Coop e metrò quinto arresto di Lorenzo Del Boca

Per ottenere gli appalti a Milano avrebbero distribuito tre miliardi ai partiti Per ottenere gli appalti a Milano avrebbero distribuito tre miliardi ai partiti Coop e metrò, quinto arresto Indiscrezioni sui verticipds MILANO . DAL NOSTRO INVIATO E cinque. Un altro arresto, a Milano, ordinato dal sostituto procuratore Paolo Iclo che lavora all'inchiesta sulle tangenti pagate delle coop «rosse» pei- ottenere gli appalti della mntropolitana. Le manette sono scattate per Giovanni Rcverberi, 41 anni, Castelnuovo di Sotto (Reggio Emilia), dirigente della Unieco. L'accusa? «Concorso in corruzione». Avrebbe favorito una sorta di collctta por raccogliere tre miliardi da distruibuire in mazzette ai partiti dell'arco costituzionale. In percentuali, rigorosamente proporzionali, le bustarelle sono rinite a democristiani e a comunisti, al psi, al psdi e ai repubblicani. In cambio 128 miliardi di lavori per il tratto InganniBiseglie del metrò. Nei giorni scorsi sono finiti in carcere altri manager del mondo delle cooperative «rosse». Prima Giuseppe Grimaldi e Paolo Genetrini della «Cmb» di Ravenna. Poi Massimo De Lucia, dirigente del consorzio. L'altro ieri Roberto Terziani della «Coopsette» di Reggio Emilia. Il denaro raccolto sarebbe stato consegnato all'imprenditóre Angelo Simontacchi, che pure era interessato ai lavori e che avrebbe portato il malloppo a Luigi Carnevale, ex vicepresidente della Metropolitana. Il pubblico ministero Paolo Ielo, sequestrando documenti e sviluppando i confronti fra le persone sotto inchiesta, vuole comprendere l'ampiezza e la diffusione della pratica dei bilanci in nero e chiarire i sistemi usati per creare provviste economiche al di fuori dei conti ufficiali. Si allarga l'inchiesta che coinvolge le cooperative rosse e il partito della Quercia. A Catania, è previsto per martedì il faccia a faccia fra l'ingegner Antonino Stella, che ha denunciato di aver pagato per ottenere dei lavori, e Michele Cavallini, dirigente della «Iter» di Ravenna. Da Venezia il pubblico ministero Carlo Nordio sta preparando un viaggio a Bruxelles per verificare come sono avvenuti i finanziamenti della Comunità Europea alle aziende agricole poi fallite. E, a Roma, si ingarbuglia la posizione del vertice del pds. Massimo D'Alema, interrogato all'inizio della settimana dai magistrati Gianfranco Mantelli e Maria Teresa Saragnano, è direttamente coinvolto dalle dichiarazioni del «pentito» Nino Tagliavini, ex presidente della Unieco di Reggio Emilia, il quale, in un verbale che Panorama pubblica, dice: «Marcello Stefanini mi disse esplicitamente che lui aveva l'obbligo di riferire tutto a Massimo D'Alema per quel che riguardava il piano di risanamento». Questo a proposito di 370 milioni che lo stesso Tagliavini ha portato a Botteghe Oscure per contribuire a mettere una pezza al bilancio disastrato del partito. Il braccio destro del tesoriere Stefanini, Marini, ha confermato la circostanza badando tuttavia a lasciare accuratamente fuori le responsabilità della segreteria nazionale. Più o meno quello che D'Alema prima e Occhetto poi hanno riferito ai magistrati romani. Occhetto, addirittura, avrebbe affermato: «Fino a poco tempo fa dell'Unieco non avevo mai sentito parlare». E per essere più convincente: «Mi occupavo di politica, io, non di queste cose». Tagliavini aveva anche riferito di una riunione semi-segreta avvenuta nel febbraio 1992 cui avrebbero partecipato Stefanini, D'Alema e 15 presidenti di cooperative. Argomento della riunione? Gli appalti per il progetto ferroviario dell'alta velocità. D'Alema ha detto ai giudici di rammentare «solo la parte pubblica dell'incontro». Non gli risulta che la riunione abbia avuto un seguito più ristretto nel pomeriggio. Ma su questo punto non azzarda sicurezze: «Per la verità potrei anche ricordare male». Lorenzo Del Boca Il sostituto procuratore milanese Paolo Ielo t