato di amministrazione. Non ritiro né la querela né la richiesta di danni». Maurizio Tropeano

Luoghi citati: Milano