Torna il flipper sconfìtti i videogames di Vittorio Zucconi

Troppa violenza nei mostri elettronici, gli Usa riscoprono il culto del «tilt» Troppa violenza nei mostri elettronici, gli Usa riscoprono il culto del «tilt» Torna il flipper, sconfìtti i videogames TWASHINGTON RA pochi giorni in un albergo cu' New York, mille praticanti di una fede che travolse una generazione e che sembrava ormai perduta nella prepotenza di nuovi idoli, si ritroveranno per celebrare la resurrezione del loro piccolo totem: il Flipper. Il 3 febbraio, nell'Hotel Park Central, questi mille perdigiorno, fannulloni, e sicure disperazioni dei loro genitori si contenderanno il titolo di campione del mondo di «Pinball», come lo chiamano gli americani, o di Flipper come diciamo noi, dalle «pinne», appunto i «flippers» che scattano per respingere la pallina. In palio, la non indegna borsa di 60 milioni di lire destinata al vincitore. Sarà un campionato del nulla, un'Olimpiade del tempo perso che segnalerà il ritorno dall'esilio delle mode di questa macchina che sembrava sconfitta da video games e giochi elettronici. Fino al 1990, non più di un centinaio di concorrenti, quasi sempre signori di mezz'età, reduci inconsolabili di giovinezze dissipate nei bar e nelle sale giochi, si ritrovavano per questi malinconici e stempiati tornei retro. Ma da un quinquennio, l'età dei partecipanti è scesa drasticamente, mentre il loro numero ha preso a lievitare, sino ai mille - un record - di quest'anno. Il Flipper, segnalano le case produttrici come la Bally, è decisamente risorto. Nuove generazioni di adolescenti stanno tornando al culto industriale e pre-informatico della biglia d'acciaio, al gusto della panzata sapiente e lievemente erotica per deviare la traiettoria, ai tremori astuti impressi al Flipper per salvare la biglia dall'implacabile pendenza sfidando la pena capitale del «tilt», scosso. Riscoprono, insomma, il piacere dell'approssimazione meccanica racchiusa nei Flipper, respingendo la gelida infallibilità elettronica del videogames. Per 40 anni, il Flipper fu vietato a New York. Dal bando imposto dal sindaco Fiorello La Guardia nel 1935 sino alla sua riammissione, nel 1972, il Flipper era stato considerato uno strumento diabolico, un corruttore di giovinezze altrimenti operose e studiose. I praticanti americani, come i loro padri negli anni del Proibizionismo, si dovevano ritrovare in catacombe clandestine per celebrare i loro riti da protocristiani del Flipper, mentre educatori e tromboni profetizzavano l'apocalisse della gioventù. Ma come tanto spesso accade nella storia del costume, i vizi di una generazione diventano le virtù di quella successiva e l'innocente Flipper ha avuto il suo riscatto. Rispetto alla truculenta violenza dei video games, con le loro armi, i mostri da annientare, i nemici da polverizzare con una raffica bene assestata fra urla e stridori sintetici, quelle «pinne» sono un attrezzo umano e gentile. E sono la perfetta, educativa metafora della vita che scivola come quella pallina d'acciaio, rimbalzando fra trappole, strettoie, insidie ed effimeri successi, verso la certezza finale del «Game over». Vittorio Zucconi

Persone citate: Fiorello La Guardia, Flipper

Luoghi citati: New York, Usa