In cella la nuova camorra di Fulvio Milone

Napoli: undici arresti per appalti truccati e voti di scambio Napoli: undici arresti per appalti truccati e voti di scambio In cella la nuova camorra Sonagli «eredi» di Alfieri e Galasso Nuove rivelazioni sul giallo del calcio NAPOLI. Camorristi, imprenditori vincitori di appalti truccati, politici vecchi e nuovi, oscuri procacciatori di voti e, ancora una volta, uomini del Calcio Napoli. Sono questi i protagonisti di un intrigo napoletano degno di un romanzo di Ken Follet. I detectives della Direzione investigativa antimafia hanno impiegato dieci mesi per mettere al loro posto le tessere del mosaico, e alla fine ce l'hanno fatta. Undici persone sono finite in prigione con l'accusa di essere le menti dell'ultima generazione della camorra, quella arrivata al potere dopo l'arresto del boss Carmine Alfieri e del suo vice Pasquale Galasso. Entrambi pentiti, i due malavitosi si sono limitati a confermare davanti al giudice storie di ricatti e appalti miliardari che la polizia aveva già ricostruito nei minimi dettagli. Il numero uno nella lista degli arrestati è Giovanni Punzo, 57 anni, presidente del Cis di Nola, il centro di vendita all'ingrosso di abbigliamento e pelletteria più grande d'Italia, e vicepresidente del Calcio Napoli fino a due anni fa. Seondo l'accusa era buon amico di Carmine Alfieri e degli altri ras della camorra che infestavano la provincia napoletana. Lo ha seguito in carcere Giuseppe Ajello, uno dei più noti costruttori napoletani, presidente dell'Intercoor, il consorzio di imprese che ha gestito la costruzione del Cis. Gli altri nove arrestati sono camorristi e titolari di imprese collegate alla malavita. L'accusa per tutti è di associazione a delinquere di stampo mafioso, di APPALTI Al CIS. Inaugurato in pompa magna neh'86 alla presenza di Bettino Craxi, il centro commerciale raggruppa 300 aziende che danno lavoro a cinquemila addetti e realizzano un fatturato annuo di 3500 miliardi. Il deus ex machina della colossale operazione finanziaria è Gianni Punzo, vulcanico imprenditore. La realizzazione del Centro, sostiene l'accusa, fu frutto di un accordo fra lui, Giuseppe Ajello e il padrino Carmine Alfieri. Il presidente si sarebbe adoperato per fare avere al boss subappalti e tangenti miliardarie. Per avere un'idea del business illegale cresciuto all'ombra del Vesuvio, basti pensare che per il solo ampliamento del Cis i costruttori che facevano capo ad Ajello avrebbero pagato tangenti per tre miliardi: due al camorrista, uno a Punzo per la sua mediazione. La ciliegina sulla torta ce l'ha messa il pentito Pasquale Galasso, che ha sintetizzato così l'affare del Cis: «L'operazione fu gestita sul piano politico da Cirino Pomicino e su quello della camorra da Carmine Alfieri... Punzo era il referente di entrambi». VOTI Al POLITICI. E' uno dei capitoli più inquietanti dell'inchiesta. Indagando sugli affari della camorra vesuviana gli uomini della Dia hanno intercettato conversazioni scottanti su presunti rapporti fra alcuni malavitosi e parlamentari della seconda repubblica. Il personaggio chiave in questa tranche dell'indagine è Gaetano Del Giudice, uno degli arrestati. Secondo l'accusa, quell'uomo sa- rebbe riuscito ad orientare il voto in alcune zone della provincia. Uno dei deputati beneficiati sarebbe l'avvocato Sergio Cola, eletto nelle file di An. Il nome di un altro parlamentare, il senatore del ccd Carmine Mensorio, sarebbe saltato fuori durante una conversazione fra altri due arrestati: il politico li avrebbe raccomandati presso il commissario prefettizio del comune di Nola, Maria Maddalena Stasi, per il disbrigo di una pratica. Nelle pieghe dell'inchiesta si celerebbe anche il nome di un ministro del governo Berlusconi: Publio Fiori, al quale un camorrista avrebbe avuto intenzione di rivolgersi per chiedere un favore. Chiamò dav¬ vero? Fiori potrebbe essere del tutto estraneo alla vicenda. IL NAPOLI CALCIO. Questa volta Gianni Punzo veste i panni del vicepresidente del Napoli, carica che ha ricoperto per una ventina d'anni fino al '92. Gli 007 della Dia hanno scoperto che l'imprenditore in odore di camorra fu il mandante degli attentati dinamitardi subiti dal presidente Ferlaino nel lontano '82. Le bombe avevano uno scopo preciso: indurre il patron del Napoli a mettere le redini del Club nelle mani, appunto, di Punzo. Per questo il numero uno del Cis si rivolse a due esperti bombaroli: Giuseppe Misso e Alfonso Galeota, implicati nella strage sul treno rapido Na¬ poli-Milano. Gli attentati furono puntualmente compiuti, ma i giornali cominciarono a gridare ad avanzare il sospetto che la camorra stesse allungando le mani sul Napoli. Misso, intimorito per le conseguenze di una possibile inchiesta giudiziaria, si rivolse ad Alfieri che ordinò a Punzo di muoversi affinché la campagna di stampa finisse. Ma c'è un altro episodio emblematico dei rapporti fra il presidente del Cis e il padrino di Nola: il giorno dopo la conquista del primo scudetto da parte del Napoli, Punzo regalò ad Alfieri, all'epoca latitante, una medaglia d'argento. Fulvio Milone L'ex vicepresidente Punzo voleva la squadra Si rivolse al boss per minacciare Ferlaino Da sinistra a destra: Giovanni Punzo e Giuseppe Ajello due degli arrestati eccellenti e Ferlaino, ex presidente del Napoli calcio