Fascismo, l'editore Freda sarà processato a Verona
Fascismo, l'editore Freda sarà processato a Verona L'ideatore del «Fronte nazionale» a giudizio con altri 49 Fascismo, l'editore Freda sarà processato a Verona VERONA. Franco Freda, 54 anni, editore padovano già coinvolto nel processo per la strage di Piazza Fontana a Milano, anima del Fronte Nazionale, è slato rinviato a giudizio al 9 ottobre, con l'accusa di ricostituzione del disciolto partito fascista, dal gip di Verona Carmine Pagliuca. Con lui alla sbarra 49 delle 75 coinvolte, nell'estate del 1993, nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Verona sul Fronte Nazionale. Tra loro Cesare Ferri - già coinvolto con l'accusa di strage nell'inchiesta su Piazza della Loggia a Brescia e prosciolto nel 1989 per «non aver commesso il fatto» Aldo Gaiba, Vincenzo Campagna, Antonio Sisti e Ferdinando Alberti. E ancora Stefano Stupilli, capo storico dei tifosi del Verona Brigate Gialloblù, e Maurizio Trotti. Alto, asciutto, i capelli candidi, l'aspetto del presunto leader di una tribù di eletti, Freda è noto per massime del tipo: «Siamo razzisti schietti e dichiarali». Ma an¬ che: «E' innocente non colui che è incapace di peccare ma colui che pecca senza rimorsi». Il rinvio a giudizio se lo aspettava, dice il suo difensore, l'avvocato veronese Guariente Guarienti. Non si era presentato all'udienza preliminare il 10 gennaio scorso. In quella occasione il pm Guido Papalia, titolare dell'inchiesta, aveva presentato anche l'ipotesi della violazione della legge Mancino relativa alla «discriminazione razziale, etnica e religiosa», accusa per la quale il gip ha ritenuto di non dover procedere perché già compresa nella violazione della legge Sceiba. In occasione degli arresti l'accusa affermò che il Fronte Nazionale era «una vera e propria organizzazione a scopo propagandistico, operativo e tesa ad attualizzare con calcolalo gradualismo un progetto politico vietato dall'ordinamento costituzionale». Una lesi che secondo Papalia trova conferma nel programma del Fronte sequestrato nel corso dell'inchiesta, nel simbolo dell'organizzazione - una svastica cui manca la gamba superiore sinistra - e nelle cerimonie promosse dagli aderenti, come quella del «solstizio d'inverno» celebrato consecutivamente per alcuni anni il 21 dicembre sulla riva del Lago di Garda a Bardolino (Verona). Gli investigatori scoprirono che i partecipanti, disposti a cerchio, attendevano, reggendo una fiaccola, l'esaurirsi del rogo di una pira, al suono di musiche del regime nazista. [r. i.] Franco Freda, rinviato a giudizio
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