Europa divisa e scontenta

Il rapporto dell'Ispi sulla difficile integrazione continentale Il rapporto dell'Ispi sulla difficile integrazione continentale Europa, divisa e scontenta L'impero russo è scomparso, ma la ricchezza ha fatto rinascere i blocchi Assorbire i nuovi Paesi dell'Est può creare insolubili problemi politici gS«ra«eddda AMILANO cinque anni dalla caduta del Muro di Berlino il quadro geopolitico paneuropeo continua a mostrare più ombre che luci, resta ancora lontano dal traguardo dell'integi azione continentale auspiL.iii.u ad Est e ad Ovest con la scomparsa dei blocchi, accenc.ud anzi le sue divisioni interni: nella disputa infinita fra Paesi ricchi ma egoisti ed i fui mi partner orientali che chiedono alleanze sicure, soprattutto aiuti economici, per subire invece rifiuti e delusioni. Di questo procedere a zigzag, privo del conforto di indi■ izzi programmatici in grado tu individuare un'inversione di tendenza, si è occupato l'Istituto porgli studi di politica lucei nazionale diretto da Piei u Ostellino nel voluminoso rapporto sull'«Europa frammentata» presentato ieri alla Stampa. li' una radiografia nitida, juasi impietosa, che in 133 pagine mette a nudo gli svaluti aspetti delle crisi intèreu, upee e ne denuncia le coni.i audizioni di fondo partendo proprio dal crollo del sistema sovietico. Segnò la fine infatti della concezione, allora vigente, di considerare il processo evolui.ivo della Comunità «come un fenomeno a sé stante, indiffei ente a ciò che accadeva lontano da Bruxelles». (.un il brusco risveglio alla luultà e la conseguente scomparsa dello «splendido isolamento» di cui essa aveva goduto in passato, l'Unione Eulopea si ò ritagliata insomma enormi spazi di allargamento veiso Sud e verso Est, però contemporaneamente «ha scopei'tu di essere un po' meno unione e soprattutto un po' ineno europea». Da ciò hi prima conclusione dei dopo-guerra fredda, ossia il netto divario tra le due parti dell'Europa: quella occidentale unita ancora da una varietà di istituzioni, esempio la Nato, che ne garantiscono, almeno in apparenza, la continuità, e quella orientale, al contrario, «liberata bruscamente da tutti i propri legami e pertanto precipitata in imponenti processi di riorganizzazione». Di fatto la crescente frammentazione dell'Europa orientale dimostra che la stoici non ha direzioni preordinate, e che «nuove aggregazioni tendono a dividere qualcosa di ciò che era unito e ad unire qualcosa di ciò che era diviso». Sorgono pertanto nuove potenziali arce di conflitto, ed il caso più lampante e drammatico lo offre la guerra civile nell'ex Federazione jugoslava. Eppure l'osservatore non smaliziato deve ammettere che pure in Europa occidentale sta avvenendo un processo di differenziazione, anche se mascherato, «mosso dai due fattori attorno ai quali si muove l'Europa centro-orientale: il riaffioramento di contenziosi pre-bipolari da un lato e dall'altro il diverso accesso agli standard di efficienza». In parole semplici occorre decidere come riorganizzare il rapporto fra i partner più forti e quelli più deboli. E qui entra in gioco lo spinoso problema dell'ingresso dei Paesi ex comunisti nella grande famiglia europea che rischia, dice il rapporto dell'Ispi, «di creare problemi al momento insolubili di carattere politico, militare ed economico». Sul piano strategico si corre il pericolo di trovarsi invischiati in una fitta trama di dispute statuali, mentre sul terreno economico si profila la difficoltà di assorbire le produzioni tipiche dell'Est (tessile, acciaio, chimica, agricoltura) in un mercato ancora largamente protetto. In più il pauroso vuoto di si¬ curezza patito dalle nuove repubbliche orientali in molti casi sta già spingendo molte di loro a riannodare legami economici e militari con Mosca, «pronta a riaffermare il suo interesse speciale per lo scacchiere ex sovietico», egemonia purtroppo sottolineata dai tragici sviluppi in Cecenia e dall'ipocrisia generalizzata nei confronti della feroce «pacificazione» di Grozny. Per il Cremlino, comunque, il disegno è chiaro: recuperare lo status di grande potenza. E da contraltare a questa spinta sul versante opposto si situa il riemergere della Germania nella funzione di faroguida dell'Europa Centrale con la messa a punto della nuova Ostpolitik tedesca che punta a ricreare nuovi equilibri in sostituzione di quelli esistenti a livello comunitario. Un'Europa, dunque, ancora tutta da costruire non solo nello spirito quanto nella sostanza. Piero de Garzarolli Piero Ostellino

Persone citate: Ostellino, Piero De Garzarolli, Piero Ostellino